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(Nell'immagine: Roman Laichowski)

Jake entrò come un fulmine nel suo appartamento lasciandosi cadere seduto sul pavimento con la schiena poggiata sulla porta ormai chiusa. Portò entrambe le mani sul viso, ancora incredulo e con le immagini del bacio, delle mani di Roman sul suo corpo e delle sue labbra, così morbide e desiderose di lui, che gli passavano come flashback davanti agli occhi. Jake ansimava al solo pensiero, sentendo una forte scossa che gli faceva quasi esplodere il cuore nel petto.

Non aveva idea di come avrebbe reagito il giorno dopo, e quelli seguenti, al lavoro, sempre a stretto contatto con Roman. Emise un grido strozzato fatto di rabbia e reprensione, si rimise in piedi e, gettando gli indumenti lungo il percorso fino alla camera da letto, si gettò su quest'ultimo come fosse un'àncora di salvezza, portando le coperte fin sopra la testa e cercando di scacciare via ogni immagine di quel russo tanto incomprensibile.

Roman tornò nel suo attico a Park Avenue venti minuti dopo. Aveva lasciato Jake e poi si era rinchiuso nel suo silenzio fatto di mille pensieri e continue domande. Il suo carattere, così freddo e irreprensibile, lo aveva sempre portato a non mostrarsi agli altri, tenere tutto per sé e occuparsi solo del suo lavoro, l'unica valvola di sfogo in quella vita che sembrava avesse una strada predestinata da cui sembrava impossibile fuggire.

Roman, da quando per la prima volta aveva incontrato il viso angelico di Jake, non era riuscito a toglierselo dalla testa. Infatti, proprio per il suo ruolo, la sua fama e le sue origini, non aveva mai mostrato la sua omosessualità e di certo non poteva mostrare, tanto facilmente, i sentimenti che, in due anni di lavoro fianco a fianco con il giovane norvegese, erano cresciuti liberamente dentro di sé. Nessuno lo sapeva, soltanto Ronald Stevenson, suo migliore amico dai tempi del College. Difatti fu proprio in quegli anni in cui un ragazzo inizia a sperimentare i primi sprazzi di libertà, che Roman riuscì a mostrare il vero se stesso, iniziando a frequentare parecchi ragazzi, solo per il mero scopo fisico, ma senza alcuna barriera che potesse nascondere il suo vero Io. Ronald era il suo compagno di stanza, avevano un rapporto di amicizia profondo e sincero e, al secondo anno, decisero di abbandonare gli alloggi della Columbia per prendere un appartamento tutto per loro in un bel quartiere vicino al Village, passando i successivi tre anni come in una bolla in cui poter essere se stessi senza gli occhi delle rispettive famiglie intenti a controllarli. Ronald e Roman avevano molte cose in comune e una di queste era senz'altro la famiglia.

Stevenson, nonostante avesse perso i genitori a quattordici anni, veniva comunque da una stirpe di uomini d'affari che avevano costruito un impero nel mondo pubblicitario ed editoriale e Ronald doveva mantenerne alto il nome, tanto da abbandonare la sua vera passione, la cucina, per continuare il lavoro iniziato dal nonno. Grazie allo zio, Randy, aveva avuto però la possibilità di concentrarsi su ciò che più gli piaceva di quel lavoro: la contabilità. Difatti, Randy Stevenson, era un uomo troppo diverso rispetto al resto della famiglia ma, nonostante questo, grazie alla mente brillante e le idee innovative e insuperabili, era riuscito a ereditare l'intera compagnia senza che nessuno potesse dire nulla in contrario.

Roman, invece, alle spalle aveva un'intera stirpe di petrolieri russi e suo padre, Stanislav Laichowski, non era di certo famoso per le opere di carità e la benevolenza. Molti pensavano addirittura che avessero a che fare con la mafia russa ma non vi erano prove al riguardo, anche perchè la famiglia Laichowski era da sempre infilata nella politica di quel paese e non c'era modo di mettergli i bastoni tra le ruote. Roman, in quanto primogenito, era riuscito a scegliere la propria strada, sempre tenendo alto il buon nome della famiglia, trasferendosi negli Stati Uniti con la scusa del college e non guardandosi più indietro. Ma l'omosessualità, in Russia, è illegale, e la famiglia Laichowski non avrebbe mai accettato un figlio gay.

Ecco perchè, Roman, nonostante la brillante carriera e l'estrema ricchezza frutto solo del suo lavoro, non era più tornato in quel grande paese ed evitava, il più possibile, contatti con la sua famiglia.

The Angel and The DevilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora