Welcome to the parlament

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Quando riapro gli occhi la prima cosa che scorgo è un sottile velo di paura passare velocemente davanti agli occhi di mio padre e allora capisco, comprendo finalmente quello che ho appena fatto.

Il potere mi scorre nelle vene e riesco a percepirne tutta la potenza che si trasforma in pura rabbia quando scorgo i miei amici stesi a terra a pochi metri dai miei piedi. Le loro palpebre chiuse non fanno altro che accrescere e moltiplicare all'infinito la mia furia distruttiva che ormai non può più essere contenuta.

Ho atteso tanto per potermi esprimere nella mia totale pienezza e adesso, niente potrà fermarmi perché la forza ormai è il mio elemento e nulla, nemmeno la crudeltà dei miei genitori riuscirà a portarmela via.

Con un sorriso beffardo fisso Rayan negli occhi mentre con un gesto impercettibile della mano alzo una zolla di terra servizievole, pronta ad esaudire ogni mio crudele desiderio; lui indietreggia, ma ormai non può più scappare, è troppo tardi e anche se non lo ammetterebbe mai dal suo viso capisco che lo sa.

Con un grido selvaggio che ha il sapore aspro della vendetta gli lancio addosso il pesante macigno, senza ripensamenti, senza un briciolo di compassione.

Lui anche se scioccato e spaventato dalla mia inaspettata reazione riesce ad abbassarsi di scatto evitando il mio attacco, ma io non mi fermerò, non mi fermerà mai più. Devo proteggere Jay, devo sdebitarmi per tutto quello che lui ha fatto per me.

Sento le lacrime salire agli occhi quando vedo il viso di mio fratello ancora esanime, ma le scaccio con forza, perché adesso è ora di dire Basta!

Basta alla crudeltà che senza un motivo si è abbattuta sulla nostra giovinezza facendoci crescere troppo in fretta. Basta alle pressioni di una città che ci vuole tutti perfettamente uguali. Basta alla cattiveria della gente, ho bisogno di tranquillità e l'unico modo per raggiungerla è sconfiggere i miei genitori. Anche se mentre li guardo i ricordi della mia infanzia mi sovrastano devo essere forte, devo farlo per lui, ma, in un certo modo, anche per me stessa.

Rayan sta correndo verso di me e io devo fermarlo, perché se non lo faccio adesso potrei pentirmene per tutta la vita.

"Scusami papà." Sussurro a bassa voce mentre stringo i pugni pronta a scagliare con tutta la potenza che può creare il mio corpo un campo di forza contro l'unico uomo che di fatto mi ha cresciuta.

Sono pronta ad assistere all'impatto e prima ancora che si manifesti percepisco dentro di me tutta l'energia che sto per scatenare.

Non ce la faccio. Troppe immagini mi sommergono. Respiro, profondamente.

Quello non è più tuo padre, ricorda le sue parole cariche di odio, ricorda la vergogna dei suoi occhi e mentre rimembro tutto questo il campo di forza si crea sempre più forte e corposo intorno a me.

"Cloe attenta!"

Un grido mi fa perdere la concentrazione perché il timbro vocale di mio fratello mi fa riacquistare tutta la speranza che a poco a poco stavo perdendo. Vedo Jay che alza la testa dall'asfalto e guarda con gli occhi spaventati un punto impreciso dietro di me, allora io mi volto, ma una nube di capelli color deserto mi invade sbattendomi a terra.

"Mamma." Urlo. "Lasciami andare, questa è una battaglia fra me e Rayan. Lasciami se non vuoi che ti faccia del male!" Le grido in faccia.
"Mai. Non toccare mio marito stupida capricciosa bambina."

E capisco che non è più lei, la donna che mi faceva saltare sulle sue ginocchia è scomparsa.

