2. Louis

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«Zay, smettila!»

Il ragazzo quel giorno, come in molti altri, continuava a fare il solletico al più piccolo nonostante i lamenti di quest'ultimo.

«Avanti Lou, alza il culo, siamo in ritardo!» Disse il maggiore smettendo di torturarlo e invitandolo ad alzarsi dal divano.

«Come sei volgare, Zay!» Lo ammonì Louis, alzandosi pigramente dal divano del soggiorno.

«Avanti, andiamo principessina.»

Louis era leggermente infastidito dal soprannome che il maggiore utilizzava, ma lasciò correre temendo di arrivare tardi a scuola. Decise dunque di seguire Zayn, ma non prima di aver salutato la sua amata mamma.

«Ciao, Jay!» Lo precedette il più grande.

«Ciao, mamma! Noi andiamo!» Disse poi Louis, seguendo Zayn nel garage sul retro, e chiudendosi la porta alle spalle.

Zayn e Louis erano fratellastri da quasi tutta la vita. Zayn aveva un anno in più, ma quando si trasferì con il padre dopo che quest'ultimo si era sposato con la madre di Louis, perse un anno, e così fu costretto a ripeterlo. La madre di Louis, Johannah, e il padre di Zayn, Elliot, avevano deciso di andare ad abitare insieme quando i due avevano circa sei anni. Dunque erano molto legati, avendo trascorso ogni giorno insieme a partire dal matrimonio dei loro genitori, circa dodici anni prima.
Nonostante ci fosse solo un anno e poco più di differenza fra i due ragazzi, Zayn aveva sempre considerato Louis il piccolino della situazione, quello che doveva essere protetto. E lui era felice di avere questo compito.

«Ci vediamo più tardi, Lou. Devo andare, sono in fottuto ritardo!» Disse il maggiore, iniziando a correre con lo zaino in spalla verso la sua classe.

«Le parole!» Urlò Louis al fratello ormai lontano, accigliandosi.

Aveva una fissa per l'educazione e le buone maniere. Non sopportava le persone sboccate e rudi e ogni volta, infatti, sentiva il dovere di riprendere chiunque si comportasse male in sua presenza.

Si incamminò verso la sua aula, che era dalla parte opposta della scuola rispetto a quella di Zayn. Lui e il fratello erano in sezioni diverse, pertanto non avevano gli stessi orari.
Mentre Louis camminava lentamente e con lo sguardo rivolto verso il pavimento, andò a sbattere contro un cespuglio di capelli ricci.

«Che cazzo... Guarda dove vai, idiota!» Disse a voce alta il ragazzo, per poi continuare a correre verso la propria meta senza nemmeno guardare in faccia la persona che aveva appena urtato.

Louis non ebbe il tempo di ribattere, e forse nemmeno il coraggio. L'aggressività con cui gli si era rivolto il riccio lo aveva un po' spaventato, e in ogni caso solitamente preferiva rimanere in silenzio.

Mentre pensava a quel ragazzo maleducato e scorbutico, venne fermato dal preside Butch nel mezzo di un lungo corridoio. L'uomo attirò la sua attenzione.

«Ciao, Louis. Hai un attimo?»

«Certo, signor Butch.» Rispose cordialmente, come ogni volta in cui parlava con un adulto.

«Dovrei parlarti di una certa questione, ti dispiacerebbe seguirmi nel mio uffico?» Il tono di voce del preside era calmo, dunque Louis non temette di ricevere qualche tipo di ammonizione, anche perchè era sempre stato un ottimo studente. Non aveva nè insufficienze, nè troppe assenze, nè note negative. Era uno studente perfetto.

«Uhm, no... Tra 15 minuti però ho lezione, signore Butch.» Rispose il ragazzo, un po' intimorito da quella richiesta e dallo sguardo del preside.

«Tranquillo, impiegheremo molto meno, Louis.» Disse l'uomo, rivolgendo un sorriso gentile al ragazzo.

Louis allora annuì, e seguì il signor Butch in presidenza non sapendo che cosa aspettarsi dall'uomo.
Quando entrarono nella stanza si sedette su una delle due sedie di pelle davanti alla scrivania e aspettò che l'uomo cominciasse a spiegargli la questione.

«Bene, Louis. Sai già di essere uno dei migliori di questo istituto, ottieni ottimi risultati qualunque cosa tu faccia e non manchi mai alle lezioni. Siamo davvero orgogliosi di averti tra i nostri studenti.»

Louis arrossì per il complimento e ringraziò l'uomo, abbassando leggermente lo sguardo.

«Pertanto, io e i miei colleghi abbiamo pensato di fare in modo che queste tue doti possano aiutare anche altre persone che si trovano in difficoltà,» cominciò.

«Non capisco, signor Butch...» disse Louis, non comprendendo dove volesse andare a parare l'uomo con quel discorso.

«C'è un ragazzo, dell'ultimo anno, che è stato bocciato una volta, l'anno scorso, e che ora rischia di nuovo la stessa sorte. Abbiamo pensato che, siccome hai avuto la media più alta dell'intera scuola lo scorso anno, potresti aiutarlo a concentrarsi maggiormente sullo studio. Ovviamente solo se sei disposto a farlo, Louis. Sarebbero solo alcune brevi lezioni di recupero il pomeriggio, qui a scuola.» Spiegò poi il signor Butch.

Louis non era molto entusiasta di questa cosa, ma voleva che il preside e tutti gli insegnati avessero una bella opinione di lui, non per falsa superbia, piuttosto per la passione che metteva in qualsiasi cosa facesse. Voleva aiutare il prossimo, ma non era il tipo di persona socievole che si apriva con tutti. Non amava passare del tempo con sconosciuti.

«Se questo ragazzo ha bisogno, d'accordo.» Rispose il ragazzo, cercando di non apparire scettico.

Il preside fu soddisfatto della reazione del ragazzo e si alzò per stringergli la mano. Louis ricambiò la stretta e in seguito si accorse che doveva andare in classe, così il signor Butch lo congedò spiegandogli che le lezioni di recupero sarebbero cominciate quello stesso pomeriggio.

«Scusi, signore, come si chiama questo ragazzo, e in che sezione è collocato?» Domandò Louis, un attimo prima di uscire dalla porta della presidenza.

«Styles Harry, 5ºb.»

Dopo cinque ore di lezione, tra cui una spiacevole di ginnastica, Louis uscì dalla porta della sua aula e si diresse verso la classe in cui il preside aveva detto si trovasse il ragazzo per conoscerlo. Quando arrivò, però, trovò una spiacevole sopresa.
Nell'aula infatti era presente solo una persona, seduta su un banco con i piedi penzoloni in fondo alla classe. Rimase qualche secondo sulla soglia a guardarlo, quando una voce roca lo riportò alla realtà.

«Beh, che vuoi?» Esordì il ragazzo in fondo alla stanza.

Louis ricordò immediatamente l'incontro di quella mattina. L'arroganza con cui gli si era rivolto era sempre la stessa. Dunque notò di nuovo quanto fosse maleducato, ma si trattenne e rispose, sempre gentilmente.

«Io... Io cerco un ragazzo, il preside mi ha detto...»

«Chi?» Lo interruppe bruscamente il riccio, saltando giù dal banco con un balzo.

«Styles, Harry Styles.» Disse con voce tremante Louis, sempre più intimidito da quello sguardo penetrante.

Vide il riccio esitare un po'. Quest'ultimo, poi, prese fiato e gli rispose.

«Sono io.»

Scusate per questa 'nota' ma ci tengo davvero moltissimo a ringraziarvi tutte.
Grazie per leggere, commentare e vivere questa storia insieme a me.
Davvero, grazie infinite.
xxx

Our Glade|Larry StylinsonHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin