Capitolo 1

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Il grande giorno è arrivato e la tensione inizia a farsi sentire in ogni nervo del mio corpo. Sono sempre stata una persona molto ansiosa, che fatica a mantenere la calma, ma quello che provo in questo momento è qualcosa di indescrivibile. Il senso di vuoto mi sovrasta.

Il cuore minaccia di scoppiarmi dentro al petto mentre io e mia madre ci prepariamo per la partenza. Controllo di aver preso tutto l'occorrente: vestiti, scarpe, prodotti per il bagno, libri e le mie medicine senza le quali non riesco più a vivere.

Do un ultimo sguardo alla mia camera prima di chiudermi la porta alle spalle e un'onda di immagini e pensieri iniziano a prendere forma nella mia mente. La mia stanza non è più il mio posto sicuro da un po' di tempo ormai. Abbandonarla non mi risulta poi così difficile.

Scendo in soggiorno dove mio padre siede al tavolo con un mazzo di rose rosse e non riesco a mascherare la sorpresa. Non ha mai fatto nessun gesto del genere nei miei confronti, a volte non si ricordava neppure del mio compleanno.

"Amalia ti auguro il meglio, te lo meriti." Mi stringe in un forte abbraccio per poi poggiare un lieve bacio sulla mia guancia. Nel sentire la disperazione del suo gesto quasi mi commuovo.

"Non piangere o ti rovinerai il trucco!" mi rimprovera mia madre. Non mi accorgo di piangere fino a che non me lo fa notare lei.

"Non sarò così distante, potete venire a trovarmi quando volete, sono solo poco più di due ore di macchina. Possiamo vederci anche tutti i weekend se è questo che volete." Cerco di rassicurarli anche se, in cuor mio, spero capiscano che ora più che mai ho bisogno dei miei spazi e che, soprattutto, ho bisogno di lasciarmi tutto questo alle spalle. Ho la necessità di ricominciare la mia vita da qui. Dal college.
"Mi mancherà avere il mare a due passi da casa." Dico quasi fra me e me e mi rattristo al pensiero di dover rinunciare alle colazioni in spiaggia, alle fughe di notte per osservare le onde infrangersi sulla riva. Mi mancherà la calma che questo posto mi ha dato per anni.

"Siamo così orgogliosi di te, Amalia. Stai andando avanti con la tua vita, e il college è la scelta più giusta che potessi fare." Un sorriso sincero fa breccia sul volto di mia madre e, nonostante una vocina dentro di me mi inciti a ringraziarla per il supporto, non posso fare a meno di pensare al motivo per il quale sono così comprensivi nei miei confronti. Perciò non dico nulla e accenno ad andare.
"Okay, è meglio muoverci, non voglio fare tardi il mio primo giorno." Esordisco.

Abbraccio mio padre e lo ringrazio per il suo piccolo supporto, dopo di che mi dirigo verso l'auto parcheggiata nel vialetto. Mia madre si offre di farmi guidare, ma se ne pente all'istante quando incrocia il mio sguardo pieno d'ansia. Perciò si mette alla guida e partiamo per questa nuova avventura.

Il viaggio in auto è particolarmente silenzioso e la tensione si taglia con il coltello. Nessuna delle due ha il coraggio di fare domande o dire qualcosa, e io continuo a massaggiarmi nervosamente le mani sperando di arrivare presto a destinazione.

Mi domando se riuscirò a farmi degli amici, a essere disposta ad aprirmi con altre persone, farle entrare nella mia vita. E se la mia compagna di stanza è una pazza? Potrò chiedere di cambiare dormitorio?

Amalia, smettila!

Pensare negativo non mi aiuta di certo a sentirmi meglio, ma non riesco a dirmi che andrà tutto bene. Ho troppa paura di non farcela, di ricadere nel silenzio in cui sono stata per mesi e chiudere il mondo fuori. Di nuovo.

Dopo mezz'ora di assoluto silenzio mia madre decide di parlare.

"Vuoi che ti accompagni dentro una volta arrivate al campus?" mi domanda incerta.

"Se ti fa piacere va bene. Magari puoi conoscere la mia compagna di stanza insieme a me." Propongo, realizzando all'istante di non volerlo veramente.

