16. Happiness

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Louis era confuso.

Un attimo prima Harry lo trattava con dolcezza, gli stava accanto e gli riservava infinite attenzioni. Quello dopo, invece, scappava e lo trattava con freddezza, prendendo subito le distanze.

Il pomeriggio precedente il riccio si era allontanato bruscamente da lui, in un momento particolare, lasciandolo lì come un idiota ad aspettare qualcosa che non sarebbe arrivato.

Louis dunque non sapeva come comportarsi, per il semplice fatto che non si era mai sentito così.

Il giorno prima, quando Harry gli aveva scattato delle fotografie, si era emozionato come mai nella sua vita. Harry stesso lo faceva emozionare, rivolgendogli tutte quelle piccole attenzioni che lo facevano sentire tanto coccolato.

Ogni volta che lo guardava concentrarsi prima di scattare una fotografia sentiva qualcosa di strano e nuovo nello stomaco. Non era in grado di dire con certezza di che cosa si trattasse, ma sapeva bene che avrebbe voluto baciare quelle labbra che tanto mordeva mentre si concentrava, tanto da farle sanguinare. 

Louis arrossì non appena realizzò ciò che gli stava passando per la testa e scacciò quei pensieri non appena giunse davanti alla porta di casa del riccio. Si erano accordati per vedersi quel pomeriggio, dopo che il maggiore aveva chiesto al più piccolo di fare insieme quella relazione a casa sua.

Così, cercando di non pensare a come sarebbe potuta andare la giornata, suonò il campanello tentando di mantenere la calma.

Louis fu felice di vedere che ad aprire arrivò proprio il riccio: si sarebbe risparmiato eventuali presentazioni con i genitori. Quel pomeriggio era già abbastanza agitato, non poteva permettersi di pensare anche ai convenevoli.

«Ehi, Lewie, entra»

Louis sorrise sentendo la voce allegra del riccio e notando quanto Harry fosse bello. Indossava una grande felpa che probabilmente avrebbe coperto Louis dalla testa ai piedi, un beanie blu e dei semplici jeans neri.

«Ciao, Harry» disse timidamente Louis, sorridendo al più grande mentre varcava la soglia di casa.

«Beh, questa è casa mia. Hai fame, Lou?» Domandò il maggiore con un sorriso sulle labbra, mentre chiudeva la porta d'ingresso.

Il ragazzo si guardò intorno e poté vedere il soggiorno e la cucina. Entrambe le stanze avevano le pareti colorate di giallo. Era un giallo vivace, e sul colore acceso spiccavano i diversi quadretti con le foto di Harry e della sua famiglia. Al più piccolo piaceva già quell'ambiente, trasmetteva serenità.

«Umh, no... Grazie.» Rispose poi il ragazzo, accorgendosi un po' in ritardo della domanda del più grande.

«Va bene. Se ti va qualcosa poi dimmi.» Disse allora il riccio, cercando di far sentire a proprio agio il più piccolo.

Louis annuì e sorrise mentre il ragazzo lo invitò a seguirlo sulle scale perché andassero nella propria stanza.

Il più piccolo entrò e subito fu circondato dall'azzurro tenue che ricopriva i muri. Una delle pareti della stanza era ricoperta da fotografie di diverse dimensioni, alcune erano in bianco e nero, altre a colori, altre ancora più o meno nitide. In alcune riuscì a scorgere l'azzurro del mare, in altre il verde dei boschi, e in altre ancora diverse sfumature che ricordavano quelle dell'alba e del tramonto estivi. Erano bellissime anche viste da lontano.

Our Glade|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora