Don't you remember

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Di nuovo Adele... Ho un'ossessione per questa grande donna!

 Ho un'ossessione per questa grande donna!

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Quando ti rivedrò ancora?

Mi hai lasciata senza un addio, non hai detto una sola parola,
Nessun ultimo bacio a sigillare le cuciture
Non avevo idea dello stato in cui fossimo

So di avere un cuore mutevole e pieno di amarezza,
E un occhio errante e una pesantezza nella mia testa
Ma non ti ricordi?
Non ti ricordi?
La ragione per cui mi amavi prima?
Piccolo, ti prego, ricordami ancora una volta

Quando è stata l'ultima volta che mi hai pensato?
O mi hai completamente cancellato dai tuoi ricordi?
Penso spesso a dove ho sbagliato
Più lo faccio, e meno ne so

Ma so di avere un cuore mutevole e pieno di amarezza,
E un occhio errante e una pesantezza nella mia testa

Ma non ti ricordi?
Non ti ricordi?
La ragione per cui mi amavi prima?
Piccolo, ti prego, ricordami ancora una volta

Ti ho dato spazio affinché potessi respirare
Mi sono mantenuta distante affinché potessi essere libero
E spero che trovi il pezzo mancante
Che ti riporti da me

Perché non ti ricordi?
Non ti ricordi?
La ragione per cui mi amavi prima?
Piccolo, ti prego, ricordami ancora una volta

Quando ti rivedrò?
Don't you remember- Adele

Andy lo bacia. Forte. Davvero tanto e come se non potesse fare a meno delle sue labbra, non lo fa quasi respirare. Zayn lo percepisce che il suo unico desiderio è portarlo lontano da tutto ciò che lo tormenta. Lo ama, lo sa, ma non riesce a sentirlo abbastanza troppo intossicato da quell'altro amore.
Mesi fa lo ha intrigato questa intraprendenza, che non si vergognasse di esporsi e fare la prima mossa.
Non come lei, la stronza. Tra parentesi, Zayn, ha deciso di non pensare a lei col suo nome ma come "la stronza".
Un modo per farla diventare il mostro, la carnefice. Anche se, di fatto, non è stata lei a sparire nel nulla.
La stronza si faceva desiderare, la stronza gli concedeva solo una briciola per poi sorridergli e guardarlo con quello sguardo che gridava: "Prendimi, Zay".
Ché Mar neanche se ne rendeva conto di farlo impazzire, almeno non inizialmente. Poi l'aveva fatta diventare un'arma a suo vantaggio, quando il resto mondo non poteva sentirli. Non per timidezza, col tempo, Zay aveva imparato che Mar gli somigliava. Riservatezza scambiata per imbarazzo.
E allora, quando il mondo non li vedeva, lo baciava piano, lentamente perché "non voglio perdermi niente Zayn, e se perdo te perdo me"; sospirava e non lo stringeva forte. Un modo per dirgli: "Ti dò la possibilità di andartene ma so che rimarrai."
Ed era Zayn a baciarla forte, a non averne abbastanza, a farle tavolta male per quanto si aggrappava a quel corpo che venerava prima con l'immaginazione e poi con le mani. Mar rappresentava l'unico appiglio sano di una realtà che non gli andava a genio.
Assuefatto. È come Zayn si è sempre sentito con quella stronza.
Non era passione, andava oltre. Insomma, a quindici anni alla tua prima relazione, i contatti fisici contengono timore, tenerezza, imbarazzo e - perché no - anche paura. Zay ha sempre pensato che tutto ciò fosse il primo stadio della passione. Come un bozzolo che aspetta di schiudersi per divenire farfalla. La passione, tra lui e Mar, è arrivata piano per poi esplodere quando hanno conosciuto il corpo dell'altro. E non c'era solo quando si amavano.
"Zay, spogliati."
"Perché?"
"Voglio disegnarti addosso, oggi avrai un nuovo tatuaggio."
Tuttora smette di respirare quando ricorda la frenesia che lo coglieva quando per strada aveva voglia di fare l'amore. No, non fare l'amore con chiunque ma solo con lei.
Che si prendessero i loro tempi, senza fretta, per morire meglio dentro l'altro o fosse qualcosa di veloce senza neppure togliersi i vestiti, accampati alla buona sul divano di Mar, tra un "Zay muoviti, che se tornano i miei papà ti uccide" e un "merda, i pantaloni si sono bloccati!", Mar era il suo porto sicuro. Nonostante le risate insolenti che avrebbero smontato il più arrapato dei coglioni e il modo strano in cui arricciava il naso e che la faceva somigliare a un criceto.
Poi se ne stavano in silenzio, ancora incastrati, l'odore del sesso che impregnava la stanza e l'ennesima risata di lei, nuda ma coperta da Zay.
Con la testa posata sul seno, riprendeva fiato mentre Mar con una mano gli accarezzava i capelli e con l'altra disegnava qualcosa sulla schiena. Era dolce, la stronza, dannatamente dolce. Gli parlava di tante cose, per nulla importanti, non disposta a rinunciare alla sua pelle.
"Sono la tua ragazza, perché continui a dire che somiglio a un topo?"
A quel punto se fosse stato un tipo come Adam se la sarebbe mangiata di baci, invece le rideva in faccia e Mar andava via mezza incazzata. Poi gliela faceva pagare, ignorandolo, spuntando tra i denti monosillabi come risposte e non permettendogli neppure di sfiorarla coi polpastrelli.
Senza saperlo, Mar, aveva il coltello dalla parte del manico. Una piccola ninfa che ti irretiva.
La stronza ci sapeva fare. O forse no, non è così. La memoria fa brutti scherzi, la sta idealizzando. Sta immaginando tutto e quei baci bagnati sul collo non li ha mai ricevuti, così come non sa cosa si prova ad avere quelle piccole mani addosso mentre scordinate lo spogliavano.
Infondo erano erano stati la prima volta dell'altro. Nah, non ci sapeva!
Quando ami qualcuno fin da giovane, senza nessuna esperienza prima, hai solo un modo di vedere le cose. Ecco perché ha posto Mar sul piedistallo.
Con Andy è diverso; Andy è più donna. Quando si toglie i vestiti lo fa la sensualità di chi è sicuro, non come una ragazzina che si dimentica di chi ha di fronte per litigare coi propri capelli schifosamente corti, biondi, e coi boccoli.
Andrea non ha responsabilità che la tengono sveglia la notte, che la fanno incupire, non lo spaventa.
Sono una femminuccia, si dice. Con la mente dovrebbe essere qui, con la sua ragazza figa che tenta di spogliarlo. Dovrebbe essere qui e non ovunque sia lei, che forse... E se stesse facendo la stessa cosa? Se fosse con un altro? Se adesso fosse lei a dirsi che il sesso con Zayn non era granché?
Gli basta anche solo l'idea per esserne disgustato, per spingere via Andrea e indietreggiare alla cieca come un claustrofobico in un ascensore.
Si è rifatto una vita e solo ora si rende conto che - come giusto che sia - Mar potrebbe averlo imitato.
《Zayn, stai bene?》
Si guarda attorno, la camera da letto buia, il cuore che cerca di uscirgli dal petto e le mani che tremano per poi chiudersi in pugni. È nel panico. Adesso è lui lo stronzo. E vuole gridare dalla frustrazione, maledire Marine perché non lo lascia in pace.
《Zayn!》
Andy si avvicina, Zayn scappa. Questa non è casa sua, non è il suo posto.
《Parlami cazzo!》 Urla, stufa. Perché, anche se finge indifferenza vede che qualcosa si è rotto. Non che abbia creduto che la loro fosse la tipica relazione stabile. L'ha sempre percepito quel muro eretto per tenerla distante ma ha voluto illudersi. Andy è innamorata, cosa dovrebbe fare se non sperare che prima o poi la lasci entrare nel suo mondo?
Zayn si siede su una sponda del materasso, un lasciapassare sfinito che le permette di avanzare.
《So-solo perché non me ne parli non credere che non sappia che stai ancora sanguinando per qualcuno. Ma Zayn... Ti prego, dimmi cosa succede? Ormai è un mese che sei in questo stato...》
Piange, inginocchiata di fronte a lui. È disperata, vuole solo risposte mentre Zayn ha letteralmente le mani sulla testa.
Una settimana fa si è rasato i capelli, abbastanza perché l'ultimo tatuaggio fatto prima della fine faccia mostra di sé. O forse è meglio precisare che è l'ultimo in assoluto, dato che da diciassette mesi non vuole più esprimere la sua persona con quel tipo di arte.
Disegnato da lei, tatuato da lei. Di tatuaggi che rappresentano Marine, addosso, ne ha a bizzeffe. Gran parte nati quando era un ragazzino, non per questo meno importanti, ovvio, ma questo è diverso.
Descrive chi è, cos'è diventato con lei a suo fianco. Tuttora, ne è certo. È stata il motore di tutto. Lo ha tirato fuori dal guscio e scaraventato nel mondo reale.
"Balla durante la tempesta, Zay, non fa schifo come pensi."
Nonostante allora gli ripetesse che le aveva insegnato ad ascoltare la vita, Zayn era arrivato alla conclusione che era accaduto l'esatto opposto. Neanche se n'era accorto. Un attimo prima era solo il solito e solitario Zayn e quello dopo era lo Zay di Mar. Quello che dopo quattro anni non riusciva a respirare se la vedeva concentrata nel disegno o con una gonna troppo corta; quello geloso marcio ma che non l'avrebbe mai ammesso neppure sotto tortura e allora diveniva rigido come un pezzo di legno; quello che aveva smussato alcuni lati del proprio carattere, sapendo che la infastidivano; quello che, anche se non era un patito dei cibi sani, mangiava tofu e verdure saltate solo per renderla felice.
"Ma io, Zay, ti rendo felice?"
Sì che lo rendeva felice ma non aveva mai risposto a domande che potessero spogliarlo di tutto.
Così un giorno si era svegliato, come se avesse avuto una qualche specie di illuminazione, come se l'amore placato in tutti quegli anni lo avesse preso a pugni in una sola notte per vendicarsi. E gli è parso chiaro che la vita avrebbe voluto ascoltarla, sentirla, viverla - e qualsiasi altra assurda definizione che quella matta si sarebbe inventata - solo con Marine al suo fianco. Costi quel che costi.
Era andato da lei e l'aveva baciata forte, senza neppure darle l'occasione di domandargli che diamine ci facesse lì alle cinque del mattino.
Quando le aveva raccontato della sua assurda idea, Mar si era pietrificata, aveva provato a farlo desistere, ricordandogli che il cranio era la parte del corpo più dolorosa in cui tatuarsi, ma Zayn era testardo. E se l'era ritrovata addosso che lo stringeva con gambe e braccia e le mani infilate tra i capelli mentre piangeva.
"Siamo uguali. Te e io siamo uguali."
Chi l'ha detto che solo gli opposti erano in grado di attrarsi, amarsi? Zay e Mar erano simili: cocciuti, taciturni di primo acchito, introversi e con la maledetta voglia - inconscia - di dimostrare al mondo di non essere solo due pedine nel grande quadro delle cose.
Per qualsiasi altra ragazza sarebbe stata un'affermazione di poco conto, per Mar fu una conferma. Zayn ne concedeva poche, per scherzare lo definiva "taccagno d'emozioni" ma non si lamentava; Mar si era sempre adattata, anche se fondamentalmente era una fuoriluogo che si nascondeva dietro ai vestiti da brava ragazza e l'atteggiamento pacato. Una di quelle che rideva quando c'era da restare seri o piangeva, anche se non avrebbe dovuto essercene bisogno.
"Ti amo tanto anch'io, Zay."
《Zayn!》 Andy lo riporta alla realtà. Ha la voce tremula e gli occhi gonfi. Adesso si sente doppiamente bastardo e gli mancano le parole. Non ha giustificazioni e, infondo, non vuole neppure averle.
Andy allora prova il tutto per tutto, disperata dalla sola idea che possa essere finita tra loro.
Si lascia baciare solo per un istante, prima di sentirsi un traditore, prima dell'immagine di Mar che compare sotto le palpebre chiuse; prima di scollegare il cervello e farsi sfuggire il nome della sua condanna.
Mar pur non essendo lì, ha vinto.

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