"Si, certo tesoro!" Ha la felicità stampata in volto. Erano mesi che non vedevo mia madre così felice e non posso fare a meno di chiedermi se sia veramente felice per me oppure sia solo contenta di non avermi più fra i piedi a casa. Forse sono troppo cattiva con lei. Aveva provato così tante volte a rompere il guscio dentro il quale ancora oggi ogni tanto mi rifugio, che credevo si sarebbe rassegnata prima o poi. Ha fallito un milione di volte ma non ha mai mollato.

Mi rendo conto che la macchina si è fermata solo quando un'ondata di studenti passa in parte al finestrino. Siamo nel parcheggio del campus e all'improvviso mi manca l'aria.
Mi ripeto di stare calma.

Scendo dall'auto e con le gambe tremanti mi faccio strada verso la mia nuova vita. Mi guardo intorno. Questo posto è enorme, ci sono edifici dappertutto, auto e moto che si muovono da ogni parte, e una confusione che non mi sarei aspettata. Questa università brulica letteralmente di persone. Una nuvola di ragazzi si dirige verso l'entrata principale dell'università per mettersi in coda agli sportelli della segreteria. Faccio cenno a mia madre che forse dovremmo metterci in coda. Tutti sorridono e sembrano così maledettamente felici in questo grande primo giorno. Forse un po' felice lo sono anche io. In modo diverso, ma lo sono.

Il mio ingresso al college non lo avevo certamente immaginato e programmato così un paio di anni fa. Allora non pensavo avrei varcato questa soglia da sola. Ed invece eccomi qui a fare coraggio a me stessa per cercare di riprendere in mano le redini della vita che mi è stata strappata via dalle mani senza preavviso.

"Stai bene Amalia?" mi chiede preoccupata mia madre. Sto bene? Qual è la risposta a questa domanda? Non sono sicura di cosa dire e perciò rispondo nel modo più scontato.

"Si, tutto bene." Mento. Sono diventata così brava a mentire sui miei stati d'animo in questi ultimi mesi che a volte mi auto-convinco di stare bene veramente.

Dopo pochi minuti mi accorgo che è arrivato il mio turno per l'assegnazione della camera. La tensione inizia ad accentuarsi nuovamente. Cerco di farmi coraggio e sfodero il mio miglior sorriso all'esile donna seduta dietro al vetro dello sportello.

"Il tuo nome, grazie" chiede lei gentilmente senza alzare lo sguardo dalle scartoffie poste sul bancone.

"Amalia" pronuncio incerta, "Amalia Cooper" ribadisco schiarendomi la voce.

La giovane donna digita il mio nome sulla tastiera del computer e sorride consegnandomi un piccolo mazzo di chiavi.

"Camera numero 49 B. La chiave più piccola ti servirà per accedere al tuo armadietto. Numero 105." Fisso le chiavi per un istante ed insieme ad esse la mia nuova indipendenza che stringo gelosamente nel palmo della mia mano.

"Buon primo giorno di college, Amalia!" Mi augura la donna guardandomi negli occhi. "Avanti il prossimo!" Urla poi scuotendo un braccio per dirmi di andarmene.

Mi allontano dagli sportelli con la mia valigia in una mano e le chiavi nell'altra, ed inizio ad esplorare la zona. Il campus che ospita il mio corso è suddiviso in tre dipartimenti: A, B e C. La mia stanza si trova in quello più piccolo e mi conforta leggermente sapere di trovarmi in un posto non troppo affollato di studenti.

"Okay, andiamo a vedere la tua nuova stanza!" Mia madre non sta più nella pelle e devo ammettere che inizio a sentirmi un po' eccitata anche io all'idea di questo cambiamento, ma ogni cosa sembra riportarmi alla cruda realtà dei fatti.
Osservo gli studenti del campus che parlano sorridenti tra loro e mi rattristo, li vedo entrare nelle loro nuove camere, fare amicizie e mi chiedo se un giorno potrò guardarmi allo specchio e vedere in me la stessa serenità che vedo nei loro volti felici. Felici come lo ero io sei mesi fa, quando tutto era perfetto, la mia vita completa e io stavo semplicemente vivendo. Perché da allora ho smesso di vivere e ho iniziato a sopravvivere.
Da allora il college sembra essere la mia unica via di fuga dal passato, un passato che continua a tormentarmi e che forse non smetterà mai di farlo.

IMPERFECT (Cartaceo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora