Inferno (parte prima)

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Mentre Damiano stava chiudendo la valigia, arrivò una email. Il giornalista sorrise pensando fosse di Elisabetta, ma il nome del mittente lo stupì: il suo capo Eliseo.

Si sedette alla scrivania e lesse il messaggio:

"Buongiorno Damiano,

ho appena letto la bozza del tuo articolo ed è molto interessante il modo in cui hai saputo raccontare lo stato d'animo del ragazzo che ha minacciato di distruggere l'Accademia. Ero certo che saresti riuscito a scoprire il colpevole!

Mohamed mi ha parlato di come lo hai affrontato: con le parole sei riuscito a fermarlo a un passo dalla sua vendetta. Sono anche rimasto stupito dalla descrizione del paesaggio di Algeri. Ultimamente si parla molto della guerra, ma non si riesce a capire il motivo del conflitto. L'alleanza tra cristiani e islamici si è rotta per un motivo che deve aver scatenato molto odio.

In Internet ci sono poche foto dei campi di battaglia, ma si dice che la città sia stata completamente distrutta. So che ti chiedo molto, ma tu sei l'unica persona che lavora con me in grado di scoprire le cause di tanto odio. Non è solo un conflitto locale, ma una guerra che potrebbe portare irreparabili conseguenze.

Mi piacerebbe che scattassi delle fotografie che provino la desolazione esistente e che scoprissi il motivo dello scontro e le condizioni del popolo.

La zona di combattimento prende il nome di Inferno e, a quanto ne so, è inavvicinabile. Cerca di infiltrarti lì: secondo me quell'area è il cuore del problema.

Ti auguro un buon lavoro.

Eliseo Buccella."

Damiano restò a bocca aperta e rabbrividì.

Prese il suo cellulare e compose il numero del capo.

L'uomo rispose subito.

Appena sentì la sua voce, Damiano sbottò: "Non sono un reporter di guerra, ma un giornalista. La differenza è chiara. Voglio ritornare in Italia: sono venuto qui solo per una promozione!"

Eliseo sospirò e si tolse gli occhiali. "Sono d'accordo con te, ma voglio che tu documenti la situazione. Non rischierai la vita!"

"In redazione c'è un reporter di guerra: non potrebbe occuparsene lui?" chiese stupito il giornalista.

"Non risponde al cellulare da qualche giorno. Credo sia disperso..."

Damiano ammise: "Io ho paura!" e si avvicinò alla finestra. "Dalla stanza dell'Accademia posso vedere ciò che resta della città: un cumulo di cenere e di cadaveri. Gli edifici sono stati distrutti e la gente è morta sotto i colpi delle mitragliette. Solo poche costruzioni non sono cadute ed è troppo rischioso. Voglio ritornare subito in Italia."

Eliseo lo interruppe con voce distaccata: "Se prendi il volo per Mestre, il tuo ufficio vicino all'archivio sarà sgomberato e diventerà uno sgabuzzino. TI invierò ciò che hai lasciato lì a casa: non voglio che entri in redazione."

Damiano restò ancora più stupito: "Lei non può licenziarmi solo perché rifiuto di andare incontro a morte certa." Cercò di mantenere il controllo: "Non deve preoccuparsi per me: con le mie qualità troverò un posto di lavoro."

Eliseo sorrise. "Se alla crisi aggiungi una telefonata alle altre testate giornalistiche, non credo che tu possa riuscirci."

Damiano era inorridito dal suo comportamento: "Mi sta ricattando..." Il giornalista guardò un'ultima volta Algeri e poi annuì. "Accetto. Non perché lei mi sta obbligando, ma per dimostrarle il mio valore. Sono una risorsa preziosa per la redazione e lei presto se ne accorgerà."

Chiave: il lato oscuro della luceWhere stories live. Discover now