Capitolo 8 - Ultimo allenamento

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Sentii che mi stavo svegliando, ma non volevo aprire gli occhi. Mica per qualche desiderio o paura nascosta: semplicemente non ne avevo voglia. Volevo solo restare lì, dovunque io fossi, sdraiata a pancia in giù, a sognare.

Intorno a me c'era un silenzio pesante. Ricordandomi di ciò che era accaduto prima di dormire, mi resi conto che quel silenzio era anormale, conoscendo Kanataro. Schiusi una palpebra e, immobile, mi guardai attorno: non c'era nessuno nella mia visuale. Alzai la testa, in attesa di un suono qualsiasi: rumore di passi, di qualcuno in lontananza che parlava o che metteva a posto. Nulla. Niente di niente. Percepivo solo la voce del vento che all'esterno faceva muovere gli alberi.

Poi, però, mi accorsi che c'era un'altra presenza nella stanza: sentivo il suo respiro.

<< Ben svegliata >>.

Mi girai di scatto ed Ace era lì, sulla sedia dove l'avevo visto sedersi prima, accanto al letto. Al mio fianco. << Ciao... >> lo salutai imbarazzata. Provai ad alzarmi, ma ero ancora seminuda. Per fortuna mi avevano tirato su le coperte fino alle spalle. << Sei stato qui tutto il tempo? >>

<< Sì. Quello strano medico mi ha chiesto di rimanere qui con te finché non sarebbe tornato... da non so dove. >>

<< Sei riuscito a capirlo nonostante l'accento? >>

<< No no! Per una volta ha parlato la nostra lingua >>. Ridemmo insieme. Solo allora mi resi conto che la cosa che più adoravo di lui non erano i suoi muscoli, il suo fisico scolpito come quello di una statua o il suo viso da modello pieno di lentiggini: era il suo sorriso. La sua risata mi faceva venire i brividi, era gioiosa come quella di un bambino e pura come la rugiada.

Poi feci caso alla presenza di uno specchio alto un metro e mezzo distante un paio di metri dal letto. Era probabile che Kanataro l'avesse messo per darmi la possibilità di vedere con i miei occhi il tatuaggio che mi aveva impresso sulla schiena. Chiesi ad Ace di non guardare e lui chiuse gli occhi. Mi alzai e, coprendomi il petto con le braccia, andai davanti allo specchio, girandomi di spalle e ammirando il teschio di Barbabianca, che era diventato parte di me. Ormai era ufficiale: facevo parte della sua ciurma. Era incredibile: tra tutti i pirati che potevano sbarcare qui, proprio l'uomo più forte del mondo! Destino o solo fortuna colossale? Normalmente io non credevo a nessuno dei due.

Mi rimisi il reggiseno (che poi non doveva reggere nulla di particolare...) e la canottiera, dando il permesso ad Ace di riaprire gli occhi.

<< Posso farti una domanda? >> mi chiese, diventando serio di colpo. Avevo detto o fatto qualcosa che lo aveva infastidito?

<< Mmh? Certo, spara. >>

Ci fu qualche istante di suspense prima che mi domandasse: << Sei sicura di esserti impegnata al 100% contro di me? >>.

Quella domanda mi spiazzò. Che storia era? << Che vuoi dire...? >>

<< Voglio sapere se nel combattimento di stamattina hai dato il massimo di ciò che potevi dare o no. Francamente mi è sembrato che ti stessi trattenendo >>. Distolsi lo sguardo. Possibile che mi fossi trattenuta senza neanche rendermene conto? Forse nel corpo a corpo sì: effettivamente negli allenamenti con Tetsuya ci andavo giù molto più pesante. Non credevo che lo avrebbe notato, non lo avevo fatto neppure io...

Sospirai stancamente. << No >> ammisi. << Direi che ho dato circa l'80% delle mie capacità. Ho esaurito la resistenza, ma hai ragione tu: ero lontana dal dare il massimo >>. Mi sentivo quasi in colpa: non solo così facendo non avevo fatto tutto il possibile per rimanere con Lucy, ma davo l'impressione di aver sottovalutato Portgas, facendo l'arrogante. – Dannazione - pensai abbassando la testa e stringendo forte i pugni. - Voglio sparire -.

Tiger's Blade [INCOMPLETA/NON CONCLUSA]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