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《Sei già con Scarlett?》Mi chiede mia madre al telefono

《Sì, dai ci sentiamo che vado in piazza.》le dico io guardando da lontano l'altra parte della piazza

《Va bene, stai attenta. Ciao.》mi risponde lei come al solito

《Ciao.》le dico chiudendo il telefono e posandolo nella borsetta

Mi fermo per prendere la bottiglietta d'acqua e dopo poco alzo lo sguardo verso il cielo che ha appena mandato un tuono.

Sta per piovere e io ovviamente, come molte altre persone ,non ho un ombrello dato che è agosto.

Quindi cammino velocemente per ripararmi sotto una fermata dell'autobus, ma all'improvviso qualcuno mi spinge di lato e vado a sbattere nel bordo della fontana quadrata.

Delle urla mi fanno girare la testa per guardare ciò che sta accadendo.

Difronte a me delle persone, così tante da sembrare un esercito, urlano un motto che io non riesco a comprendere per la confusione del momento.

Non riesco a capire ciò che sta succedendo e all'istante vorrei essere lontana da qui.

Cerco di allontanarmi e vado indietro ma sbatto contro un uomo alto,vestito di nero che mi butta sul bordo della fontana e mi lega i polsi in un filo di corda che non avevo notato prima.

Sento una fitta nella coscia sinistra e abbasso lo sguardo vedendo con fatica una piccola macchia rossa spandersi sulla gonna lunga e colorata.

Mi continuo a guardare attorno vedendo gente vestita di nero che porta via delle persone, altre vengono legate in dei punti come me, altre vengono picchiate probabilmente perché si sono ribellate.

La mia testa è confusa, tutto gira, tutto si confonde e si miscela mentre le urla mi fanno sentire angosciata e preoccupata.

Giro lo sguardo a sinistra e vedo un ragazzo moro che si gira a guardarmi con uno sguardo spaventato come il mio.

《Che sta succedendo?》mi chiede lui, riesco solo a leggere il labiale e non a sentirlo

《Non lo so.》urlo io spaventata

《Stai bene?》Mi chiede cercando di muovere i polsi per staccarsi

《Sì, diciamo di si, tu?》Gli chiedo io vedendo per la prima volta il suo labbro spaccato

Sta per rispondermi ma qualcuno slega i miei polsi dalla corda e mi trascina via.

È alto e robusto,probabilmente un uomo, il suo viso è nascosto da una maschera.

《Lasciami andare.》urlo io strattonando la sua preda sui miei polsi doloranti

《Sta zitta.》mi urla lui prima di spingermi violentemente contro un furgone

《678 vieni ad aiutarmi.》urla l'uomo ad un altro che ha il numero "678" sulla divisa nera.

678 mi stringe tra le sue braccia per farmi stare ferma mentre, l'uomo, con il numero 198, prende un pezzo di scotch per attaccarlo sulla mia bocca.

Non posso ne urlare e ne muovermi.

Uno dei due, ormai non mi interessa più chi, mi prende e mi butta dentro il furgone buio facendomi cadere sulle ginocchia.

Sento i respiri affannati di qualcuno, i singhiozzi di altri e il silenzio di altri ancora.

Tutti dentro lo stesso furgone in attesa di qualcosa.

Fanno salire dopo un paio di minuti un'altra persona ed il mezzo parte, parte per una destinazione a me sconosciuta.

Dopo minuti o forse ore, aprono le portiere del furgone facendo entrare della luce che mi fa strizzare gli occhi.

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