«Guarda, è arrivata la cicciona»

«Shaylee hai mangiato oggi? O dovrò nascondere la mia colazione per evitare che me la ruberai?»

«Ma indossa sempre gli stessi vestiti?»

«Shaylee, aggiornati.»

Questo e anche altro è ciò che devo sentirmi ogni dannatissimo giorno.

Un continuo di battute, frecciatine e risolini.

Entrai nella scuola e mi diressi al mio armadietto, evitando tutti i commenti che mi erano appena stati fatti.

E poi, eccolo li.

Harry Styles.

Il ragazzo più bello dell'istituto. Alto, muscoloso -era chiaro che andava in palestra- e gambe snelle che invidiavo persino a lui. Occhi verdi in cui ti ci puoi perdere e capelli castani ricci, da non dimenticare il sorriso mozzafiato e le adorabili fossette che spuntano ai lati della bocca.

Era davvero bellissimo.

Avevo una cotta per lui da un anno e mezzo circa, ma chi poteva mai ricambiare per una come me?

E ciliegina sulla torta, era uno di tutti quelli che mi picchiavano e insultavano.

Essere picchiati dal ragazzo dei tuoi sogni. Grandioso.

Era li in tutta la sua bellezza. Indossava dei semplici skinny neri, t-shirt bianca a maniche corte e sulla spalla destra aveva appoggiata una felpa, e stivaletti marroni un po' consumati.

Era in compagnia dei suoi amici Zayn Malik, Niall Horan e Louis Tomlinson, che partecipavano anche loro a ciò che subivo.

Ed ecco poi che arrivava la troia della scuola.

Diana Thompson.

È per colpa sua se tutta la scuola mi insulta e alcuni di loro mi picchiano. Ha iniziato lei. Per un motivo a me sconosciuto.

O forse perché voleva prendersela con la 'sfigatella della scuola'.

Mi derideva ogni singolo giorno, dal primo in cui misi piede in questa scuola fino ad'ora.

E no, non era una bella situazione.

Per fortuna non sa che soffro di attacchi di panico, sono claustrofobica, ho paura degli spazi chiusi e mi sento mancare l'aria.

Non lo sa, o a quest'ora non sarei qui.

Anche se sarebbe meglio.

«Guarda lì» sentii sussurrare da quest'ultima, mi voltai e vidi che indicava me al suo gruppo, tra cui c'era anche Harry.

Li vedevo ridere, imitarmi e ancora ridere.

Ed io ero qui, con l'anta dell'armadietto aperta e col viso girato verso quest'ultimo per evitare di vederli.

«Ehi cicciona» quella voce roca e profonda che nonostante tutto mi causava i brividi, era a pochi passi da me.

Non mi voltai, sapevo cosa doveva fare.

E infatti, li sentii ridere e con la sua grande mano prese una ciocca di capelli e me li tirò duramente, facendomi mugolare dal dolore.

Ridevano. Non facevano altro. Ridevano di me ed io subivo senza mai ribellarmi.

«L-lasciami, t-ti prego» balbettai sentendo le lacrime arrivare e portai le mie mani sulle sue per far si che allentasse la presa.

«Cosa c'è, ti faccio male per caso?» e tirò ancora più forte.

Bale || h.s ||Where stories live. Discover now