Capitolo 2

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Dopo un'ora di volo finalmente giungemmo all'aeroporto di Londra-Stansted.

Grandioso.

Le Hostess sono state molto gentili durante il volo. Mia madre per lo più riusciva a comunicare facilmente così come mia sorella.
Mentre io e mio fratello con un po' di difficoltà.

Prendemmo un taxi una volta fuori, facendoci scendere cinque isolati prima.

Riuscii ad ammirare per poco Londra.

Era una città piovosa, movimentata e bellissima.

Rimasi di stucco da tale meraviglia. Se avessi avuto la possibilità, avrei visitato l'Hyde Park di cui tanto avevo sentito parlare. Ma purtroppo mia madre sembrava aver fretta.

Attraversammo una galleria poi un'altra ancora.

Solo io sembravo perplessa.

A mio fratello era insofferente.
Conoscevo il suo carattere menefreghista e talvolta petulante.

Non andavamo molto d'accordo.
Come la maggior parte delle persone, per lui sembravo strana mentre mia sorella pareva a suo agio.

Arrivati davanti ad una porta.
Mogano forse.

Mia madre l'aprì inserendo un codice.

Entrammo in un edificio sotterraneo.
A giudicare dal nome " J&J", mi sembrava un collegio o un locale di chissà quale giro di affari.

Varcando la soglia, notai molti ragazzi.
Sorpresi, perplessi e probabilmente anche spaventati. Più che giusto se vedi degli sconosciuti entrare all'improvviso in casa tua.

L'interno dell'edificio sembrava scolastico per lo più ma anche famigliare.

Probabilmente per far sentire a proprio agio i ragazzi che vi risiedevano.

Le pareti ornate da quadri di ogni tipo, potrei aver visto anche un Van Gogh ma la mia vista iniziò ad offuscarsi, ero stanca.

Era per lo più un salotto, con poltrone, libri e videogiochi.

Era di un grigio scuro esternamente mentre all'interno, di un marrone che andava dal chiaro e scuro come la base dove mio padre lavorava.

Da bambina mi era capitato di studiare le foto che avevo trovato in una vecchia scatola.

Una ritraeva mio padre seduto con mia nonna che gli circondava le braccia intorno alle spalle, in piedi con un enorme sorriso.
Era stupenda. Boccoli biondi che le ricadevano dolci sulla schiena, era diafana come carnagione ma il roseo sui lineamenti morbidi compensavano il tutto.
Per certi versi le somigliavo.
Lei era stupenda e decisamente giovane... avrà avuto vent'anni. Non ero sicura di come mio padre fosse nato, forse anche lei era immortale, il che spiegava la loro differenza di età.

Scossi la testa tornando a guardarmi intorno, cercando di non far caso alla pesantezza che percepivo. Odiavo venire osservata.

Entrando, avevo interrotto il loro momento di gioia e di svago.

Ognuno di loro possedeva un dono come me, possibile?

C'era anche solo una possibilità che qualcun altro fosse immortale come me?

Non potevo essere l'unica, no?

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