Il futuro è alle porte.

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Due anni erano passati e Marianna era cresciuta.
Ogni compleanno era passato allo stesso modo: balocchi vestiti da monache, croci, breviari, veli.
Il sorriso della bambina si era fatto sempre più forzato e, nonostante la giovane età, i suoi occhi erano stanchi.
Tra qualche mese sarebbe entrata al convento di Santa Margherita come educanda, per venire istruita come si deve.
Quella sera a Milano l'aria era calda e afosa. Non si muoveva una foglia, il vento non soffiava.
Marianna era alla finestra che guardava fuori. Milano...Le sarebbe tanto piaciuto visitarla una volta fuori da quella casa. Il duomo, le sue guglie, il profumo del pane appena fatto, il sorriso della gente.
Tutto questo non avrebbe potuto averlo in convento, ma ancora era sicura che quell'idea del padre sarebbe rimasta per poco e per poco lei sarebbe rimasta a Monza.
Avvolta da questi pensieri non sentì nemmeno la domestica che entrava frettolosa.
Si voltó di scatto guardandola. La donna era pallida in volto e voltava la testa da una parte all'altra.
<<Che cosa c'è Lisetta?!>> la risveglió Marianna.
<<Io, io cerco il principe, il signor De Leyva>>
Marianna con fare preoccupato si voltò ad indicare la porta adiacente la sala da pranzo.
La giovinetta corse alla porta e ci entrò senza nemmeno bussare.
Marianna continuava a fissare la porta chiusa e dietro di esse c'era un brusio di voci, di strida. Poco dopo vi uscì il principe che pallido e senza notare la presenza della figlia si avviò verso la camera di Virginia.
Marianna si scostó dalla finestra e si avvicinò alla camera della madre lentamente e tese l'orecchio: c'era un suono come di un pianto.
La bimba aprì la porta di scatto e trovó il padre ai piedi del letto che piangeva.
Diventando rossa a vedere la madre con gli occhi chiusi sul letto, la piccola de Leyva uscì di corsa senza distogliere le mani dal volto.

Alcuni mesi dopo.
Il padre di Marianna era seduto nel salone aspettando la figlia e parlando con Molteno, il paggio di famiglia.
<<Molteno, Marianna è pronta?! >> <<Signor de Leyva vostra figlia si sta preparando a momenti avrà terminato.>>
La piccola de Leyva era nella sua stanza e fissava il vestito che doveva indossare per la visita e l'entrata nel convento di Monza come educanda.
La balia entró e guardando Marianna disse<<Cara non siete ancora pronta?! Su muovetevi vostro padre è impaziente>> Velocemente le fece indossare il vestito e la condusse nel salone.
La bimba vennè presa sotto braccio dal padre e venne condotta verso la carrozza per il convento.
Furono due ore tormentate, Marianna non riusciva a pensare di essere chiusa lì, sola, senza persone a lei care, senza libertà.
Passó così il viaggio fin quando la carrozza non solcò le porte di Monza e si fermò davanti al convento.
Marianna scese e una donna con il velo nero delle benedettine aprì le porte.
<<Signor de Leyva, questa deve essere Marianna.>> guardandola sorrise <<Signorina sono certa che vi troverete bene e potrete riflettere sulla vostra possibile vocazione>>.
Senza proferir parola, senza salutare la bimba, Martino rientrò nella carrozza e fece partire il cocchiere.
La madre superiora mise una mano sulla spalla di Marianna, lei la guardó e stringendola, come per un senso d'affetto, si fece accompagnare all'interno del chiostro.
Sottovoce sussurrò<<Addio libertà>>

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