Sogno.

Sto sognando di me quando avevo più o meno 8 anni.

Sto guardando i domestici addobbare l'enorme albero di 5 metri che mia madre ha fatto sistemare nell'enorme atrio dell'ingresso principale di casa. Sono completamente ammaliato da tutte quelle luci dorate, quei luccichii e scintillii sgargianti come stelle. . . li trovo bellissimi! Mi avvicino a una delle scatole e provo a prendere una pallina da appendere. È in vetro molto sottile, con dipinte svariate stelline in un argento sfavillante e porporina che mi riempie le mani. A un tratto sento mia madre sgridarmi, mentre prende a strattonarmi bruscamente per un braccio, facendo di conseguenza cadere in terra la pallina di Natale, la quale si frantuma in un milione di schegge. . .

Mi sveglio di soprassalto.

La testa mi fa ancora più male di prima e ci si è aggiunto persino un tremendo mal di schiena. Le due ragazze sembrano non essersi accorte del mio breve pisolino, così mi alzo e lentamente me ne torno in camera mia. Mentre salgo le scale, sento Audrey esclamare non proprio sommessamente: «Finalmente se n'è andato!!!»

«Audrey! Shhh!!! Non essere cattiva, potresti offenderlo!»

Tsk! Ci vuole ben altro per offendermi, che stupida!

Mi butto sul letto comprimendo forte la testa contro il cuscino, quasi a voler reprimere tutto quel ronzio che mi frulla dentro il cervello, ma inutilmente. M'infilo sotto le coperte e questa volta non mi ricordo quando sono caduto in coma, né se ho sognato o cosa, ma è stato certamente un sonno molto agitato.

Mi sveglio dopo un sonno che mi sembra essere durato cent'anni.

Sono completamente bagnato di sudore, ho i capelli incollati alla fronte, la bocca impastata e amara, insomma, mi sento davvero uno schifo! Mi volto con la testa e una lama di luce mi ferisce violentemente le cornee. Porto la mano destra sul volto, in modo da farmi ombra sugli occhi per riuscire a vedere meglio. La luce proviene dal corridoio attraverso la porta della mia camera aperta, e davanti a me si staglia la figura totalmente oscurata di Olivia.

«Oh! Scu-scusami! Non volevo svegliarti! Prima mi sono accorta che stavi poco bene, così quando sono andata in cucina per fare un tè per me e per Audrey ho pensato di farti una tisana calda. È alla mela, ricordo che hai detto che ti piacciono le mele!»

Si è accorta sul serio che sto poco bene?

«Mmm. . .» Non so che dirle e francamente, ho poca voglia di parlare.

Lei appoggia la tazza su di un tavolino sistemato vicino a me.

Mi volto a guardare meglio quell'affare in legno d'ebano alla mia sinistra, non ricordo di avere una cosa simile nella mia stanza!

«Ehm. . . entrando prima mi sono accorta che non c'era un comodino dove poter appoggiare la tazza, e pensando che magari avresti potuto sbatterci contro nel sonno scottandoti o facendoti comunque male, beh. . . ho portato qui il tavolinetto che era in corridoio.»

Nuovamente non so che dire, così sto zitto e volto lo sguardo da un'altra parte e scopro che, vicino alla tazza blu fumante, c'è anche una scodella bianca in plastica.

«Ah! Lì c'è un po' d'acqua fresca e un panno, sai, magari ti da un po' di sollievo contro la febbre! Ti ho portato anche un termometro e delle medicine nel caso ti si alzi molto!» Sembra molto in difficoltà.

Continua a giocherellare nervosamente con le dita lunghe e sottili, spostando il peso del corpo da un piede all'altro. Io, dal mio canto mi sento un po' a disagio. Non sono abituato a tutte queste premure!

Solitamente quando io o mio fratello ci ammaliamo non sono i nostri genitori, ma bensì qualche cameriera a curarsi di noi! E di certo non lo hanno mai fatto in modo molto amorevole! Quindi, tutta questa attenzione da parte sua mi spiazza e mi infastidisce. Non capisco nemmeno perché faccia finta di preoccuparsi per me! A che gioco sta giocando?

Quello Che Cercavo - quando l'amore vince sulla logicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora