Parte II

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Erano passate due settimane da quella fatidica sera. Harry ed Anne erano andati a Londra quel giovedì, avevano passato tutta la giornata assieme e il ragazzo era felice di averla passata con la propria madre. Erano anni che non stavano più di cinque ore assieme e tutto quello gli era mancato. Si, Harry pur avendo diciotto anni era ancora un mammone. Adorava restare pomeriggi interi disteso sul divano a farsi accarezzare i capelli dalla propria madre mentre guardavano qualche replica di Britain’s Got Talent.

Gemma invece, aveva deciso di restare ancora qualche giorno in più con la propria famiglia; gli mancavano quei tre pazzi. Gli mancavano le lunghe chiacchierate con sua madre, i piccoli litigi con Louis e coccolare Harry. Adorava il suo fratellino. Quando aveva deciso di iscriversi all’università non pensava che stare lontano da casa per così tanto tempo fosse difficile, ma questo l’aveva sperimentato solo quattro mesi dopo e non era stato una cosa molto bella. Aveva pensato di mollare tutto, ritornare nella sua cittadina e trovarsi un lavoro per non dare peso a sua madre; ma non l’aveva fatto. Qualcuno, un ragazzino con gli occhi verdi come lo smeraldo l’aveva convinta a non mollare perché dopo una tempesta spunta sempre il sole, sempre.

Amava suo fratello più di chiunque altro. Quel ragazzino con le fossette sulle guance e la testa piena di ricci era sempre stato il suo piccolo orgoglio. Era orgogliosa di lui perché era riuscito a cavarsela anche senza la figura di un padre che lo supportasse, che gli insegnasse a giocare a calcio o che lo accompagnasse alle partire. Nessuno in quella famiglia era cresciuto sotto l’ombra di un padre, ma Harry era il più piccolo e pensavano che si sarebbe chiuso in se stesso. Ma Harry era ed è ancora un ragazzo forte.

Gemma e Louis in tutti quegli anni l’hanno sempre aiutato, l’hanno guidato verso le scelte giuste. Louis, Gemma se lo ricorda ancora quel giorno, gli ha insegnato a giocare a calcio, a non avere paura del buio e dei fuochi d’artificio. Quei due avevano un rapporto speciale, non importava se quello che li legava fosse solo la loro madre, a loro non importava nulla.

Aveva sempre invidiato quel legame tra loro, Gemma, quel legame che adesso stava cambiando, si stava evolvendo in qualcosa che Gemma non riusciva a capire. Louis era strano, Harry erano un paio di notti che non dormiva più nel proprio letto, e di questo non se n’era accorta soltanto Gemma, ma anche Anne. Nessuna delle due però non aveva detto nulla, fino ad ora.

“Scricciolo?” lo chiamò la ragazza entrando in cucina e sedendosi accanto al proprio fratello che con una matita tra i denti stava cercando di risolvere un problema di algebra.

“Mh?”

“Possiamo parlare?” chiese e il viso di Harry cambiò totalmente colorito. Lo vide sbarrare leggermente gli occhi e la matita che aveva stretta fra i denti cadde sul quaderno.

“P-perché?”

“È da un po’ che non parliamo, tutto qui.” Mentì la ragazza sorridendogli dolcemente e il riccio rilasciò il respiro che fino a quel momento aveva trattenuto.

“Oh… Ok.” Disse infine chiudendo il quaderno, dedicando la completa attenzione alla sorella. Lei gli sorrise di nuovo e si raccolse i capelli in una coda spettinata

“Come stai?” le domandò lei e Harry aggrottò le sopracciglia evidentemente confuso

“C-come?”

“Ti ho chiesto come stai.”  

“Ok, ma perché? Vivi qui da due settimane, che domanda è?”

“Rispondimi Harry…” disse lei e il ragazzo spostò lo sguardo sul proprio astuccio

“Bene, sto bene.”

Fino alla fine dei nostri giorni - Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora