“Sicuro? Sai cambiato.”

“In che senso cambiato?”

“Sei strano quando c’è Louis in giro. C’è qualcosa che non va tra voi?” domandò la ragazza, anche se sapeva che Harry non le avrebbe mai detto la verità  

“No, è tutto apposto. Adesso posso ritornare a fare i compiti?!” chiese leggermente scocciato il più piccolo aprendo il quaderno

“No Harry… Io non so cosa stia succedendo fra voi due, ma lui è strano e tu non dormi neanche più in camera tua.” Disse lei e Harry abbassò lo sguardo. Non aveva parlato con nessuno di quello che avevano fatto lui e Louis, non ne aveva parlato con il suo migliore amico, con Perrie. Nessuno sapeva del loro segreto. “Ti sto chiedendo questo perché voglio capire se posso fermare qualcosa che potrebbe farvi male, farti del male.” Continuò lei e Harry si morse i labbro così forte che sentì il sapore metallico del sangue impregnargli la lingua. Non voleva dire quello che sentiva dentro di se, aveva paura che Gemma non capisse. Non voleva deludere Louis. Quello che provava per il suo fratellastro era sbagliato, avere una cotta per lui era totalmente sbagliato. Lui era sbagliato.

Non si accorse che una lacrima lo tradì, scendendo lungo la sua guancia. Subito Gemma fu pronta ad avvolgerlo in un abbraccio fatto di carezze e leggeri baci posati fra qui capelli che profumavano di pesca. “Avete…” cominciò Gemma e sentì la presa di Harry stringersi attorno alla sua schiena. “Scricciolo.” Sussurrò allontanandolo in modo da eliminare i residui delle lacrime che gli rigavano le guance leggermente rosee.

“Non dirlo alla mamma, ti prego.” Sussurrò Harry e Gemma annuì sorridendogli  e rassicurandolo.

“Ti va di raccontarmi tutto?” chiese ed Harry annuì, prese un profondo respiro e cominciò a parlare di tutto quello che era successo.

Gemma ascoltò tutto non si perse i sorrisi e il tono di voce di suo fratello, non si perse niente. Era preoccupata per lui, ma era anche felice perché anche se Harry diceva che quella era solo una cotta, Gemma non la pensava allo stesso modo.

Perché Harry si era innamorato di Louis, il suo fratellastro.

Harry aveva ormai smesso di scervellarsi su quel maledetto problema da quel pomeriggio e anche se adesso con il libro e il quaderno aperto davanti ai suoi occhi, non ci capiva ancora nulla. Lanciò un veloce occhiata alla sveglia sul comodino e, con grande disappunto, vide che erano le nove e trentacinque. Non aveva voglia di andare a dormire, non voleva scendere di sotto e, se restava ancora un po’ chiuso in camera sua, i pensieri che per tutto il pomeriggio gli avevano invaso la mente, minacciavano di ritornare ad infestare il suo cervello.  Si lasciò andare così ad un profondo respiro e si accasciò contro il proprio letto infilando la faccia fra lo spazio fra i due cuscini.

Chiuse gli occhi e gli bastarono dieci minuti per lasciare che le braccia di Morfeo lo accogliessero.

Si svegliò di soprassalto, solo quando sentì la zip della sua felpa abbassarsi. Puntò gli occhi, ancora socchiusi per colpa del brusco risveglio, sulla figura davanti a se e nella penombra riconobbe due occhi azzurri e un sorriso dolce.

“Lou?”

“Si, sono io. Scusa non volevo svegliarti.” Disse il castano sedendosi accanto al riccio che si spostò per fargli spazio.

“Perché mi stavi levando la felpa?”  

“Sono salito e ho sentito che continuavi a lamentarti perché avevi caldo e quando ho aperto la porta stavi dormendo.” Finì la frase con una piccola risata alla quale Harry si unì volentieri. Gli piaceva la risata di Louis.

Fino alla fine dei nostri giorni - Larry Stylinson AUOnde as histórias ganham vida. Descobre agora