Capitolo 1

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Spazio Autrice.
Bene. Nonostante abbia già delle storie di cui occuparmi ho deciso ugualmente di pubblicare questo capitolo.
Non aggiorno le altre 2 storie da una vita, ne sono consapevole e forse passerà moltissimo tempo prima che io aggiorni questa, di storia, ma vi chiedo solo la semplice cortesia di leggere queste mille parole e di farmi sapere se la storia per il momento vi piace.
Lasciate una stellina o un commento in modo che io possa capire.

Buona lettura figli e figlie della Luna.


Capitolo 1.

È impossibile, non sta accendendo davvero, pensai.
Perché proprio adesso? Non sono pronta. No, decisamente.

L'aria era diventata pesante e mi mancava il respiro, sentivo le gambe deboli e il cuore battere così velocemente che sembrava volermi uscire dal  petto.

Incurante delle persone che se ne stavano composte ad ascoltare l'Anziano, cercai con gli occhi l'uscita più vicina.

Tentai di raggiungerla senza dare troppo nell'occhio, lui sapeva che ero lì, avvertiva la mia presenza esattamente come io avvertivo la sua.

Forse spintonai un paio di persone perché sentì commenti poco carini sulla mia mancanza di educazione, ma non ci badai molto, volevo semplicemente allontanarmi il più velocemente possibile da lí.

Io neanche ci volevo andare a quella riunione.

Aprì la porta di scatto ed uscì senza richiuderla alle mie spalle.

Un'ondata di aria fresca mi riempì le narici e mi permise finalmente di respirare liberamente. Mi sentivo accaldata, tremendamente accaldata e qualcosa mi suggeriva che non era semplicemente colpa del tempo e della lieve brezza primaverile.

Era il suo odore.

Ne avevo sentito parlare spesso.

La Signora Florence mi aveva avvertita, mi aveva raccontato di quando anche lei aveva vissuto una situazione simile eppure diversamente da lei io non mi sentì sollevata o felice, ero solo terribilmente spaventata.

"Non c'è nulla di più bello, piccola mia" mi disse la donna.

"Da quel momento in poi mi sono sentita completa, una donna e non più una ragazzina spaesata" continuó fiera.

I suoi occhi brillavano ed è un dettaglio che non dimenticherò mai, erano traboccanti di gioia, luminosi come non mai.

"Quando lo vidi, oh Lizzie, quando lo vidi fu come se avessi visto il sole per la prima volta! Come se fino a quel giorno fossi stata cieca! continuó."

Per un attimo credetti di averla vista piangere, girò il volto in direzione della finestra e appoggiando un gomito sulla superficie del tavolo, si passò una mano tra i capelli argentei.

"Fu la prima cosa che mi disse, hai dei capelli bellissimi..."sorrise di quel ricordo e si coprì la bocca con le mani, proprio come una ragazzina.

"Avevo così caldo Lizzie, le mie mani erano completamente sudate! Feci la figura della scema!"

A quelle parole risi così tanto da portarmi le mani allo stomaco e lei si unì a me, ridendo delle sue stesse parole.

"Sono passati moltissimi anni eppure lo ricordo come se fosse ieri. Il mio Patrick era veramente bellissimo, le mie amiche erano tutte gelose".

"Oh perché adesso sarei brutto Florence?" La voce del Signor Russell risuonò in tutta la cucina e la vecchia signora si voltó ad osservare il suo adorato marito.

"Beh hai messo su un po di pancetta ultimamente..." scherzó.

"Eppure alla festa di ieri quella Signora Hill sembrava apprezzare"

La voce del Signor Russell era chiaramente scherzosa ma la donna che poco prima raccontava sognante il loro incontro divenne rossa dalla rabbia.

Sbraitò per un bel po', dicendo al marito che magari avrebbe dovuto lasciarla e andare da quella vecchia bisbetica invece che restare con lei e mangiare le sue deliziose torte.

Lui rise della gelosia della moglie e se possibile la fece arrabbiare ancor più di quanto non fosse in precedenza.

"Oh Lizzie guardala, 43 anni che siamo sposati e ancora crede che io possa preferire qualche insulsa donnicciola a lei" disse.

"Quando troverai la tua metà, mia cara, spero tu possa essere felice almeno la metà di quanto mi ha reso felice la mia Florence".

Poi la bació.
Si abbracciarono e fu lì, in quel preciso momento, che capì cosa fosse realmente la felicità.

Ma io non ero la Signora Florence, non ero brava a fare torte come lei o carina come le altre ragazze del branco.

Non gli sarei piaciuta ugualmente, mi dissi, con me perderebbe solo del tempo.

Non mi rimpiangerà affatto, conclusi.

Non ricordo esattamente per quanto tempo corsi nel bosco tra gli alberi fitti e il muschio viscido ma ricordo perfettamente dell'orribile caduta che mi costrinse a fermarmi.

A distanza di anni rido di quel giorno, della mia goffaggine e della mia stupidità ma dopotutto ero una ragazzina. Avevo solo quattordici anni e credevo di poter risolvere tutto solo fuggendo via e nascondendomi, per fortuna però lui mi dimostró a suo modo, che ancora trovo decisamente discutibile, che scappare non è mai la cosa giusta da fare. Specialmente se la persona da cui si scappa è lui.

Caddì violentemente e questo fu abbastanza da convincermi a sedermi per qualche minuto.
Non sentivo più il suo odore e questo era un buon segno, voleva dire che lui non era nei paraggi e che mi ero allontanata abbastanza.
Decisi che avrei aspettato qualche ora, poi sarei ritornata a casa e non ne avrei fatto parola con nessuno. La Signora Florence mi avrebbe dato della stupida e conoscendola avrebbe setacciato tutto il paese, casa per casa, domandando del mio sconosciuto compagno.

Non sarebbe stata una buona idea.
Sarei morta dalla vergogna.

Seduta sotto l'albero, le cui radici furono la causa della mia rovinosa caduta, non facevo altro che ripensare a quello che avevo fatto.

Puó essere chiunque, mi ripetevo.

Questa gente voleva attaccarci, se non fosse stato per i nostri anziani saremmo tutti morti in una inutile e sanguinosa guerra senza scopo.

E io sono la compagna di uno di loro.

Potrebbe essere una persona cattiva, aver ucciso delle persone, potrebbe farmi del male..

Mi diedi della stupida per l'ultima ipotesi, è risaputo che quelli della nostra razza non possono uccidere le loro compagne. Siamo la loro metà. Donne geneticamente predisposte e compatibili ai loro compagni.

Non gli piacerò, continuavo a ripetermi.

Non piaccio a nessuno, perché dovrei piacere a lui?

Tutti mi evitano, non mi parlano e qualche volta mi prendono persino in giro.

Sono patetica.

Piansi moltissimo, ripensando a tutte le cose brutte che mi erano capitate, agli sguardi cattivi delle mie compagne, agli scherzi idioti dei miei compagni di classe, alla compassione che tutti provavano per la povera ragazzina orfana che aveva perso i genitori.
Piansi tutte le mie lacrime quel giorno, anche quelle che non sapevo di possedere.

Fu un bene, di questo ne sono sicura, perché da quel giorno non piansi più per un periodo interminabilmente lungo.

D'istinto alzai il volto dalle ginocchia che avevo stretto al petto, sentì un leggero fruscio ed il vento portó con se quell'odore.

Muschio, miele e..terra.

Inconfondibile.

Per la prima in vita mia mi sentì in trappola.

Mi aveva trovata.

Possessive. (SOSPESA)Where stories live. Discover now