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A L A S K A

«Regola numero uno: non potete parlare in modo confidenziale con nessun cliente, loro vanno solo serviti e riveriti. Non voglio trovare nessuna di voi...ragazze, a letto con questi ricconi. Sono stato chiaro?»

Mr. Styles era una noia mortale, ripeteva ogni singolo giorno da un anno a questa parte quelle tre o quattro regole che ti conveniva rispettare, sennò erano guai. Mi rigirai la matita tra le dita, mordicchiandone appena la punta con gli occhi puntati verso l'orologio della Hall. Erano le 6.38 AM e già volevo andarmene a dormire nella mia stanza. Perché diavolo dovevamo prendere appunti su quello che diceva quando ogni giorno ci ripeteva le stesse cose? Continuai a tracciare qualche segno astratto sul foglio, poco interessata alle parole del mio direttore.

«Mi scusi Signorina Kozlov, potrebbe prestarmi attenzione per un secondo e potrebbe smettere di disegnare cuoricini e altri cazzi vari su quel foglio?»

A quelle parole alzai subito la testa, trovandomi un datore di lavoro nero di rabbia con i ricci grigi scompigliati e le gote rosse. Schiusi gli occhi lentamente e mi alzai dalla sedia di legno, accartocciando il foglio sotto la mia mano.

«Sa una cosa Mr. Styles? Sono stanca di sentire ogni santa mattina le solite cose. Se permette, preferisco andare a prendere gli ordini dei suoi clienti con i soldi che gli escono anche dal culo. Con permesso.» dissi, con un tono di voce più alto al normale.

Sapeva che io ero stufa di tutto questo, ma non avevo il denaro necessario per scappare via di lì, non avevo una famiglia né niente. Dovevo solo continuare a mettermi dei soldi da parte e iniziare a trovare una casa, ma sembrava quasi impossibile visto che ancora non avevo nemmeno più di duemila sterline. Mr. Styles era in debito con i miei genitori che ora non c'erano più, quindi non poteva licenziarmi anche se gli avessi rovinato gli affari, ma io non sapevo ancora il perché.

Sospirai rumorosamente e abbassai lo sguardo verso il pavimento. Ma davvero pensava di potermi trattare come una pezza solo perché ero una sua dipendente? Scostai la sedia per poi rimetterla al suo posto sotto al tavolo, i miei tacchi risuonavano sul grande pavimento di cristallo e sentivo gli occhi di tutti puntati addosso. Mi sistemai la camicia, stirandola appena con le mani, per poi incamminarmi verso la porta, portandomi un ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio. Presi a camminare molto rapidamente sul corridoio, cercando di allontanarmi il più in fretta possibile dall'ufficio di quell'uomo. Chi diavolo me lo aveva fatto fare di venire a lavorare in questo labirinto? Oh già, era tutta colpa sua.

«Alaska.», questa voce così roca e purtroppo familiare mi fece tornare alla realtà. Feci un piccolo sospiro per mantenere il controllo e la calma per poi girarmi lentamente, perdendo un battito nel trovarlo così vicino.

«Cosa diavolo vuoi, Harry?» sussurrai a pochi centimetri da lui, assumendo un'espressione abbastanza accigliata. I suoi occhi verdi splendenti si rabbuiarono subito nel vedere la mia espressione e mi lasciai scappare un breve e piccolo ghigno dalle labbra.

«Continua pure a prenderti gioco di noi, piccola e indifesa Alaska, sappi solo che a quel punto te la vedrai con me e te lo assicuro. Non sarà piacevole.» sussurrò con voce bassa e roca tanto che pensavo di essermi immaginata le sue parole. Fece un passo indietro, con ancora i suoi occhi puntati nei miei. Rigirai i tacchi e continuai il mio tragitto, ridendo amaramente alle parole di quello stupido ragazzo che ai miei occhi si dimostrava sempre più un moccioso viziato dal padre ricco. Una volta arrivata dentro la sala per la colazione, iniziai a sorridere a quelle poche persone che già stavano addentando i loro cornetti riempiti di crema, chiacchierando a bassa voce. Una volta arrivata nel bel mezzo della sala, osservai rapidamente tutta la stanza per cercare Zayn, nonché quel coglione donnaiolo del mio migliore amico. Anche lui lavorava qui, ed era cameriere. Una volta avvistato, mi avvicinai velocemente a lui tossendo, per attirare la sua attenzione.

«Bambola.», mormorò il moro con il suo solito sorriso sfacciato sulle labbra.

«Idiota.» replicai, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.

«Come mai sei venuta a trovarmi?» mi domandò, appoggiandosi al muro della stanza. Alzai semplicemente le spalle per poi socchiudere le labbra per cominciare a parlare.

«Solita storia; ho risposto male a Mr. Styles e me ne sono andata. Ora lui mi cercherà per tutto l'hotel e mi rimprovererà come suo solito. Nulla di che.»

Una piccola risata fuoriuscì dalle labbra di un ragazzo biondo, con la stessa uniforme di Zayn. Spostai immediatamente lo sguardo su quel ragazzo, che mi stava già guardando.

«Mi scusi signorina, non ho potuto fare a meno che origliare.», si scusò velocemente «Comunque mi chiamo Niall, piacere.» continuò allungando il braccio verso di me.

«Mh, stai tranquillo. Io sono Alaska. E dammi del tu, per favore.» lo pregai, abbozzando un leggero sorriso sulle labbra per camuffare il mio divertimento alle sue parole. Gli afferrai delicatamente la mano, dondolandola un po' con la mia per poi lasciargliela poco dopo.

«Quindi tu sei?...» mi chiese, mentre Zayn andava a sparecchiare un tavolo con delle persone che si stavano alzando, per uscire dall'enorme sala.

«Una camer...»

«Alaska.» ringhiò una voce bassa che risuonò sulle mie orecchie come un campanello d'allarme. Mr. Styles si avvicinò minacciosamente a me e vidi il volto del biondino trasformarsi radicalmente, impaurendosi. Mi girai verso l'uomo e abbozzai un sorriso, osservandolo.

«Sì?»

Era nero dalla rabbia, e per non scoppiare in mezzo a tutti quegli uomini sfondato di soldi, mi prese il braccio e mi scaraventò con forza nello sgabuzzino, entrandoci anche lui e sbattendo la porta. Potrei giurare di avere visto Zayn alzare la testa con occhi infuriati.

«Non si permetta mai più di rivolgersi in quel modo terribile con me, sono stato chiaro?» Mr. Styles alzò il tono di voce, sputacchiando qua e là mentre mi brontolava, come farebbe ogni vecchio.

«Sì, è stato abbastanza chiaro.» risposi con voce flebile, mettendomi una mano per coprirmi la bocca, per poi tossire. L'uomo fece un cenno con il capo, riaprendo la porta dello stanzino e uscendo da esso. Uscii subito dopo di lui sospirando rumorosamente, e subito dopo mi venne incontro Zayn, quasi infuriato.

«Che ti ha fatto quello schifoso?» ringhiò a bassa voce per non farsi sentire da tutti.

«Nulla, mi ha rimproverato.» risposi, scrollando semplicemente le spalle.

«Non mi piace per niente il suo atteggiamento nei tuoi confronti. Se mai prova anche solo a toccarti con un dito non esiterò a farlo fuori.» mi sussurrò all'orecchio per poi attirarmi a se e stringermi molto forte.

Amavo questo suo lato protettivo, era davvero molto dolce.

«Grazie Zayn, sono felice di averti come migliore amico.» sussurrai a mia volta al suo orecchio, sfoderando il mio sorriso migliore.

E in quel momento ero più che sicura che qualcuno mi stava trapassando con lo sguardo. E, molto probabilmente, quel qualcuno aveva un paio di occhi verdi.

•••

Ecco il nostro primo capitolo! Per favore, commentate scrivendo cosa ne pensate e lasciate una stellina, sempre se volete. Speriamo che la storia vi piaccia.

Scusateci eventuali errori grammaticali o di battitura.

Un bacio e alla prossima. xx

- @liveforhar and Harryssmile28.

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