Con uno spazzolino in bocca, corro giù dalle scale e provo a lavarmi i denti e ad infilarmi gli stivali allo stesso tempo.

Ho dormito troppo, e ora devo sbrigarmi a finire i miei compiti e prepararmi per scuola. Sputo nel lavandino, prima di correre fuori. La porta scorrevole sbatte rumorosamente dietro di me, mentre mi infilo il cappello e afferro i cestini pieni di mangime.

Provo ad ignorare l'insormontabile peso e mi concentro sui colori brillanti del sole che sta per sorgere in cielo. Oggi, i colori sono calmi; rosa, arancioni, e gialli si mischiano insieme per creare un immagine perfetta. Appoggio i cestini per terra, sbuffando, massaggiandomi le mani sui jeans, una volta che raggiungo la mia destinazione. Schioccando la lingua contro il palato, provo a chiamare il bestiame e gli animali vicino a me alzano la testa al sentire il rumore. Gli animali che invece sono lontani da me si avvicinano lentamente, una volta visti i cestini di mangime.

I miei pensieri ritornano ancora una volta agli estranei, una volta incamminatami a dar da mangiare ai cavalli. Sarà dura per loro quando arriveranno qua, mi fanno quasi pena. Visto che sono figlia unica, devo fare tutto da sola, quindi sarà bello ricevere un aiuto in casa. Sarà sicuramente divertente se disobbediranno ai miei genitori. Specialmente a mio padre.

Una volta, appena diventata un'adolescente in fase di ribellione, ho pensato che sarebbe stato divertente uscire di nascosto per andare al cinema con delle amiche.

Sono caduta dalla finestra, uscendo, e mi sono slogata la caviglia.

Il mio didietro era così arrossato che non sono riuscita a sedermi normalmente per una settimana, è da allora che ho paura di mio padre. La porta della mia camera è stata portata via, insieme al mio computer, telefono e scarsa vita sociale. Il coprifuoco è diventato alle 8 e ho perso la maggior parte dei miei amici, tranne Abbey, che è ora la mia migliore, nonché, unica amica. I miei compiti in casa raddoppiarono, e mi costrinsero ad alzarmi presto e lavorare, per soddisfare il divertimento di mio padre.

Il monotono cielo blu rimpiazza i colori brillanti dell'alba; è arrivato il momento di tornare a casa e cominciare la giornata.

La mia uniforme non è la mia cosa preferita, ma almeno non ho il pensiero di dover uscire a comprare vestiti per andare a scuola. Posando la bosa sulla spalla, prendo due fette di toast e saluto i miei genitori. Mordo una fetta e apro la portiera del mio vecchio pick-up. Era di mio nonno. Ogni volta se ne vantava, dicendo che era degli anni settanta.

Era qualcosa di speciale per lui, e ora è il mio peggior incubo.

Sperando per il meglio, infilo la chiave e prego che Phyllis si accenda.

La nostra vicina di casa si chiamava Phyllis. Era orribile e aveva fin troppi gatti. Ogni mattina mi gridava contro quando uscivo per andare a scuola, dicendo che facevo "troppa confusione". Phyllis era vecchia e grassa e quello è stato il primo nome che mi è venuto in mente quando mi hanno consegnato le chiavi. Sfortunatamente, Phyllis è venuta a mancare un paio di mesi fa per un attacco di cuore. Ora abbiamo dieci gatti.

"Andiamo Phyllis, non posso fare tardi." Giro ancora una volta la chiave e sospiro quando finalmente la macchina si accende. Oggi sono fortunata, a volte non parte e sono costretta a prendere il pullman. Ed è in giorni del genere che la sento ridere per le mie disavventure. Il tragitto è veloce e prima di perdermi nei miei pensieri, mi ritrovo a cercare un parcheggio. Faccio i miei giri e finalmente mi accorgo di un parcheggio non lontano da me.

"Grazie a Dio", mormoro. Proprio quando sto per parcheggiare, un flash argento mi passa davanti. Il mio cuore si ferma in gola, quando schiaccio il freno e una Mercedes-Benz mi taglia la strada e parcheggia al mio posto. La mia presa sul volante si fa più stretta quando mi accorgo dei capelli biondi.

Ovviamente.

La risata stupida di Carson si mescola con la mia musica, ed io scuoto la testa incredula, mentre mi allontano. Carson Wells potrebbe essere la persona più egocentrica e odiosa che io conosca. Se fosse due volte più intelligente di quello che è ora, sarebbe comunque stupida. Non capisco perché sia così popolare oltre al fatto che la sua famiglia è ricca. È maleducata e subdola, e l'unica cosa di cui parla è il fatto che suo padre sia l'unico chiropratico di tutta la città di Summerdale.

Elogio la sua ignoranza, davvero. Deve essere davvero bello avere un padre fisioterapista in un paesino di 947 persone.

Dopo cinque minuti passati a cercare un nuovo parcheggio, trovo un posto nel retro. La portiera cigola quando la chiudo bruscamente, e per un momento penso che possa staccarsi definitivamente.

"Melanie!" Mi chiama Abbey e io la saluto. "Ho voglia di strapparle quella stupida parrucca e ficcargliela su per il culo, ti giuro" dice, avvicinandosi a me. Abbey fulmina Carson con lo sguardo quando le passiamo di fianco.

"Woah, calmati Satana. Sarà anche cattiva, ma ficcargliela su per il culo? È crudele. Non penso che tu riesca a infilare sia la sua testa che i suoi capelli, lì dentro," aggiungo sarcasticamente. "Oh, indovina cos'ho scoperto ieri."

"Che sei una stronza," prova ad indovinare.

"Quello l'avevamo già stabilito, Abbey. Ricordi?" Le sorrido e lei ricambia.

"Ok, vero. Allora cosa hai scoperto?" Mette il silenzioso al cellulare mentre entriamo a scuola. Abbiamo ancora cinque minuti prima che le lezioni comincino, quindi ci dirigiamo agli armadietti e ci sediamo per terra.

"Allora, sai quelle persone che staranno con noi?" Sbuffo, sistemando la mia gonna e posando la borsa sulle mie gambe.

Annuisce. "Sì."

Mi volto verso di lei sospiro. "Staranno con noi per sei mesi."

La sua bocca si spalanca, vedo passare una certa emozione nei suoi occhi. Pena, magari?

"Sei mesi? E la metà di un anno," ripete, la sua voce piena di sconcerto. Annuisco e chiudo gli occhi, appoggiando la testa al metallo freddo degli armadietti. "Almeno sai loro nomi? O quanti sono? E se ci sono ragazzi?"

"No, non so niente. Vuoi sapere la parte migliore?"

"Cosa?"

Mi volto verso di lei. I suoi occhi osservano il mio volto, aspettando impazientemente una risposta.

"Arriveranno tra due giorni."

Sussulta e si porta una mano al petto.

"No."

Roteo gli occhi e guardo il mio telefono; la campanella sarebbe suonata da un momento all'altro.

"Beh, chiunque siano, spero che si comportino bene con te," dice alzandosi e sistemandosi la gonna.

"Lo spero anch'io," rispondo proprio quando il suono della campanella riempie i corridoi.


Votate e commentate :):)

Troubled. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora