D e a d

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I personaggi non mi appartengono.

Buona parte dei luoghi descritti nella storia sono completamente frutto della mia immaginazione.

* * *


La notte era gelida e tenebrosa. Con una sonora ispirazione aprì gli occhi di scatto, stringendo le dita in due pugni.

Si sentiva davvero uno schifo, l'intero corpo gli doleva e il cranio era attraversato di tanto in tanto da terribili fitte. Tutto ciò che entrava nel suo campo visivo era il nero più assoluto. Una spaventosa visuale di sagome nere poste su uno sfondo anch'esso nero.

Strinse ancora le mani, avvertendo qualcosa di umidiccio sotto i palmi. Dovette ruotare la testa di lato, sulla sua spalla, e guardare per capire cosa fosse. Terreno.

Capì di essere completamente steso di schiena sul terreno umido. Ciò che non capiva era dove si trovasse. Era tutto tremendamente silenzioso, un silenzio orribilmente spiacevole che gli doleva alla testa.

Con lenti movimenti si alzò sui gomiti, mettendosi a sedere e avvertendo, nello stordimento, fitte attraversargli tutto il corpo. Gemette dal dolore, poi si guardò attorno.

Era in quello che sembrava un bosco e si trovava lì da un bel po' a giudicare dalla sagoma che il suo corpo aveva lasciato nel terreno. Rabbrividì, un brivido di inquietudine, senza alcuna sensazione di freddo.

Adesso riusciva a mettere a fuoco le poche stelle che illuminavano debolmente il cielo notturno. I suoi vestiti erano sudici, coperti di terreno, foglie e... Sangue.

Un'enorme macchia scarlatta si estendeva dal colletto della sua camicia in giù, come se fosse colato. Ma era secco.

Andò in panico e cominciò ad ispezionarsi il corpo in cerca di un'ipotetica ferita, ma non trovò nulla. Solo sporco e piccole macchioline rosse sparse un po' ovunque.

C'era qualcosa di tremendamente sbagliato in tutta quella situazione, qualcosa di innaturale e inquietante, e pur sapendolo non riusciva a coglierlo.

Cercò di connettere il cervello per capire come fosse finito lì. Ricordò alcool e musica alta, ragazzi e poi ancora nero. Ogni sforzo era inutile, contribuiva solo ad aumentargli il martellare che avvertiva nel cranio.

Si portò una mano al petto e capì solo allora l'errore che c'era in quella situazione, come un'errore di calcolo in un'equazione sfuggito all'attenzione, scovato solo in un secondo momento.

Il suo petto non produceva un minimo rumore. Era spaventosamente silenzioso.

Nessun tum-tum: il suo cuore non batteva.

Tutto taceva. Park Chanyeol era morto.

"Ben tornato tra i vivi."

Girò di scatto la testa in direzione della voce, maledicendosi poco dopo per lo stordimento che aveva provocato.

Cosa voleva dire? Era morto, lo poteva sentire, ma qual'era il nesso logico in tutto ciò?





* * *

Alcuni fatti e dettagli riguardanti i vampiri sono stati modificati per una questione di comodità.

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