drunk poems

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Ciao, è occupato qui?
No no, siediti pure.
Che aspetti?
Sarebbe meglio dire chi aspetto.
Ah. E chi aspetti?
La vita
E allora non dovevo dire cosa?
No.
No?
No.
Perché?
Perché la vita è una persona.
Ma cosa dici!
E cosa è la vita secondo te?
Silenzio.
Vedi? La vita è una persona. Per forza.
E dove è la tua vita adesso?
Adesso? Probabilmente si starà facendo fottere in qualche vicolo.
Sicuro?
Sicuro. E la tua?
Boh.
Ma come «boh»
Non avevo mai pensato alla vita come una persona.
E come l'avevi pensata allora?
Non ci pensavo e basta.
Beato te.
Come scusa?
Beato te che non pensi. Fa male pensare.
Fa male?
Si. Insomma mi vedi? Pieno di occhiaie, vestito come un barbone, con i capelli arruffati, la barbetta incolta; tutto questo perché non dormo, e invece di dormire penso. Che stupido che sono.
E a cosa pensi?
A chi penso.
Ah giusto. A chi pensi?
Alla vita.
E ora dove credi che sia?
La mia vita? Tra poco vedrai.
Dove la vedrò?
Lì sopra.

Le luci si spengono, nonostante sia già buio nel locale.
Con un click quasi impercettibile fa ritirare la punta della penna all'interno di quest'ultima e la ripone, poi, nel quaderno dove stava scrivendo, per lasciare il segno alla pagina.
Si lecca la mano discretamente e la cosparge di sale. Afferra una fetta di limone e con l'altra prende il bicchiere, portandolo vicino alle labbra.
Espira.
Lecca il sale.
Beve il bicchierino di tequila alzando il capo verso l'alto, facendo spazio al sapore forte e acerbo che si espande nella sua bocca.
Morde immediatamente la fetta di limone e l'amaro si smorza in pochi secondi. Si pulisce gli occhiali luridi con la t-shirt bianca che indossa, e li rimette sul naso, nascondendo dietro le lenti i suoi occhi marroni; poi si aggiusta i capelli ricci. Tra poco uscirà.

Sta per salire sul palco. Le luci sono state spente da mezzo minuto più o meno. Passa una mano tra i suoi capelli ricci, marroni, indomabili, provando a districarli; afferra un elastico e li lega velocemente in una piccola coda. Getta gli occhiali sul mobile dove ha posato il suo zainetto, è nero. Ha sempre pensato che fosse un bel colore il nero. È poetico.
Anche i suoi occhi sono neri.
Forse non proprio neri. Sono marroni, ma hanno una strana sfumatura scura che parte dell'interno dell'iride, proprio attorno alla pupilla.
Si versa un poco di vino rosso nel bicchiere, e beve velocemente: si va in scena.

La guarda in ogni piccolo movimento. Lei, bella oltre ogni dire sul palco, viva.
Si muove sulle note del piano, suonato da un uomo grassoccio. Dovrebbe essere Chopin ma non è sicuro della melodia.
Lei continua a danzare leggiadra, i suoi piedi si muovono da soli, è come se stesse volando quando si alza sulle punte. Ci mette poco per librarsi in volo; osserva con i suoi occhi il suo pubblico. La luce è fioca ma riconosce un gruppo di ragazzi impegnati a bere birra a dei tavoli, troppo distratti dai loro futili argomenti per ammirare lei, forza della natura, che balla poeticamente sul palco. Sono in pochi quelli che la guardano, il vecchio Dylan che serve e prepara i drink, un uomo seduto ad un tavolo sotto il palco, che probabilmente sta più ammirando la sua bellezza che la sua essenza. Perché è sempre stata così, Lei. È un tipo difficile da conoscere, ma quando balla si mette a nudo, non c'è emozione che non trapeli dai suoi passi, dalla tristezza alla gioia, dalla rabbia all'indifferenza.
Si sposta con uno chassé per arrivare al centro del palco e eseguire cinque fouettés en tournant perfetti. Il collo si stende e i suoi occhi questa volta si posano su una figura non molto illuminata, seduta su uno degli sgabelli di pelle consumata attorno al bancone, intento a scrivere. Scrive, scrive come un pazzo; alza la testa, la guarda e scrive di nuovo.
Continua a fissarlo e tiene gli occhi puntati su di lui nel vano tentativo di mettere a fuoco la sua figura anche mentre fa un cambrè, e conclude la sua esibizione. Scende dalle punte, la musica finisce, così come la magia che aveva creato e la libertà che aveva provato. Muore, di nuovo. Come alla fine di ogni spettacolo.
Si avvicina alla fine del palco e fa la reverance, inchinandosi, per poi scendere e andare nel suo camerino.
Si cambia, lasciando lo chignon perfettamente tirato, e prende la bottiglia di vino che stava bevendo prima.

poems of a drunk man (THE 1975)Where stories live. Discover now