CAPITOLO 1 X

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Torno a casa da scuola.
Guardo la villa a tre piani, con mura spesse e dipinte di un colore bianco sbiadito.
Attorno il giardino è ben curato, con qualche piccolo albero situato qua e là.
Questa casa appartiene alla mia famiglia da quasi cinquant'anni, da quando i miei nonni hanno deciso di trasferirsi per ampliare lo spazio alla progenie, e gli anni dell'esistenza di questo edificio si fanno notare e avrebbe decisamente bisogno di una bella ristrutturazione. Peccato che i costi sono fin troppo elevati, al punto che sarebbe quasi meglio abbatterla e rifare tutto da capo ma come direbbe mio padre: fin che regge il tetto è tutto a posto.

Sì, peccato che durante i suoi viaggi non nota le perdite, dovute alla pioggia o alle varie intemperie esterne, che creano vere e proprie cascate dentro casa. Ma sì, tanto facciamo la piscina interna, come dice sempre lui.

Quello che posso dire della mia famiglia?
Mio padre lavora come avvocato e mia madre è a capo di un'azienda edilizia.
In altre parole, stanno via tutto il tempo e viaggiano parecchio.

Mia sorella é una perfettina che spende troppo. Avete presente una voce acuta e odiosa e un corpo tutto curve e silicone?

Bhe, il silicone non c'è perchè non serve ma il tipo di ragazza è quello.
Io sono il suo contrario.
Siamo entrambe alte ma io sono più pelle ossa, lei ha un po' più di carne o meglio dire piú seno. Non trovo giusto che lei ha ereditato tutta l'abbondanza femminile da nostra madre ma meglio sorvolare.
Ho capelli castani, mossi e occhi castano chiaro.
Tra me e Zoey, io sono la sorella minore e come tale vengo presa di mira.

Sbuffo, ripensando a questa mattina, dove come sempre io e Zoey abbiamo avuto una discussione al quanto accesa e resto nella speranza di non incontrarla.

Entro in casa, accolta dall'odore di vaniglia, diffuso in casa da un angolo della sala da un diffusore da presa, che per i due metri circostanti rende l'aria irrespirabile al punto tale che se passi nei pressi di quella zona, per le successive ore sentirai solo l'odore chimico alla vaniglia.

Vado in camera per lasciare il mio zaino sulla sedia e mi dirigo in cucina, pensando già a cosa posso mangiare.
Entro in cucina e faccio per aprire il frigorifero, ma mi fermo, notando che c'è mio padre, intento a parlare con un'ospite a me sconosciuto seduto al tavolo.
Noto un uomo molto alto, con capelli scuri ben curati e un aspetto elegante, intento a parlare con mio padre mentre mia madre prepara il caffè e una ciotola di biscotti fumanti.


Noto un movimento e sposto lo sguardo su una delle sedie vicino al tavolo, dove una piccola bimba di circa cinque anni sta maltrattando un povero peluche a forma di coniglio.
La piccola mi guarda con i suoi occhioni verdi e curiosi, incorniciati da una massa di capelli biondi e lunghi. Sembra una di quelle bambole, con tanto di vestitino viola.
Dopo qualche secondo solleva lo sguardo sulla mia testa e per un attimo mi domando se per caso ho qualcosa in fronte, magari capelli scompigliati o altro.
Mi porto una mano sulla testa, passandomi una mano tra i capelli per sistemarli senza però percepire niente di strano.
Decido di andarmene, non mi va di vedere o parlare con nessuno dei clienti di mio padre. Spesso e volentieri si tratta di gente noiosa che parla dei propri interessi.
Piano mi volto, facendo attenzione a non attirare gli sguardi dei presenti nella speranza di uscirmene indenne ma finisco per fallire miseramente.
Mi ritrovo davanti un ragazzo alto con spalle larghe, con capelli scuri che gli ricadono in fronte e un viso dai lineamenti precisi che incorniciano gli occhi di un verde smeraldo e mettono in mostra la mascella squadrata.

Il tipo mi fissa con un'espressione indecifrabile che mi provoca una sorta di disagio, dandomi la sensazione che non dovrei essere lì ad origliare la conversazione dei due uomini al tavolo.

Restiamo fermi a fissarci così per parecchi secondi prima di riuscire a riprendermi e faccio un paio di passi di lato, avvampando.

Abito in questa casa da praticamente tutta la mia vita e, nonostante questo piccolo particolare, mi dimentico che accanto al frigorifero c'è un armadietto di libri da cucina, che puntualmente finisco per colpire con una spallata.
Guardo la libreria sorpresa mentre la sensazione di disagio aumenta, provocandomi vampate di caldo in tutto il corpo.
Il ragazzo mi osserva con l'espressione dura, quasi irritata.

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