4. Support?

35 3 0
                                    

Una voce ordinò alla ragazza di ritornare al letto, ma prima che riuscissi a voltarmi sentii che qualcuno mi prese per le braccia, bloccandomi. Mi tappò la bocca con una mano, impedendomi di urlare. Indietreggiò fino all'altra parte del corridoio. Poi mi lasciò, ma continuava a tenere la mano sulle labbra. Lo guardai bene: era un uomo. Indossava il camice dei dottori. Era alto, grosso e muscoloso e doveva avere circa 30 anni. Aveva una folta barba, gli occhi piccoli e blu elettrico, il naso leggermente lungo ma non grande e i capelli corti e neri, così intensi da sembrare innaturali.

«Devi stare zitta. Altrimenti non ti lascio, okay? Fidati, non urlare»
Ci pensai un po'. Se avessi urlato, sarebbero venute anche altre persone e mi sarei cacciata probabilmente in guai seri. Così annuii, anche curiosa di sapere chi fosse quel dottore.

Lui mi lasciò «Tu devi essere il Soggetto 001» aveva una tono di voce calmo e rassicurante.

«Così dicono» risposi «Tu saresti?»

«Credi davvero che io te lo possa dire?»

Mi batteva ancora forte il cuore, ma se quell'uomo non aveva ancora chiamato qualcuno allora mi sentivo più al sicuro rispetto a stare da sola nei corridoi. In ogni caso cercai di mantenere la calma, non ero del tutto sicura del mio autocontrollo, soprattutto dopo tutto quello che era successo, e sapevo che se avessi detto qualcosa di sbagliato nessuno si sarebbe fatto dei problemi ad uccidermi.

Fortunatamente prima che potessi replicare l'uomo parlò «Io sono Derek Hale» e mi fece capire chiaramente che io non avrei dovuto saperlo.

«Lydia Martin -incrociai le braccia- ma credo che tu già lo sappia»

«Dovresti seriamente stare attenta a quello che dici qui dentro, ragazzina» mi fulminò con lo sguardo e mi sembrò di ritornare alle elementari quando le maestre mi richiamavano perché non facevo altro che litigare con la maggior parte dei bambini.

«Chi era quella ragazza?»

«Ci sono molte cose anomale per te in questo posto, Lydia -il suo tono cambiò, era serio e freddo- Ora devi concentrarti su cose che ti serviranno per sopravvivere»

«Tu sei un dottore?» chiesi. Era strano. Sembrava volesse aiutarmi.

«Uno dei più fedeli a Laureen Wright»

«Ah. E allora perché sembra che tu stia cercando di aiutarmi?» risposi confusa.

«Io non sto cercando di aiutarti»

Mi guardai intorno, forse era una specie di prova, uno dei loro esperimenti.

«Lydia ascoltami, non devi parlare di quello che hai visto» il suo tono divenne ancora più serio ma c'era qualcosa che mi confondeva, come se non mi stesse dicendo la verità.

«Nessuno deve sapere» con un movimento veloce degli occhi indicò una telecamera che ci stava osservando «Vieni con me» disse quasi sottovoce.

Nonostante mi avesse detto il contrario, avevo sempre la sensazione che stesse cercando di aiutarmi.

«Il suo capo mi ha ordinato di andare nella mia nuova camera» risposi con lo scopo di capirne di più.

«Io e Laureen abbiamo un ottimo rapporto, le spiegherò io i motivi della tua assenza in camera. Vieni con me» ripetè.

Dopo aver attraversato qualche corridoio arrivammo davanti a delle porte di vetro con la scritta 'uscita'. Mi girai verso la parete laterale, dove c'era una porta di metallo aperta. All'interno c'era un ufficio e dietro la scrivania sedeva un uomo, che stava scrivendo qualcosa su un foglio. Derek mi disse di aspettarlo fuori e bussò alla porta prima di entrare. Disse qualcosa all'uomo, ma riuscii ad afferrare solo poche parole come 'soggetto', 'ufficio' e 'sorveglianza' e l'altro annuì. Intanto mi resi conto che prima in realtà, per arrivare lì, non avevo oltrepassato quelle porte di vetro, ma non avevo nemmeno fatto caso all'ufficio. Eppure ero sicura di aver fatto lo stesso percorso. Ma visto dove mi trovavo, non pensai molto a quella stranezza.

Derek si avvicinò «Possiamo andare» disse con un tono calmo. Le porte di vetro cominciarono a muoversi e quando si aprono del tutto, sembrava fossero scomparse, inghiottite dal muro. Forse per questo ero entrata nel corridoio senza problemi: erano aperte. Ma possibile che nessuno mi avesse vista? Che non mi avessero fermato? Facemmo qualche passo, quando sentii un piccolo rumore alle mie spalle. Mi girai di scatto e rimasi stupita. Dietro di me non c'era traccia delle porte di vetro, ma solo un muro che chiudeva il corridoio «Ma che..» borbottai.

«Non fare domande» intervenne subito Derek.

«Ma prima era aperto e sono entrata senza problemi» ribattei, non riuscendo a stare in silenzio.

Derek mi guardò in modo strano «Beh è per questo che ti porto nel mio ufficio. Devo insegnarti un paio di cose su come funziona qui. I disobbedienti vanno puniti» alzò molto la voce.

«Ma io..- cercai di dire.

«Basta, andiamo» rispose facendomi zittire.
Non potevo crederci. Davvero voleva punirmi per essere entrata in un'area riservata, non essendo consapevole? Mi sembrava strano. Ma c'era una cosa che avevo capito: Derek aveva un'aria sospetta.

Dopo aver percorso vari corridoi, ci fermammo davanti ad una porta. Accanto, sul muro, c'era un piccolo schermo con un pulsante rosso, che Derek premette. Poi appoggiò il dito sullo schermo, molto probabilmente per leggere la sua impronta digitale. Infatti, dopo qualche secondo la porta si aprì con uno scatto.

Il suo ufficio era abbastanza piccolo e, come nelle altre stanze, prevaleva il bianco. C'era un scrivania con due sedie, un computer e sulla parete frontale c'erano dei monitor, di cui non riuscivo a capirne l'utilità. Sulle parete destra, invece, c'erano dei piccoli armadietti probabilmente contenenti dei documenti.

«Qui non ci sono telecamere» disse calmo. Perché sottolineò la cosa? «Siediti pure, Lydia» indicò la sedia davanti alla scrivania. Feci ciò che mi chiese, in modo abbastanza lento e teso.

«Bene. Ora possiamo parlare liberamente» il tono della sua voce cambiò, trasmettendo tranquillità. Ma io non riuscivo a rilassarmi ed ero sempre pronta a scattare dalla sedia.

«Ascoltami bene e fidati di me. So che è difficile in questa situazione, ma se vorrai uscirne, devi fare come ti dico- non riuscivo a capire. Stava cercando di aiutarmi? E, domanda più importante, avrei dovuto davvero fidarmi? -Tutti le notti, dalle 2:30 alle 3:30 alcune telecamere vengono disattivate per mancanza di elettricità. Dovrebbero esserci dei guardiani, ma dormono sempre o, almeno, non sono attenti. Per ottenere informazioni sul motivo per cui se qui, dovrai infiltrarti nella sala documenti»

Finalmente ebbi la conferma: voleva aiutarmi. Eppure si era presentato come uno dei più fedeli alla Wright. Forse volevano sottopormi a qualche test.

«Ti consiglio di portarti un amico, che controlli che fuori non ci sia nessuno. Dovrai prendere questa cartella» mi passò un piccolo fogliettino di carta, che aprii. C'erano sei cifre scritte in carattere piccolo -000076- lessi ad alta voce. Guardai dritto negli occhi la persona che mi stava di fronte; aveva uno sguardo determinato e calmo. Probabilmente era convinto del fatto che io avrei eseguito la sua richiesta. Infatti non aveva tutti i torti: non volevo fare da cavia a quella donna e avrei fatto il possibile per uscire da quella situazione. Ma feci la domanda che mi tormentava «Perché mi chiede questo?»

«Al momento non posso darti altre spiegazioni. Devi fidarti di me» disse quasi a malincuore.

«Lei stesso mi ha detto di essere uno dei più fideli alla Wright. E ora sembra voglia fare qualcosa alle sue spalle. Non dovrei fidarmi»

»Lydia- disse quasi in modo severo -stai sprecando la tua possibilità di salvarti da questo posto. Per salvare tutti noi. Fidati.»

Feci un respiro profondo «A quanto pare in questo posto si muore sempre in un modo o nell'altro. E questo quanto pare sono anche un elemento prezioso- rifelettei -accetto. O mi salvo o muoio prima del previsto-.

Derek accennò un sorriso «Ho capito subito che saresti stata quella giusta»

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Aug 29, 2016 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Die to start living » d.o'Where stories live. Discover now