5. Il pranzo di Pasqua

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I giorni passavano.
Le settimane scorrevano.
Scivolavano via velocemente nel momento in cui io stavo con lui.

Nuovi giochi furono messi in atto.
Nuovi posti furono scoperti.

Io non ero più la ragazza santarellina di quasi un anno fa, che non sapeva nemmeno dell'esistenza di certe cose.
Ero cambiata tantissimo.
Tutto grazie a lui.
Adesso non avevo più la sensazione di disagio a mettermi una maglietta scollata o dei pantaloni stretti, da mostrare le curve delle gambe.

Mi aveva insegnato a contemplare me stessa e fregarmene dei giudizi altrui.

Io ero diventata una vera donna.

La ragazza Universitaria ormai non c'è più.
Non sono più una ragazzina.

Era Aprile, giorno di Pasqua.
Alasdair aveva organizzato un pranzo in famiglia e invitò anche me, così da conoscere la madre.

《Aleks.. sono un po in ansia per questo pranzo.》
Mi stava guardando fisso negli occhi.
Si vedeva l'agitazione sul suo viso chiaramente.

《Non devi esserlo! Dai dimmi, che succede?》
Posai entrambe le mani sulle sue spalle e lo scossi lievemente, sorridendo scherzosamente.

《Beh ecco, tu sei la prima ragazza in assoluto che presento a mia madre.
E ho paura che inizi a farsi film mentali legati al matrimonio.
Io ti amo, ma lei non sa che è iniziato tutto solo per il sesso.
Quindi se lo scoprisse, penso mi uccide.
Inizierà a dire "Tu hai giocato con i sentimenti di questa povera ragazza! Non fai altro che pensare a quello".
Il che è vero, io penso solo a quello, ma dettagli.》
Parlava così velocemente che a fine discorso dovette prendere una lunga boccata d'aria.
Non si era nemmeno reso conto che stava parlando così.
Però dentro di me io ridevo.
Si sedette sul letto, girandosi leggermente verso di me e ogni tanto guardarmi negli occhi.

《Non me l'avevi detto che a tua madre non hai presentato nessuna ragazza.
Allora mi sento lusingata ad essere la prima.
E da una parte spaventata.
Metti caso che non le piaccio e pensa che sia a pensare solo a quello e che sia io a saltarti ogni volta addosso?》
A fine frase ridacchiai, perchè in cuor mio sapevo che in fin dei conti ero sempre io a provocarlo e lui non si faceva dire le cose due volte, così da entrare subito in azione.

Guardai l'orologio appeso alla parete. Erano le 10.37.
Mancavano meno di 4 ore all'ora di punta, quando avrebbero iniziato gli ospiti ad arrivare.
Non erano in tanti.
Aveva invitato la madre, il padre, gli zii e sua cugina di 10 anni.

《Speriamo di no, cazzo. Oppure non le diciamo proprio che è iniziato tutto solo per il sesso!》
Battè le mani una sola volta e rumorosamente, alzando poi l'indice della mano destra per aria.
Lo faceva ogni volta che aveva un'idea risultante mezza geniale.
Ma la sua era un'idea geniale al 100%.
Perchè avremmo dovuto dire alla madre della nostra vita sessuale? Sono fatti nostri, per l'amor del Cielo.

《Si, si può fare.》
Gli confermai io, scuotendo la testa in segno di affermazione.
Mi sedetti anche io sul materasso e lo tirai verso di me, afferrandolo per un braccio.
《Dai vieni qui. Dammi un abbraccio》
Allargai le braccia e gli sorrisi con l'angolo delle labbra, inclinando la testa di lato.
Lui si avvicinò e si buttò di peso addosso a me.
Mi fece risdraiare sul materasso e lui sopra di me.
Adorava stare così, perchè sapeva che avrei ceduto alla tentazione e iniziato a fargli i grattini tra i capelli e sulla schiena, solo per sentirlo fare le fusa come un gatto.

Fissai a lungo il soffitto, pensando al fatto che lui ha una famiglia da presentarmi, mentre io no.
La cosa mi fece uno strano effetto, facendomi sentire a disagio.
E se i suoi parenti avessero iniziato a fare domande sui miei, su cosa fanno e dove si trovano.
Decisamente non ne avrei voluto parlare..
Maledizione.


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