When we are young

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Okay, ho deciso di ripubblicare questa storia perché, evidentemente ci tengo. Anche se di acqua sotto i ponti ne è passata e una parte di me ha pensato anche di cambiare tante di quelle cose che salvati cielo. Ho deciso di non toccare neppure una virgola perché nonostante gli anni e la maturità acquisita, scrivere di questa storia mi commuove. E niente. Spero possiate amarla almeno un decimo di come faccio io.

Ognuno ama le cose che fai
Dal modo in cui parli
Al modo in cui ti muovi...
Ognuno qui ti sta guardando
Perché ti senti come a casa
Sei come un sogno diventato realtà

Ma se per caso tu fossi qui da solo
Posso avere un momento?
Prima che vada?
Perché sono stata sola tutta la notte
Sperando che tu fossi qualcuno che conoscevo

Sembri un film
Hai il suono di una canzone
Dio mio
Questo mi ricorda
Di quando eravamo giovani

Lascia che ti fotografi in questa luce
nel caso in cui sia l'ultima volta
Che potremmo essere esattamente come eravamo
prima che realizzassimo
Che eravamo tristi di invecchiare
Ci rendeva inquieti
Era proprio come un film
Era proprio come una canzone

Ero così spaventata dall'affrontare le mie paure
Perché nessuno mi aveva detto che saresti stato qui
E avrei giurato che ti eri trasferito all'estero
Quello è ciò che mi hai detto quando mi hai lasciata

Sembri ancora un film
Hai ancora il suono di una canzone
Dio mio, questo mi ricorda
Di quando eravamo giovani
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Lascia che ti fotografi in questa luce
nel caso in cui sia l'ultima volta
Che potremmo essere esattamente come eravamo
prima che realizzassimo
Che eravamo tristi di invecchiare
Ci rendeva inquieti
Era proprio come un film
Era proprio come una canzone

Quando eravamo giovani...
(Quando eravamo giovani)
Quando eravamo giovani...
(Quando eravamo giovani)

E' difficile riavermi
Tutto mi riporta indietro
A quando eri lì
A quando eri lì
E una parte di me continua a resistere
Nel caso in cui non se ne sia andato
Credo di tenerci ancora
Tu ci tieni ancora?

Sembri ancora un film
Hai ancora il suono di una canzone
Dio mio, questo mi ricorda
Di quando eravamo giovani

"Se avrai mai dei dubbi, guarda la tua pelle. È che si riflette il mio amore per te, dove si nasconde la nostra storia; nei disegni che per ore ho creato su fogli bianchi e che poi ti ho impresso addosso. La pelle non la freghi Zay, e la mia mi parla di te."

Era tornato a pensare a lei, come un tossico che non dimentica mai fino in fondo la propria dipendenza. Dopo ben sedici mesi, è ancora nella sua mente come un odore tipico, un marchio che riconduce alle origini, un luogo dove è stato felice e da cui è fuggito via.
È iniziato un paio di settimane prima, quando, la sua attuale ragazza Andrea gli aveva confessato di volere un tatuaggio.
E lei era emersa dal cumulo di rimpianti che si ostina a mettere via da più di un anno. La sensazione - che si è illuso di aver scacciato - di non appartenere a nessun posto in cui lei non c'è, lo tormenta, procurandogli nausea.
Zayn si alza dal materasso, anche questa notte non ha dormito. L'orologio segna le sei del mattino di un lunedì. Sente una fitta al petto, un coltello che ruota e si pianta ancor più in profondità.
"I lunedì sono più belli se fai l'amore al mattino, Zay".
Sospira, guardando Andy; è bellissima - oggettivamente molto più di lei - con i lunghi capelli castani, le iridi verdi e il corpo slanciato.
Andy è più bella, sì, passa inosservata, e non ha paranoie sul suo corpo che la costringono a indossare perennemente tacchi alti.
"Sono alta un metro e una vigorsol, Zay."
Invece lei con quei ricci biondi e tenuti corti perché "soffro il caldo" sembrava sempre confusa, e finiva per legarli con qualsiasi cosa le capitasse sottomano: ora una matita con un'estremità mangiucchiata, ora una penna raccattata in borsa e senza cappuccio. Zayn aveva sempre adorato quel boccolo che scivolava dalle sue strampalate acconciature e che spostava con uno sbuffo.
Lei aveva gli occhioni nocciola, come quelli di un cerbiatto, cui non riusciva a dir di no.
Lei era minuta, alta un metro e una vigorsol e con un sorriso timido che cozzava con il suo aspetto.
Lei aveva la pelle lattea e piena di inchiostro perché "se i ricordi sono sul corpo sono più reali".
Zayn si riscuote. Oggi gli sembra di essere in uno strano limbo che lo riporta al passato. Si stropiccia gli occhi e si reca in bagno. Davanti allo specchio ha paura, Zayn ha smesso di guardarsi allo specchio, di ammirare la tela di ricordi che lei ha dipinto sul suo corpo. Ma oggi sembra una giornata diversa, oggi ha voglia di farsi un po' più di male, lasciare che i demoni non sconfitti lo beffeggino.
Trattiene il respiro quando coi polpastrelli sfiora il teschio impresso nell'avambraccio. Nero, cupo, i cui unici colori sono dati dai fiori di campo che fuoriescono dalle orbite e dalla bocca.
Il suo primo tatuaggio.
E allora la mente non riesce a non fare un salto temporale di cinque anni. Il male ha bisogno di essere vissuto, sfogato, perché poi faccia meno male.
Zayn, cinque anni prima, ha sedici anni. Adam lo costringe ad un appuntamento a quattro con Charlotte e un'amica di quest'ultima.
Zayn vorrebbe rifiutare, non gli piacciono situazioni simili. Zayn è introverso, non timido, non ama parlare ma preferisce osservare il mondo che va a rilento. Gli insegnanti lo definiscono un tipo chiuso; lui si considera semplicemente un tipo che si fa gli affari suoi.
Nonostante sia un adolescente non pensa alle ragazze, ancora, le sue passioni sono la batteria e il disegno.
A scuola non è popolare ma neppure uno sfigato, a Zayn piace stare nel mezzo. Nel mezzo nessuno si aspetta nulla da te, nel mezzo non puoi essere deluso, nel mezzo puoi permetterti di essere normale e respirare a pieni polmoni.
È un venerdì quando entra in una pizzeria nella periferia di Londra, accanto ad Adam. Intravede Charlotte in un tavolo all'angolo e al suo fianco una biondina a capo chino, per cui non riesce a scorgere il suo viso.
Quando le si siede di fronte, li saluta senza neppure alzare la testa, con un cenno della mano che impugna una penna. Quando Charlotte le pianta una gomitata sul fianco a mo' di rimprovero, la sconosciuta scatta. La prima cosa che nota sono i suoi occhi grandi aldilà di un paio di occhiali da vista con la montatura nera.
I suoi occhi fanno rumore, pensa. La ragazzina lo fissa per un istante e poi torna a farsi gli affari suoi.
È una figlia di papà, si dice. Indossa un maglione color panna sopra una camicia che riusciva a intravedere dal colletto e una gonna a vita alta, non attillata come quelle che si usano perché alla moda, questa è una gonna da brava ragazza.
Gli sudano le mani, non sa che gli prende ma gli piace guardarla, anche se non ha nessuna bellezza particolare. È carina niente di più, ma non riesce a staccare lo sguardo dalla sua figura soprattutto perché sta disegnando in un tovagliolino e trova buffa la sua espressione concentrata, incurante di essere con altre persone.
Scopre che si chiama Marine ma "chiamami Mar, fa schifo il mio nome completo"; scopre che frequentano la stessa scuola e anche lei sembra sorpresa, non si sono mai notati, scopre che non solo i suoi occhi fanno rumore ma anche le sue mani. Mani da artista, mani che creano.
"Sei brava", le dice, rompendo il silenzio tra loro, dato che Adam e Charlie sono presi l'uno dall'altro. Allora Mar alza lo sguardo e sorride. Un sorriso piccolo, forse di disagio.

"Posso?" Aggiunge, indicando il pezzo di carta. Non le dà tempo di acconsentire che è già tra le sue dita. È un teschio, tetro contrapposto dalla vita che gli regalano i fiori, ha la tipica finezza che solo una donna può donare ma non per questo poco mascolino.
"Cosa-"
"No... N-non c'è vita senza morte, non c'è morte senza vita". La sua spiegazione gli piace - anche se balbetta e sembra che per lei sia uno sforzo immane articolare più termini possibili - la rende misteriosa e accattivante. Forse non è tanto male, si dice.
Quella sera le passioni di Zayn diventano tre: la batteria, il disegno e Mar.
Riesce ad avere il suo numero di cellulare con una scusa stupida e un po' arrossisce mentre glielo chiede. E ancora no, non è timido ma riservato.
Si incontrano qualche giorno dopo. Non è un appuntamento, continua a ripetersi. La trova solo interessante oltre che bravissima a disegnare.
Le parla della sua idea del tatuaggio - il primo, per la cronaca - che era sempre stato indeciso finché non aveva visto quello schizzo sul tovagliolo della pizzeria.
"Mi piace il suo significato."
Mar lo guarda, un po' stupita, mezza imbarazzata e imbacuccata nel suo parka color senape. Poi sorride, Zayn non riesce a vedere la curva che compie la sua bocca dato che è nascosta dalla grossa sciarpa ma lo intuisce dal modo in cui gli occhi nocciola si stringono.
"Vu-vuoi tatuarti il mio teschio?"
"Sì."
Mar continua a fissarlo come fosse matto.
"Pe-perchè?"
Scrolla le spalle, osservando le proprie converse logore. Le domande gli mettono l'ansia.
"Mi piace. Il significato e come l'hai disegnato."
"E s-se io non volessi?"
"Vuoi che ti paghi?"
Marine ridacchia. È bella pure la sua risata, mette in risalto le fossette sulle guance.
"Posso... Posso disegnarti qualcosa per ricambiare", propone, deviando lo sguardo. È imbarazzato e gli sudano le mani. Odia parlare delle sue passioni, lo fa sentire esposto ma Mar ha uno strano potere su di lui, anche se... bè, non è nulla di chè.
È quello che si ripete
"Chi mi dice che sai disegnare?"
Lo sta sfidando, senza nessuna malizia, ma con l'aria di chi è scettico. Zayn adora le sfide. Allora raccatta un pennarello dalla sua tracolla e le afferra la mano scoprendole il polso.
Mar è stupita, riesce a sentirlo, così come percepisce l'attenzione che gli rivolge. Sembra che lo studi come una cavia da laboratorio, con meticolosità senza lasciarsi sfuggire nessun dettaglio. E Zayn... Zayn si sente bene mentre sulla pelle le disegna un fiore di loto.
Quando rialza lo sguardo la mano regge ancora quella di Mar nonostante abbia finito da un pezzo di sistemare le sfumature. La trova a sorridere, come una bambina. Quella è una conferma.
"Credo di volere anch'io un tatuaggio"

"Ti ricorderà per sempre di me", gli dice Mar, qualche giorno dopo mentre sono nello studio di un tatuatore, "an-anche se appena usciti da qui non ci rivolgeremo più la parola."
Zayn scrolla le spalle, guardando con attenzione l'uomo che si occupa di aprire la confezione di aghi.
"Anche il mio quando te lo tatuerai."
E infondo lo lusingava l'idea.
Sì, alla fine quel fiore di loto l'aveva convinta abbastanza da pensare di imprimerlo sulla pelle. Quando Zayn le aveva proposto di disegnarle altro, aveva rifiutato.
"Gli ho già dato un significato, Zayn."
"E qual è?"
"Rinascita, incanto, qualcosa di inaspettato."
Mar sorride e muove le gambe a penzoloni. Zayn gliele guarda un po' di troppo e per la seconda volta nota che indossa delle scarpe con tacco, delle francesine. Non l'ha mai vista con un paio di converse e se ne domanda la ragione.
"La vita è fatta di attimi, no? Che importa del domani", gli risponde.
È ufficiale, gli ha fottuto il cervello.
Si raccontano delle loro vite. Mar ha una sorella più grande di tre anni che combina solo guai, due genitori la adorano e che hanno acconsentito al tatuaggio perché "vogliono vedermi felice", mentre Zayn tre sorelle "rompiballe".
Quando cala la sera Zayn ha il suo teschio nell'avambraccio e Mar un fiore di loto nella curva tra braccio e spalla.
Sono elettrizzati, felici, si sentono realizzati e forse un po' più grandi dei propri coetanei.
Un attimo dopo si sente trattenere la mano. È Mar che lo tira indietro per stampargli un bacio sulla guancia.
"Grazie", gli sussurra all'orecchio, "è la prima volta che ascolto la vita in questo modo."
Solo in seguito Zayn avrebbe compreso il significato di quella frase.

***

In your skin |z.m|Where stories live. Discover now