Capitolo 16 - I try to fight the pain.

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Grazie alla mia migliore amica, Elena.

Grazie alla Monique e Miki.

Grazie a tutti voi che leggete.


Nove giorni.

Doveva essere una di quelle normalissime mattine, dove appena sveglio, si accedeva una sigaretta e accedeva il suo iPod, ma non era assolutamente una normalissima mattina, anzi, non aveva chiuso occhio quasi per niente, aveva passato l'intera notte a bearsi dei minuziosi dettagli del viso di Devonne: l'incurvatura delle labbra che accennavano un piccolo sorriso, le sue sopracciglia di un leggero castano chiaro, quasi in contrasto con quei suoi capelli biondissimi, e l'impercettibile movimento delle palpebre chiuse. Era bello Devonne, altroché se lo era. Una bellezza unica, incantevole e incatenante. Aveva anche contato per un po' i suoi respiri leggeri, arrivando persino a pensare che fossero la cosa più bella, una dolce sinfonia, gli accarezzò i capelli, scendendo lentamente sulla guancia, posandogli lievemente un dolce bacio, facendo mugugnare qualcosa di incomprensibile al più piccolo. Sorrise, non era mai stato un tipo dolce e affettuoso, o quel tipo di persona che riesce a prendersi cura degli altri, in parte c'era riuscito con Channing, e solamente con lui si sentiva di dover esser sempre presente, ma con Devonne era tutto così diverso. Più forte, più ampio.

Era davvero questo l'amore? - Cazzo se mandava davvero in tilt le persone, eh! - Non avrebbe mai potuto immaginare che una cosa simile potesse capitare a lui, a lui che era sempre stato rifiutato dal padre, dai suoi vecchi compagni di scuola, e ora sentirsi così appagato, era davvero un qualcosa di troppo inspiegabilmente bello. Era felice, felice come non lo era mai stato in vita sua, nemmeno quando Stan divenne il suo padre adottivo.

Era davvero questo l'amore?

Questo sentimento, questa piccolissima parola di solo cinque lettere era così grande da averlo sconvolto, da averlo completamente cambiato, in un certo senso. Lo aveva reso più testardo, più comprensivo delle volte, più irrazionale, più sorridente... Più Jensen. Un Jensen che si sentiva vivo, più contento e meno cinico.

Aveva passato tanto, troppo tempo ad essere arrabbiato con il mondo, ad avercela con tutti e con nessuno, che ora stare lì fianco a fianco con quel biondino, nello stesso letto, sembrava il finale più bello che avesse mai potuto immaginare per sé. Perché nonostante la sua facciata da duro, aveva passato innumerevoli notti, sveglio, immaginando qualcuno, oltre i suoi pensieri, lì insieme a lui.

Devonne era arrivato come un temporale primaverile, improvviso, bello e che dietro di sé, lasciava solo un bellissimo arcobaleno. Aveva fatto tempesta nel suo cuore di pietra, indurito ma spaccato al tempo stesso.

Sentì il biondino stiracchiarsi lentamente, mugugnando qualcosa senza senso che sembrava quasi un "buongiorno".

Sorrise come un ebete, scompigliandogli i capelli. "Buongiorno a te, cosino!" disse, immergendosi immediatamente nella sua dose quotidiana di azzurro-ghiaccio.

"Che ore sono?!" domandò Devonne, mettendosi a sedere, strofinandosi gli occhi. "Be', se vuoi sapere se è tardi per andare a scuola, sì è tardi per andare a scuola, e anche se fossi ancora in tempo, è tardi comunque." rispose Jens, ghignando soddisfatto.

"In poche parole hai deciso che oggi devo saltare scuola?!" chiese retoricamente il più piccolo, sorridendo.

"No, certo che no, mica posso portarti sulla cattiva strada eh!" scherzò Jens, alzandosi dal letto, non preoccupandosi di essere nudo, e andando a prendersi una sigaretta; catturando l'attenzione di Devonne, facendolo arrossire come non mai, diventato quasi un peperoncino.

And then I met you... ➼ Tematica Gay.Where stories live. Discover now