26 Agosto

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Oh, Dio mio! perché mi avete abbandonata!
Quello che io provo non ha nome! sentirsi colpevole a tal segno... aver tal paura del proprio peccato! e non potersene staccare!...
Quella predica! quella predica!... sempre quella voce terribile nelle orecchie!... Che orrore! Veggo
l'inferno che mi attende spalancato... mi sento perduta come Satana nell'immensità dell'abbandono
di Dio... e amo sempre il Nino! ho paura dei demoni, e penso a lui!... oso levare gli occhi supplichevoli verso l'altare e penso a lui!... ho la testa piena di larve, di fiamme, di visi atroci... e sorrido, ardo, con lui!... lui ch'è il peccato, la tentazione, il demonio!!...

Senti quel ch'è accaduto, Marianna! Ero sul belvedere, seduta presso quella cappelletta che noi
ornavamo di ghirlande e fiori: il sole era levato da poco; si udivano i mille rumori delle vie, e il canto degli uccelli; il cielo era azzurro, il mare risplendente, spirava un'aria imbalsamata di fragranza che faceva sollevare il mio povero petto tanto malato... io pensava, pensava... vedi per quali vie questo demonio tentatore che si chiama pensiero s'insinua a tradimento in noi da tutti i pori e s'infigge ferocemente nel cervello! io pensava al fiorellino che scuoteva le sue perle di rugiada, al
fumo che si levava dai camini, alla vela che si perdeva negli splendori del mare, al canto che saliva
dalla via.

Era sogno? non lo so. Due farfallette s'inseguivano di fiore in fiore: una aveva le ali d'oro, un'altra tutte bianche... quella dalle ali di neve si nascose dentro il calice di un bel fiore più bianco delle sue ali con un atto di gentile malizia; e la povera sua compagna la cercava, agitando le sue
piccole ali dorate con un senso d'affanno; come trepidavano quelle alucce allorché si accostavano ai
petali del bel fiore! poi si affacciò alla corolla, guardò, forse sorrise, e vi si nascose anch'essa. Che si dicevano? che si rubavano? che si passava in quelle piccole anime? quanta felicità era racchiusa in quella tenue corolla? Un uccelletto pispigliava sul comignolo del tettuccio della cappelletta, e agitava le ali con un moto sì rapido che ai raggi del sole nascente le sue penne sembravano fatte di pagliuzze d'oro. Diceva: vieni! vieni! pareva che piangesse; chi può saperlo? forse piangeva davvero; chi aspettava? chi chiamava?... Poi spiccò un volo rapido, dritto, sicuro; dove correva?... Era libero e volava! Su di un crepaccio del muro una piccola lucertola si scaldava al sole; se tu avessi visto com'era lieta quella bestiolina! come anelavano i suoi piccoli fianchi, e agitavasi la sua testolina, e brillavano i suoi occhietti! forse benediceva quel raggio che scendeva benefico anche per lei, e
quella stilla di rugiada che la foglia del fiore lasciava cadere. Chi ha mai pensato a tutte le gioie che
ne circondano? alle felicità che sono nel verme che striscia per terra, e nell'atomo che non si vede?
Poi si udì una carrozza; i cavalli avevano le sonagliere: sai come è allegro il rumore delle sonagliere; ti parla della campagna, del verde dei prati, delle strade polverose, delle siepi fiorite, delle allodole che saltellano dinanzi ai cavalli. Si udiva stridere una carrucola, e un'allegra voce, una fresca voce di donna, che cantava una di quelle canzoni popolari che non hanno senso comune e commuovono tanto; era una fantesca che attingeva l'acqua ad un pozzo; perché era allegra colei? a che pensava? al suo villaggio natale? alla messa della domenica? alla note voce che soleva venire a ricantare quella vecchia canzone dinanzi alla sua porta?

Tutte quelle cose avevano una parola e dicevano: Nino! Nino! lo cercavo cogli occhi intorno a me e lo vidi, lo vidi alla finestra di una casa poco lontana...

Era lui! proprio lui!... coi gomiti appoggiati al davanzale, colla pipa in bocca, e respirava tutta quella festa di un bel mattino. Oh! il mio povero
cuore! il mio povero cuore! Mi parve che altra volta mi avessero detto che mia sorella era andata ad abitare una casa vicino al convento, ma Dio mi aveva fatto la grazia di non farmici pensare...

Ora lo vedevo lì, oh Dio! perché? perché?... che faceva? che pensava?... mi vedeva? no! no! i suoi occhi
erano distratti... eppure avrebbero dovuto vedermi, col mio vestito nero, il mio velo bianco, le braccia distese...

Storia di una capineraWhere stories live. Discover now