«E, ehm, Jeannot cosa dice?».

Mi guardò al di sopra del bicchiere. «Eh?».

«Che ne pensa del trasferimento?».

All'improvviso esitò e appoggiò lentamente il calice sul tavolo. «Oh, io... Non so, non gliel'ho ancora detto».

«Cosa ne pensava quando hai spedito il curriculum?».

«Oddio, non è che io glielo abbia proprio detto detto», borbottò. «Potrebbe, e bada che dico "potrebbe"... Ecco, potrebbe essermi sfuggito».

La fissai per un po' con un mezzo sorriso. «Fammi capire. Jeannot non sa niente?».

«Beh, certo che se la metti così sembra veramente orribile da parte mia».

«Chi sei tu e cosa hai fatto alla mia amica?».

Marie scosse il capo violentemente. «Oh, andiamo! Non mi aspettavo che mi avrebbero risposto per davvero! Ho spedito il mio fascicolo quasi per gioco».

«Marie, io non sono la persona più sveglia della galassia, ma perfino io lo so che non si spedisce un curriculum per gioco».

Abbassò lo sguardo. «Lo so, hai ragione. Glielo dirò appena torna a casa, lo prometto».

Versai un altro bicchiere per entrambe. «Se ti dicessero che il colloquio è andato bene che farai?».

Mi guardò con aria ferita. «In quel caso accetterò. Sarà sempre meglio che lavorare al bar e potrò fare quello che mi piace, no?».

Annuii. «Capisco».

«E Jeannot verrà con me», aggiunse annuendo. «Sicuramente».

Sembrava trovare molto intrigante una venatura nel tavolo di legno. Io mi limitai a fissarla, in attesa che saltassero fuori le magagne.

«Oh, merdaccia!», sbottò alla fine. «E se non volesse venire? E se mi chiedesse di scegliere? Io lo amo davvero, ma si tratta del mio futuro! E se non capisse? E se non fosse quello che vuole lui?».

«E se ti stessi inventando dei problemi che non esistono?», suggerii.

Mi ignorò completamente. «No, no, no! Non verrà mai con me fin laggiù, parliamo dell'In-ghil-ter-ra, è così lontana da qui», esalò. «Lontana dai suoi genitori e dagli amici. Jeannot non ci verrebbe mai!».

«D'accordo, ora ti darò il parere esterno di cui hai bisogno», sospirai. Mi sporsi in avanti, verso di lei. «Jeannot ti ama così tanto che se dovesse scegliere tra te e il mondo sceglierebbe sempre te. Lo so, si vede. È come se...». Riflettei, cercando il modo giusto per esprimere ciò che pensavo. «Come se foste destinati a questo. A voi due. So che sembra una cazzata, ma sono molto seria. È come se qualcuno, milioni di anni fa, avesse deciso per voi questa cosa. Non potete stare separati, capisci? Sarebbe come se all'improvviso il Sole morisse».

Marie aggrottò la fronte. «Avremmo solo otto minuti di vita, allora».

Sul momento pensai di mandarla a quel paese, poi decisi che quel commento apparentemente inappropriato non stava così male. «Otto minuti di vita», ripetei. «Sì, esatto. Se tra voi finisse, credo che avremmo otto minuti di vita».

Marie mi sorrise. «Grazie».

«Non hai creduto ad una parola, vero?».

«In effetti no, ma apprezzo molto quello che hai detto».

Levai le tende all'arrivo di Jeannot e per una volta chiusi le porte dei due appartamenti. Il fatto di essere dirimpettai rendeva l'intero pianerottolo come una grande casa. Però immaginavo avrebbero avuto bisogno della loro privacy.

The Art of HappinessWhere stories live. Discover now