Capitolo 30

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Nessuno si capacitava del motivo per cui Newt avesse praticamente rubato un bambino dalla base.

Dopo avercelo mostrato, Newt era entrato nella modalità "balia", per cui aveva messo categoricamente in chiaro il fatto che nessuno, su quell'elicottero, dovesse provare a dire una sola parola perché il nuovo arrivato stava dormendo e rischiavamo di svegliarlo.

Una volta tornati all'Eden, senza dare nessuna spiegazione e senza salutare, andò dritto a casa.

Chiaramente dovetti seguirlo, lasciando detto a Soraya di dire Jillian che purtroppo non avevamo trovato il computer, ma in compenso avevamo guadagnato un pargolo.

Appena entrati in casa, Newt andò a sedersi sulla poltrona, reggendo saldamente tra le braccia il bambino e guardandolo come se fosse la cosa più bella ed importante che avesse mai avuto.

Non lo nego, provai una punta di gelosia in quello sguardo, ma trovando la cosa assai ridicola, decisi di tenerla per me.

Mentre guardavo la scena da lontano, mi si formò una sorta di nodo allo stomaco: mi riportò alla mente il discorso affrontato sulla berga.

Andai accanto a lui, sedendomi sul bracciolo della poltroncina per non farlo spostare.

Newt alzò appena lo sguardo, incrociò per un breve istante il mio, ma poi lo riportò sul volto del bambino.

Lui dormiva, le sue guance erano rosee e piene, i capelli erano pochi, sicuramente per via dell'età, ma si vedeva che erano biondicci.

‹‹ Ora non ti fa tanto schifo essere così vicina a me? ›› domandò Newt, con una punta di sarcasmo nel suo tono di voce.

Sospirai, poggiando un braccio sulla sua spalla e chinandomi un po' di più a guardare il piccolo che dormiva. Faceva impressione, il suo petto a stento si sollevava. Sembrava essere più morto che vivo.

‹‹ Non mi ha mai fatto schifo stare vicina a te ›› risposi, trovandomi per qualche strano motivo un po' in imbarazzo.

‹‹ E allora perché diavolo hai fatto così nella base? ››

‹‹ Non ti rendi conto di come stai diventando? Sei scorbutico, scontroso, freddo e distaccato ››

mi guardò con la coda dell'occhio. Stava sicuramente scegliendo le parole adatte per rispondermi, poi probabilmente decise che era meglio lasciar perdere qualsiasi fosse la risposta che aveva studiato, passando ad una scelta secondaria.

‹‹ Non lo faccio apposta ›› disse semplicemente ‹‹ ho la testa incasinata, sono perennemente sovrappensiero per via dei mille cocci di ricordi che ho in testa. Sto ricordando molte cose... E fa tutto schifo ›› fece le spallucce, sistemando sulla poltrona. Si poggiò bene contro lo schienale, alzando la testa verso il soffitto, fissando un punto non preciso.

Capivo bene il casino che viveva dentro la sua testa, che era insopportabile, ma prendersela con gli altri era inutile.

‹‹ C'è dell'altro? ›› azzardai, notando la sua espressione assorta.

‹‹ Ho paura che questi ricordi possano rimpiazzare quelli della radura. Io non voglio dimenticare niente di quel periodo ›› accennai un sorriso. La vedevo dura dimenticarsi dei vari casini di quel posto. Niente potrebbe mai sostituire la radura, nemmeno la bellezza dell'Eden.

‹‹ Non accadrà ›› risposi, portando una mano tra i suoi capelli e giocando con qualche ciuffo di questi ‹‹ non puoi dimenticare un posto del genere. Hai passato diversi anni della tua vita lì dentro, Newt... ››

‹‹ E oltretutto non voglio ricordare niente di ciò che ero prima. Non m'interessa sapere come mi chiamavo, chi erano i miei genitori... Niente. Quel "vecchio me" è morto e sepolto. Lo sento ›› si picchiettò la tempia sinistra con l'indice, fissando un punto impreciso della parete davanti a sé ‹‹ il mio caspio di nome reale batte contro il mio cervello, vuole essere ricordato, ma io non voglio.

Virus MortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora