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Quando siamo stati liberati, pesavo 38 chili. Io camminavo, ma erano tanti quelli che non si tenevano in piedi. Dopo un po' crollai, dopo fui portato dai russi in un ospedale militare. In seguito fui portato nell''ospedale di Leopoli. Lì ripresi a piangere e presi coscienza di quello che era stato perpetrato da persone normali ai nostri danni.

Dopo qualche tempo fui mandato in un sanatorio nel mar Nero. Lì ho ripreso ad avere amicizie, lì sono nati alcuni affetti come con quell' infermiera che mi ha curato. Sono rientrato in Italia dopo un anno. Fu in Unione Sovietica che ripresi a vivere, ricordo ancora oggi la mia prima partita a pallone...

Arrivato in Italia mi sono sentito solo con il peso della solitudine. Amici ebrei mi hanno offerto un lavoro, allora non sapevo fare nulla, ma ne avevo bisogno, alcuni cugini scampati mi hanno offerto il sostegno. Quello che è stato determinante per il mio recupero sono stati gli amici, che mi hanno fatto sentire un ragazzo come loro. Uno che è stato ad Auschwitz non può più essere una persona normale. Ho ripreso a lavorare, questo mi ha fatto fare dei progressi.

Pensando a me stesso.. le gioie le apprezzo di più degli altri. I dolori li accetto..ma non accetto ancora la perdita della mia intera famiglia ad Auschwitz.
Rivisitando il campo di Fossoli, dove sono stato prima di essere stato deportato ad Auschwitz, sono rimasto sorpreso vedendo fra i 15.000 nomi incisi nelle pareti della "sala dei nomi" del museo a caso, per primo il nome di mia mamma. Questa cosa mi ha colpito molto e non intendo raccontare il dolore che ho
provato in quel momento e non vi racconto le altre sofferenze perché secondo me, esiste un limite alla credibilità dell'orrore.
Comunque sia, la cosa più grave per me e per tutti, è l'indifferenza che ho visto negli altri che non fecero caso a questi treni merce riempiti all' inverosimile, dove uomini donne e bambini furono rinchiusi sette giorni, senz'acqua in mezzo ai loro escrementi. Nelle stazioni nessuno che li degnasse di un solo sguardo, anche distratto.Tutto nella indifferenza.. Nessuno fece nulla.

La storia di un deportato ad Auschwitz.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora