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Harry.

Non posso evitare di ridere al suo commento e il modo in cui i suoi occhi si spalancano per le mie risate. Mai nella mia vita avevo sentito qualcuno parlare di pranzo dopo essere stato insultato. So che stava cercando di non litigare con me, che voleva soltanto dimenticarsi di quello che avevo detto, ma la sua reazione era fottutamente divertente.

La porta le sbatte in faccia.

Osservo la mia camera e il letto che è spinto contro il muro. Non c'è molto, se non una cassettiera con una TV appoggiata sopra e un armadio. Questa camera è dello stesso colore della mia camera a Londra, che coincidenza. Il blu marino è confortevole; mi fa pensare di essere a casa.

I miei piedi mi portano fino alla finestra, un'uscita che so mi servirà dopo una lunga notte. La luce penetra nella camera, quando apro le tende. Socchiudo gli occhi per via della luce troppo intensa e apro la finestra.

Do il benvenuto all'aria fresca, facendo un passo indietro e ammirando la vista di fronte a me.

Almeno c'è una bella vista.

La mia stanza è rivolta verso i campi che abbiamo visto quando stavamo arrivando, permettendomi di vedere i numerosi animali e alberi che circondano il terreno.

Mi volto verso le mie borse sulle lenzuola a righe. Dopo un po' di minuti passati a cercare in esse, trovo quello che stavo cercando e ritorno davanti alla finestra. Lo spazio che c'è tra il ripiano e la finestra è abbastanza grande per infilarmici in mezzo. La cartina si arrotola perfettamente tra le mie dita e io porto l'accendino all'estremità, prima di sospirare e appoggiarmi alla cornice.

Il piccolo spazio si riempie di fumo in pochi secondi.

Per i primi minuti non penso a niente. Con gli occhi chiusi, mi sento in pace. Non penso a dove sono, con chi sono o alla stupida famiglia sotto di me. Non penso a quelle stupide regole che mi fanno incazzare, o alla ragazza dagli occhi blu che sembra non riuscire a non fissarmi.

Niente mi passa per la mente.

E poi i pensieri ricominciano. Derido le regole nella mia testa, facendo rotolare il cilindro di carta tra il pollice e l'indice, inalando ancora.

Deve essere fatto come me se pensa che io mi inginocchi e gli obbedisca. Non ho intenzione di prendere ordini da chi non conosco e del cui non me ne frega un cazzo. In realtà, pensandoci, non ascolto e non me ne frega un cazzo di nessuno.

Eccetto mia madre, credo. Se lo merita.

Un po' di fumo mi esce dalle labbra, quando piego la testa all'indietro e butto fuori dei cerchi nell'aria. È rilassante guardare come si spezzano lentamente, prima di disintegrarsi completamente.

Questo è quello che faccio quando non ho altri modi per liberarmi dallo stress. È lo stesso ciclo che sembra non smettere di ripetersi nella mia vita: mi diverto, succede qualcosa di brutto, e poi qualcos'altro di ancora più brutto che diventa la causa del mio essere così, e poi fumo per sentirmi ancora felice.

Felice. È passato molto tempo dall'ultima volta in cui mi sono sentito così.

"Melanie! Vieni giù ad aiutarci con il pranzo!" la voce di un uomo risuona tra le pareti di cartapesta. Roteo gli occhi e cerco di non ascoltare la sua voce.

La mia attenzione ritorna fuori dalla finestra, dove i bovini camminano per il campo, facendo quello che fanno le mucche. Se non ci fossero grida al piano di sotto, riuscirei anche a godermi questo meritato tempo libero.

Altre grida provenienti dal piano di sotto entrano nella mia stanza, prima che una porta si chiuda.

Sei mesi. Sei fottutissimi mesi pieni di stupide regole e limiti. Ancora sei mesi pieni di videocamere in faccia, cosicché le persone possano avere qualcosa da vedere per un anno intero. Ancora sei mesi prima di avere questo 'miracoloso cambiamento' ed essere qualcuno che so che non sarò mai. Ancora sei cazzo di mesi di isolamento da tutta questa merda, prima di essere rispedito a Londra e ritornare alla mia schifosa vita.

Troubled. [Italian]Where stories live. Discover now