Capitolo 6

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L'ambulanza portò via Cecile.

Era finita. Ero riuscito a chiudere due casi in ventiquattro ore. Roba da film. Ma è molto più faticoso di quello che fanno sembrare. Infatti ero stanco. Tanto stanco da non sentire più il dolore. Cosa che mi aiutò a stare meglio: essere tristi dopo aver salvato migliaia di persone nel presente e altrettante nel futuro sarebbe una mancanza di rispetto verso il karma.

All'esterno del Pentagono, nel controllo mobile dell'Unità, mi attendevano molte facce serie e contratte, con la sicura volontà di festeggiare come alla vittoria della squadra del cuore ma nella coscienza di capire che non potevano.

Una di quelle facce coscienziose apparteneva alla persona che mi aveva tradito e venduto a Wlando.

Ma ci penserò poi.

Chiesi dove fosse Charlie. Lui uscì senza che nessuno lo chiamasse e mi si avvicinò.

«Dimmi, big Charlie!»

«Agente Kaine, ho i risultati delle ricerche che aveva chiesto riguardo al traffico telefonico dell'attentatrice.»

«A tempo di record. Complimenti!»

«Grazie signore. C'era da aspettarselo, molti contatti riportano a sospettati del gruppo terrorista che conosciamo bene. Tutti quelli delle foto che lei ha visionato prima di partire per la missione, insomma.»

«Sì, ho riconosciuto gli occhi.»

«Erano stati ricondotti a Wlando ed ai suoi piani.»

«Sì, lo so. Perciò me le sono stampate bene in mente prima di entrare nel tempo muto di sicurezza. Ma non mi dici niente di nuovo!»

«Dalle informazioni ricavate sembra fossero tutti in contatto con Wlando per davvero.»

«Allora meglio così, non immagino cosa sarebbe potuto accadere se si fosse trattato di un altro gruppo di fanatici.»

«Veramente, signore» Charlie si guardò intorno e a voce bassa continuò «dalle date viene fuori che i contatti tra Wlando e l'attentatrice - e probabilmente anche con gli altri componenti - siano cominciati prima che il gruppo si formasse.»

«Oh mio Dio. Quindi non era Wlando ad aggregarsi a loro ma loro ad essere reclutati da Wlando!»

«Le date dicono questo, signore.»

«Quindi Wlando ha...» non terminai la frase. In mezzo alla fronte mi si aprì un varco. Le immagini della preveggenza mi si riproposero, uguali, e capii che quel futuro non era ancora passato e quell'esplosione che avevo visto non era quella dell'ordigno nei sotterranei del Pentagono.

In lontananza, alle mie spalle, dietro i palazzi lontani, si innalzò il fungo nucleare del mio sogno. Entro pochi secondi, case e Pentagono sarebbero stati disintegrati dall'onda d'urto.

(CONTINUA)



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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2016 ⏰

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Autore cercasiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora