Cambiare

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Appena scesi dalla limousine Io e mia sorella ci troviamo davanti l'imponente tribunale dell'inquisizione di Carma. Quando il mio sguardo incontra l'enorme costruzione comprendo di non poter più scappare. E' accaduto tutto così velocemente che quasi non capisco cosa stia succedendo attorno a me, mi sembra di essere diventato solamente uno spettatore della vita, obbligato ad osservare una strampalata storia che si diverte a prendersi gioco dei suoi attori principali.

Meredith sorprendendomi, come sempre, mi da un bacio sulle labbra, profondo e rassicurante, e Cloe dietro di me abbraccia Chendal sussurrandogli un arrivederci agitato: cercano di trasmetterci tutto il coraggio necessario per affrontare questa mattinata, ma non è per niente semplice. Assisteranno anche loro al processo, ma solamente come spettatori, tra gli spalti dell'arena del tribunale, il compito più arduo oggi, malauguratamente, dovremo affrontarlo noi, ma il nostro Paese se lo merita, il popolo ne ha bisogno, noi lo vogliamo.

La porta in legno massiccio si apre lentamente e due funzionari ci perquisiscono prima di permetterci d'entrare. Cloe mi stringe la mano con forza fino a farmi male e il mio cuore, rendendosi conto che sta per accadere davvero, accelera i battiti in maniera esponenziale.

Il processo dei nostri genitori sarà trasmesso in diretta nazionale e noi non possiamo commettere nemmeno un piccolissimo errore, il nostro piano dovrà essere perfetto se vogliamo raggiungere l'obbiettivo messo a punto nelle ultime insonni quarantottore.

La parete di vetro che ci separa dall'arena del dibattito si apre lentamente, scorrendo sui cardini arrugginiti e creando un sordo cigolio metallico. La luce del mattino ci ferisce gli occhi, abbagliandoci.

Camminiamo ritti sulle nostre gambe fino al tavolo dei testimoni, per adesso ancora vuoto. Al centro del'arena, davanti a noi, c'è il giudice imbalsamato nella sua pesante toga, alla sua destra, con il viso deformato da un ghigno Arache Tomnson attende con ansia l'arrivo delle nove, mentre alla sua sinistra Rayan e Joanne seduti, con le mani dietro la schiena bloccate da pesanti manette, attendono, per una volta inermi, il loro destino.

Cerco di distogliere lo sguardo dai loro visi scavati, non c'è tempo per i ripensamenti o per la misericordia, dobbiamo entrambi attenerci al piano senza alcun tentennamento, oggi tutti sentiranno riecheggiare nell'aria la leggenda dei gemelli, perché il suono della nostra denuncia dovrà spirare tra le strade riportando giustizia nel nostro dilaniato paese.

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Cravatta, giacca, pantaloni, tutto perfetto come sempre. Eccola l'immagine di un vero presidente, gli specchi non mentono mai, e quello che vedo dentro questo cerchio riflettente è il ritratto del puro potere. Spero che quei due ragazzini l'abbiano capito e scelgano di schierarsi dalla parte più conveniente e corretta: la mia. L'unica che può dargli un futuro che possa essere degno di portare questo nome.

Mi liscio i capelli rossi ingellati prima di bussare alla porta dell'appartamento 250 bis del palazzo Martington di Carma. Oggi sono venuto da solo, senza guardie personali, voglio che quei due giovinastri credano di disporre della mia piena fiducia, questo, per riflesso, dovrebbe creare nelle loro piccole menti un sentimento di tranquillità e appartenenza.

Sono le undici di mattina e ho già perso dieci minuti del mio preziosissimo tempo, non capisco perché ci debbano mettere tanto a venirmi ad aprire, fosse un giorno come gli altri me ne sarei già andato, ma oggi devo essere paziente se voglio che il mio laborioso piano volga al termine. Non posso rischiare che tutte le azioni che ho compiuto fino ad ora si rivelino vane: le minacce, la sostituzione della pozione della rivelazione, il filmato dello scontro davanti alla Curia, tutto è stato architettato ad opera d'arte per raggiungere il culmine nella giornata di domani con l'udienza che farà di me il salvatore della patria riconfermandomi presidente di Exanta.

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