La notizia della caduta di Parigi impiegò poco tempo a diffondersi in tutta Europa.
Dopo di essa passarono 5 giorni di tranquillità.
Nel frattempo in ogni Paese i migliori scienziati e i generali degli eserciti discutevano su come poter sconfiggere il nemico.
Nessuno trovò però una soluzione.
Il sesto giorno dopo l'attacco Parigino, sopra tutta la città di Berlino, comparvero fasci di luce rossa.
Ed ecco che all'improvviso dal cielo iniziarono a formarsi uragani di fuoco che spazzavano via case e strade bruciandole e risucchiandole.
Il lavoro degli uragani era facilitato dalla caduta di sfere infuocate, le quali abbattevano edifici.
Inoltre quando una sfera si schiantava e si rompeva, da essa uscivano scheletri infuocati armati di pugnali e artigli.
Essi andavo in giro a squartare tutte le persone che incontravano senza badare al fatto che fossero bimbi, donne, vecchi o uomini.
L'attacco durò un'ora circa.
Quando cessarono i bombardamenti e gli uragani sparirono Berlino sembrava un'enorme falò.
Ovunque si levavano alte colonne di fumo e il fuoco bruciava i morti e tutto quello che era rimasto.
Solo una persona si era salvata; un certo Joseph Mödul, uno scienziato tedesco.
Fortunatamente, essendo benestante, possedeva un cavallo che, per miracolo, è riuscito a cavalcare fino fuori dalla città.
Cavalcò fino alla stazione più vicina e, appena ci arrivò prese un treno per Milano.
Dopo 5 ore di viaggio arrivo nella città della moda dove c'erano alcuni scienziati famosi che avevano lavorato con lui.
Erano circa le 15.00 quando trovò i suoi amici. La notizia della caduta di Berlino era già giunta.
Dopo aver raccontato la sua storia, accompagnato da i suoi amici,i quali godevano di grande prestigio, andarono al comando generale dell'esercito Milanese.
Qui venne accolto dal generale in capo, Alfredo d'Orlando, un uomo alto, snello e con un'aria da perfetto comandante.
Allora Joseph gli raccontò dettagliatamente l'attacco a Berlino e insieme ai suoi amici discussero a lungo su cosa fare.
