Due

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Era ancora tardo pomeriggio, come sempre quando tornava dagli allenamenti. Matteo guidava attraverso la strada abituale che univa la cittadina di Carrington alla ben più grande Manchester.
Un sole estivo non completamente tramontato e qualche nuvola erano il paesaggio abituale del cielo che vedeva dal vetro della sua Chevrolet.
All'uscita della seduta di allenamento, il terzino italiano si era fermato ad autografare e a scattare foto con i sostenitori dei Reds. Erano sorrisi sinceri quelli che regalava, sorrisi per gente che era appassionata di quella squadra come lui lo era per il calcio. L'estate è il momento in cui i sostenitori di tutte le squadre elogiano la propria e, bene o male, tutti sono febbricitanti per la nuova stagione e non vedono l'ora che cominci. La squadra era circondata da molto entusiasmo e, a quanto ne sapeva, anche su di lui c'erano grandi aspettative da parte dei tifosi.
Non poteva essere diversamente, dato l'alto costo che il Torino aveva deciso di fissare sul suo cartellino.
Gli venne in mente un confronto: là, il ritiro estivo era decisamente più tranquillo, il clima più familiare e la pressione meno forte.
Ogni tanto avvertiva il timore di aver sbagliato a mettersi in gioco, cosa che spariva quanto si impneva di pensare razionalmente.
Però ancora una volta con i pensieri era tornato lì, in Italia, nel capoluogo piemontese, nella città che tanto aveva amato e che tanto amava ancora, di un amore nostalgico.
Matteo sbuffò con una punta di nervosismo e scocciatura e fece ancora l'immane sforzo di non pensare a quel luogo mentre entrava nelle strade cittadine, mancavano poche svolte al suo quartiere.
Non appena vi entrò, tirò giù il finestrino per il troppo caldo e si mise a guardar fuori, essendo fermo al semaforo.
Gli cadde l'occhio su una ragazza, seduta sulla prima panchina vicino la strada, all'entrata del parco. La osservò e subito la ricollegò ad un ricordo del giorno precedente: era la ragazza che gli aveva attraversato la strada.
Trovò strano che se lo fosse ricordato, perchè, insomma, quante persone ti attraversano la strada ogni giorno al semaforo? Tantissime.
E di quante di esse ricordi il viso? Pochissime, anzi, nessuna. Nel suo caso quasi.
Iniziò a trarre conclusioni su una persona di cui non conosceva e non sapeva nulla, apparte averla vista due volte appena di sfuggita. Si chiese come mai fosse di nuovo in zona più o meno alla stessa ora del giorno prima, se abitasse, lavorasse o studiasse lì vicino.
Per fortuna il flusso dei suoi strani pensieri sulla sconosciuta fu interrotto da un clacson di una macchina dietro di lui che lo esortava a partire. Il semaforo era diventato verde e non se ne era accorto.
Matteo si riscosse e ripartì, con la convinzione che l'aria inglese gli stesse decisamente dando alla testa.

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Clarissa era nel suo mondo parallelo, in cui tutto era perfetto e il costante timore della vita spariva. Una sensazione di inibizione alla tranquillità, la sempre presente paura di star facendo la cosa sbagliata, un'abitudine di pensiero inculcatale da una persona da cui finalmente aveva avuto il coraggio di scappare, ma che la seguiva ancora psicologicamente. Ci sarebbe voluto del tempo per perdere questo senso di controllo, finchè non avesse trovato un nuovo ambiente familiare, una nuova tranquillità nel vivere. Finchè non avesse trovato una nuova casa. Ma, nel frattempo, il suo unico modo di andare avanti era così, con un peso dentro e un modo di vivere apparentemente stabile.
Non sapeva come sarebbe andata avanti la sua vita a Manchester, sempre se fosse rimasta lì. Le sarebbe piaciuto preseguire gli studi, ma per ora non se ne parlava: aveva appena i soldi per mantenere il suo piccolo bilocale. Forse per realizzare il suo desiderio le sarebbe servito un lavoro che le garantisse uno stipendio più proficuo, ma per una ragazza così giovane non era così facile trovarne uno.
Voleva dare una svolta alla sua esistenza, ma il momento sembrava non arrivare. Ci aveva provato a casa sua, a New York, quando il padre era stato arrestato, a tentare di rifarsi una vita autonomamente, ma si sentiva condizionata e, in un certo senso, "sotto controllo". Il pensiero e la successiva decisione di andare a Manchester l'aveva subito entusiasmata. Una volta lì e assestatasi la situazione non ne era rimasta delusa, assolutamente no, ma era convinta che ci fosse ancora un passaggio da compiere perchè potesse affermare con convinzione di essere una persona nuova, di aver voltato pagina.
Forse potevano essere solo riflessioni ottimiste di una giovane ragazza con esperienze difficili alle spalle e tanta voglia di superare il passato prendendosi una volta per tutte ciò che avrebbe sempre voluto avere, ma era una cosa in cui sperava e credeva sul serio.
Negli ultimi cinque minuti di pausa che le spettavano, notò un auto sportiva ferma al semaforo decisamente difficile da confondere e da non ricordare.
Ancora più riconoscibile trovò il ragazzo che la guidava anche il giorno prima.
Erano ventiquattro ore che pensava a dove potesse già averlo visto, senza risultato.

Life for rent - Matteo DarmianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora