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Ero un ragazzo felice, l'ultimo di una famiglia di otto persone, protetto dall'affetto di tutti. Tre giorni prima avevo compiuto 10 anni.
Il 15 novembre, come tutti gli altri giorni, entrai in classe e mi diressi verso il mio banco ed ebbi la sensazione che i miei compagni mi osservassero in modo insolito. L'insegnante fece l'appello ma non chiamò il mio nome; soltanto alla fine mi disse che dovevo uscire e alla mia domanda: 'Perché? Cosa ho fatto?' Mi rispose : 'Perché sei ebreo.'
Mi sentii smarrito, provavo rabbia e mi rendevo conto che stavo subendo una terribile ingiustizia. Ero stato educato all' amore per lo studio e mia madre non tralasciava occasione per ricordarmi che riuscire nello studio era il mezzo per riuscire nella vita e pensai subito alle sue parole. Andai con il pensiero al mio futuro e mi vedevo costretto a dover svolgere i lavori più umili per vivere. E poi gli amici. Erano tutti lì in quella classe. Avrei potuto averli ancora come amici? No, non fu possibile. Non è mai arrivata una telefonata di un genitore per avere notizie. Tutti spariti. Ci sarà pure stato qualcuno che non era fascista, eppure nessuno ha mai mostrato indignazione per quello che stava accadendo ma neppure solidarietà. Evidentemente era una cosa che non riguardava la gente,ma riguardava gli altri e gli altri eravamo noi Ebrei.

La storia di un deportato ad Auschwitz.Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