Allora senza pietà mi libero le mani dalla sua presa e le distendo davanti a me, sbalzandola via dal mio corpo. Non dovrei averle fatto molto male, ma spero che lo spavento possa tenerla ferma mentre imprigiono mio padre una volta per tutte. Non riuscirò mai ad ucciderlo, non ne ho il coraggio, ma posso rinchiuderlo come lui ha fatto con me.

Corro. Corro verso di lui perché adesso lo devo fare. Sto per spiccare il volo e tentare di dare una possibilità alla mia vita e a quella degli altri quando un uomo mi blocca le braccia fermandomi.

"Mi lasci andare." Urlo allo sconosciuto. "Mi lasci, la prego." Lo guardo in faccia, il suo viso è coperto da un passamontagna, ma gli occhi verdi imploranti e buoni mi colpiscono.

"E' tutto finito, adesso andrà bene vedrai."

Mi sussurra all'orecchio, ma io non gli credo. Troppe volte mi hanno illuso e adesso tento di divincolarmi con tutta la forza che ho dentro per scappare, ma delle manette lambiscono la pelle dei miei polsi e più tento di usare i miei nuovi poteri, più esse stringono le mie braccia.

L'uomo mi solleva trasportandomi di peso in un camion nero con un simbolo bianco inciso sulla parete metallica che non riesco a decifrare. L'ultima cosa che scorgo prima che le porte si chiudano davanti ai miei occhi è Rayan, anche lui imprigionato viene trascinato da due uomini e allora penso, forse esiste ancora una giustizia e sfinita, con una miriade di domande che mi affollano la mente, mi addormento con una mano forte che mi sorregge la testa impedendomi di cadere.

Apro gli occhi e sento la testa pulsarmi tremendamente.

Sarà la botta, oppure forse il fatto che sono svenuto, non so, penso di avere l'imbarazzo della scelta in quanto a catastrofi, nelle ultime ore sono riuscito a collezionarne un bell'elenco che potrebbe bastarmi per tutta la vita.

Con un sospiro di sollievo vedo sulle mie ginocchia la testa rossa di Meredith e più avanti Cloe e Chendal addormentati con le schiene appoggiate l'una all'altro per non crollare rovinosamente a terra. Mi alzo delicatamente cercando di non svegliare la mia ragazza (mi sembra ancora strano dirlo, anche solo nella mente) e faccio un giro dell'appartamento in cui siamo stati messi dopo quello strano viaggio in furgone.

La stanza è essenziale, ma allo stesso tempo accogliente; un grande divano bianco candido fa da padrone al centro della sala mentre due porte in legno scuro dividono l'open space della cucina dalla camera da letto sui toni dell'azzurro e dal bagno caratterizzato da una grande vasca idromassaggio. La cosa più bella di questo attico però senz'altro è la vista, tutta la parete dietro il grande divano è composta da una vetrata che si affaccia sulla città di Carma. Mi sento così piccolo e inutile quassù mentre osservo l'infinito miscuglio di asfalto inanimato e vite che palpitano silenziose all'interno di un paese fatto di cemento e bugie.

"Stai bene. Sono così felice. Non posso credere che tu sia vivo ..." Mi spavento quando sento una voce provenire dalla mie spalle tanto sono assorto nella contemplazione del mutevole paesaggio che sta accendendo sotto i miei occhi le prime luci della sera.

Mi volto e vedo mia sorella, con il viso stravolto, ma gli occhi che luccicano.

"Ho la pelle dura lo sai, non potevo dare a Rayan la soddisfazione di farmi del male."

Le sue guance si rigano di lacrime e mi abbraccia, per cercare con le sue mani la vita che palpita ancora dentro di me.

"Cloe, stai tranquilla, adesso andrà tutto bene!"

"Lo spero ..." Ma prima che riesca a finire la frase la porta dal grande appartamento si spalanca e io rimango interdetto quando vedo materializzarsi davanti ai nostri occhi il presidente.

"Welcome to the parlament."

Esclama con un sorriso che gli illumina il viso di una strana luce maligna e macchinatrice. Io e mia sorella ci guardiamo ... disperati.

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