Sola

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Alle nove del mattino Edoardo ha preso le sue cose ed è andato via.
La casa è così silenziosa e vuota senza di lui che non riesco più a starci.
Dopo mezz'ora dalla sua partenza, mi vesto ed esco di casa, soffocata dal silenzio di quelle quattro pareti.
Malcom non mi ha seguita, ha capito che non è aria.
Non ho una meta precisa, voglio solo andarmene il più lontano possibile dal luogo che mi ha fatto provare un po' di felicità.

Sto vagando da ore in un parco per bambini. Guardarli mentre giocano mi distrae un po.
Improvvisamente vedo una bambina cadere venire subito soccorsa da un suo amico e scoppio in lacrime.
Con le mani sul volto inizio a singhiozzare così forte da sentirmi mancare.
Con la poca lucidità che mi rimane afferro una bustina di zucchero dalla tasca dei miei jeans e la mando giù.

Le lacrime sembrano non avere fine così come la mia angoscia.
Non so dove andare, non so cosa fare.
Ho bisogno che qualcuno mi venga a salvare da me stessa.
Ma non arriva nessuno, perché nessuno mi si avvicina.
Sento lo sguardo dei passanti addosso ma nessuno mi chiede se sto bene.
Tutti sono troppo spaventati dalla ragazza troppo magra e con lo sguardo perso.

Sono le 22 ma non ho voglia di tornare a casa.
Decido di andare alla stazione dei treni e di stare lì per tutta la notte a guardare la vita degli altri scorrere.
Trovo una panchina vuota e mi accoccolo, stringendo le ginocchia al petto.
So che sembro una barbona ma al momento l'apparenza è all'ultimo posto nella scala delle mie priorità.
Sento le lacrime sgorgare di nuovo e mi rendo conto che la colpa è tutta mia.
Perché sono ingiustamente arrabbiata con Edoardo che mi ha lasciata sola.
La colpa non è sua, ha una famiglia che lo ama, ma il mio cervello continua ad avercela con lui.
Non voglio più vederlo.

Bring me back to lifeWhere stories live. Discover now