30. It's You

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Harry vagò a lungo per la città. Si allontanò fino a raggiungere la periferia, andò nei piccoli paesini vicini e a scuola, ma di Louis non c'era traccia. Aveva chiesto ad alcuni passanti incontrati per strada se avessero visto un ragazzo e, dopo avergli fornito la descrizione di Louis, questi ogni volta facevano cenno di no con il capo.

Il riccio stava perdendo la pazienza. Il suo Louis non si trovava, c'era buio e faceva anche abbastanza freddo per essere aprile. Che il più piccolo avesse reagito così a causa dell'incontro avvenuto nel pomeriggio? Harry temeva davvero di essere la causa di tutto quello che stava succedendo.

Decise dunque di continuare a guidare, alla ricerca del più piccolo. Percorse alcune strade più e più volte, ripetè gli stessi percorsi in auto scrutando fuori dai finestrini la gente che camminava sul ciglio della strada. Passò poi di fianco ai giardini pubblici, dove ormai, dato l'orario, non c'era più nessuno.

Fu in quel momento che gli venne in mente qualcosa.

Molto probabilmente era una cosa insensata, stupida e improbabile, ma la paura che potesse succedere qualcosa al suo Louis lo spinse a schiacciare nuovamente il piede sull'acceleratore e dirigersi verso l'uscita della cittá.

Doveva trovarlo, non importava né dove, né come e né quando: doveva semplicemente trovarlo. Premé con più forza l'acceleratore, mentre guidava come un pazzo per le stradine strette e quasi sterrate tipiche di campagna.

Non appena fu giunto a destinazione, scese dall'auto sbattendo la sportello. Prima di incamminarsi, però, si fermò un attimo ad ammirare quel luogo così speciale da lontano.

La radura.

Harry dunque iniziò a correre. Correva come mai in vita sua. Correva senza pensare, lasciando andare le gambe.

Aveva bisogno di trovare Louis, aveva bisogno di dargli spiegazioni, di scusarsi. Aveva bisogno di stringerlo ancora a sé e di sentire il suo respiro delicato sul collo. Soprattutto però, aveva bisogno di sapere che stesse bene.

Vedeva ormai bene la radura, era vicino. Lo spazio di terra ricoperto dai fiori lilla era ogni volta uguale eppure sempre diverso. Ammirava i colori di quel luogo che riuscivano ad essere raggianti anche di notte. Si guardò intorno e rimase ancora una volta incantato nel vedere come quel posto riuscisse ad illuminare anche l'oscurità.

Si avvicinò lentamente, lasciandosi alle spalle la fitta boscaglia, poi si guardò intorno. Vide tutto calmo. Gli alti pini proteggevano quel luogo così segreto e meraviglioso, mentre il buio di faceva sempre più fitto.

Fu in quel momento che lo vide.

Era seduto a gambe incrociate, con la schiena contro il tronco di un vecchio pino e lo sguardo fisso nel vuoto. Ovviamente non aveva visto Harry, che era alle sue spalle.

«Louis» disse il riccio, quasi in un sussurro.

Louis sobbalzò sul posto, prima di voltarsi e guardare Harry. Lo fissò qualche secondo, per poi girarsi e tornare a guardare il terreno sotto le sue gambe coperto da tanti piccoli aghi di pino.

Il riccio non parlò, capendo che il più piccolo potesse sentirsi offeso ed essere arrabbiato con lui. Così, lentamente, si avvicinò, e  si sedette un po' distante da lui.

«Louis» ripeté poi, Harry.

«Mi hai preso in giro, non è vero?» Sussurrò il liscio, continuando a guardare un punto fisso nel vuoto davanti a sé.

Il riccio inizialmente credette di aver capito male, ma quando si rese conto che il liscio stava parlando sul serio, fece appello a tutte le sue forze per non mettersi ad urlare. Come poteva anche solo pensare una cosa del genere?

«Non essere stupido, per favore. Lascia che ti spieghi.»

«Ho sentito abbastanza. Se vuoi stare qui, rimani, ma ti chiedo di stare zitto.» Disse poi il più piccolo, strappando qualche filo d'erba senza mai guardare il ragazzo al suo fianco.

«Il suo nome è Adam. Stavamo insieme circa tre anni fa, ed è ricomparso dal nulla. - cominciò Harry - È stato molto influente nella mia vita, e rivederlo ha causato in me una reazione strana. Strana perchè nonostante mi abbia colpito vederlo, guardare quell'uomo è stato come guardare chiunque altro. Non esiste più quella scintilla che anni fa mi aveva catturato. Se mi sono comportato in quel modo è perché non ho avuto il tempo di riflettere, volevo solamente delle spiegazioni, le rispose che non ho mai ricevuto.» Il riccio fece un respiro profondo, per poi continuare.

«Tutto ciò per dirti che non è più nessuno, che non ti prenderei mai in giro, e che mi dispiace.»

Louis non poteva negare a se stesso di essere felice che il riccio lo avesse cercato e trovato: era arrabbiato, ma non aveva la forza di non sorridere quando pensava che Harry fosse stato l'unico capace di sapere dove fosse. Però il riccio lo aveva fatto soffrire: se ne era andato lasciandolo solo, di nuovo, non guardandosi indietro. Louis ricordava bene quel pomeriggio: le lacrime, la voglia che aveva di rincorrere il più grande per insultarlo. Alla fine si era limitato a spegnere il televisore e ad andarsene, con il viso rigato dalle lacrime e in silenzio.

«Ho detto che non mi devi parlare.»

Il maggiore allora tacque, rispettando la volontà del più piccolo. Ogni tanto gli lanciava occhiate furtive, e lo vedeva intento a strappare fili d'erba o raccogliere piccoli fiori.
Harry avrebbe potuto fissare la sua opera d'arte preferita anche per sempre.

«Vorrei che tu te ne andassi, Harry.» Disse poi Louis, rompendo il silenzio che andava avanti da qualche manciata di minuti.

«Mi dispiace, questa volta non ti ascolto.» Ribatté tranquillamente, sistemandosi come il più piccolo contro il tronco di un albero.

Louis decise di non controbattere, e di continuare a comporre il suo mazzetto di fiorellini ignorando il ragazzo.

Harry lo guardava e pensava. Pensava alla prima volta che lo aveva visto seduto tra i fiori, mentre ne raccoglieva di diversi colori e li stringeva tra le sue piccole dita. Harry era sempre stato innamorato di quel posto, ma quel giorno non prestò molta attenzione a ciò che lo circondava. L'unica cosa più bella della radura, era Louis. Ma forse Louis era più di tutto.

Pensava al rossore che trovava sempre spazio sul viso di Louis ogni volta che si trovava con il riccio. Anche a distanza di tempo, le guance del più piccolo non smettevano di colorarsi del solito rosso purpureo.

Guardava i suoi dolci lineamenti, che quella notte erano accarezzati dalla debole luce emanata dalla Luna che filtrava attraverso gli alberi, morendo dalla voglia di stringerlo tra le sue braccia.

Allora, aprì bocca.

«Sai, Louis, credo sia successo qui, quel giorno.» Cominciò Harry, giocherellando tranquillamente con la terra sotto i suoi piedi.

«Che cosa?» Domandò il più piccolo, colto alla sprovvista.

In quel momento entrambi alzarono lo sguardo e, per la prima volta quella notte, i loro occhi si incrociarono, facendo unire ancora una volta il verde e l'azzurro.

«Che mi sono innamorato di te.»

Our Glade|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora