XVI - Sensi di colpa

Comincia dall'inizio
                                    

A pranzo ci infilammo nel gruppetto di studenti, guidati da Domina Maria, che aveva intenzione di andare a mangiare alla Locanda delle Stelle nella speranza che Hannah potesse prendere un po' d'aria e quasi saltai dalla gioia quando la porta del locale si aprì poco dopo permettendo così a Leonardo di fare il suo ingresso.

Mentre con una parte del cervello ordinavo ai miei muscoli di alzarsi per andare nella sua direzione, con l'altra parte registrai i suoi capelli in disordine e la sua espressione distrutta e stressata. Non avevo idea di cose fosse successo al castello, ma non prometteva proprio niente di buono.

Mi alzai in punta di piedi e congiunsi le labbra alle sue intanto che lui mi stringeva al suo petto con entrambe le braccia e affondava il volto fra i miei capelli.

"Com'è andata?", gli chiesi poi fissandolo dritto in quegli occhi verde smeraldo.

"Vorrei saperlo anche io", borbottò lui corrucciato. "Mio zio mi ha aiutato tantissimo ad impormi, ma il clero è potente e alla fine io e lui siamo da soli".

"Non siete da soli", ribattei, nonostante in fondo non ci credessi nemmeno io. "Vedrai che tra poco si risolverà tutto". Mi gettai un'occhiata alle spalle per vedere se Hannah fosse ancora al suo posto e con sgomento mi resi conto di dover aggiungere un ulteriore peso sulle spalle di Leonardo.

Lo portai lentamente al nostro tavolo, dove si sedette accanto a me, e iniziai a spiegargli la situazione aggiornandolo come meglio potevo. Leonardo notò senza troppi problemi l'herpes di Hannah e vidi chiaramente il suo umore sprofondare sempre più in basso con il passare del tempo: evidentemente non era un buon periodo nemmeno per lui.

"Hai fatto bene a dirle la verità", mi disse sforzandosi di sorridere e apparire calmo e felice. "Non avremmo potuto proteggerla da Sebastian se fosse stata all'oscuro di tutto".

E se invece lo fosse stata?

Un'idea si delineò all'istante nei miei pensieri, per quanto pericolosa che fosse. Mi vergognai del mio stesso piano, ma dopotutto capii che non saremmo riusciti nell'impresa in nessun altro modo ed evidentemente valeva la pena tentare.

La raccontai a Leonardo e ad Hannah sperando che non mi prendessero per pazza, cosa che tra l'altro successe comunque a giudicare dalle loro espressioni. Poi però Hannah annuì e mi sentii più sicura; infine Leonardo si accorse della gravità della situazione e diede a sua volta il suo consenso.

Convocai Alexander in quella stessa locanda pochi minuti dopo e la sua preoccupazione, dopo aver sentito il mio piano, mi sorprese non poco.

"Hai idea di quanto potrebbe rivelarsi pericoloso?", mi chiese infatti con gli occhi fuori dalle orbite, il che contribuì indubbiamente a dargli un'espressione da pazzo.

"Non è così rischioso", si intromise fortunatamente Hannah con una vocina piccola piccola. "Sono l'unica che può aiutarvi".

Alexander alzò gli occhi al cielo. "Ma fingere di essere innamorata di lui e permettergli di condurti a casa sua, tra l'altro fuori dai confini del regno, non può non essere rischioso!".

"In quel caso saremmo due contro uno", disse Leonardo con una scrollata di spalle. "E potrei anche chiedere a mio zio e a Thenebrus di dare una mano".

"Ho la sensazione che, se lo uccidessimo, Victor lo saprebbe all'istante", ribatté Alexander. "Verrebbe a combattere di persona e si porterebbe dietro un sacco di altri demoni, ignorando altamente l'obbligo di esilio".

Il sorriso di Leonardo si fece ancora più largo. "Allora faremo in modo che Victor non se ne possa accorgere".

Prima che Alexander potesse rispondergli, mi voltai velocemente verso Hannah e le sussurrai: "Dovresti farti seriamente controllare quella cosa che hai sul labbro. Sta diventando ancora più ripugnante".

Eyes of ShadowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora