Parte 18

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"Tesoro perché ti hanno messo così lontana?"

"Guarda che sei tu che hai il posto vip."

"Ma non è il pit, quello vip?"

"Per me il tuo ragazzo ha fatto casino coi biglietti."

"Glielo chiederei ma non credo sia il caso in questo momento."

"Faró tanti video dalla barricata."

"E io mi godrò la seduta."

"Già. Take a seat."

"Non la fa quella."

"Non me lo ricordare. Per una volta che potevo vederlo ignudo pure io."

"Ti chiamo dopo dai. Che qua da sola mi annoio."

Ma che gli è venuto in mente? Per carità, comoda la tribuna, in prima fila e vista centrale, ma speravo di vederli da vicino. Un motivo ci sarà, non fa mai niente per niente.

Mi guardo attorno mentre gli spalti cominciano a popolarsi, risate, eccitazione, gente che comincia già qualche coro e qualche coreografia. Mi hanno già regalato tre braccialetti e due photocard. Che bel fandom che hanno, davvero. Mi rincuora sapere che sono così amati.

Oggi sono in veste di fan, voglio godermi il concerto urlando saltando e cantando come la pazza.

"I want a selca at the concert." Mi aveva detto. Non so se riuscirò a farlo ma ci tiene a conoscere il punto di vista dei fan. Anzi, ci tiene a conoscere il punto di vista di tutti.

In questi mesi ha continuato a sorprendermi per la gentilezza e l'intelligenza che ha. È davvero da ammirare.

Su qualsiasi minima cosa ha la capacità di sviscerare una discussione filosofica, senza escludere le idee di nessuno ma anzi, prendendole tutte in considerazione, dal chiedersi cosa potrebbe fare se i fan litigano, fino all'ordine in cui mettere latte e cereali nella tazza.

Mi viene da ridere a pensare alle discussioni che abbiamo avuto, principalmente perché lui è un perfezionista e io ho giorni in cui annego nella pigrizia. Ho imparato ad essere più ordinata perché lo rispetto, lui ha imparato a sentirsi meno in colpa in quei giorni in cui veniva da me senza voglia di lavorare e passava il tempo a giocare a Genshin e a coccolarmi.

La vibrazione del telefono mi strappa via dai pensieri poco innocenti che si stanno formando nel mio cervello. 

Guardo lo schermo. Impossibile.

A meno che... rispondo:

"Did you rip your pants already?"

"Siete prontiiiii?"

"Hahaha! Are you rehearsing in Italian with me?"

"Sei bellissima."

"How do you know?"

"I don't need to see you to know."

Chiudo gli occhi mentre dentro qualcosa si scioglie.

"Grazie."

"Prego. Pantaloni perfetti. How is my Italian?"

"Perfetto. You learned plurals too. Italian stays will melt."

"Do you like the view?"

"Yeah. Lonely but lovely."

"You won't be lonely for long."

"Well, I guess all these seats are taken."

"Sí. Special fans."

Eh? Ma che intende? Cerco di replicare ma mi dice in fretta che deve andare e mi mette giù.

Mi scappa un "aygo jinja!" e mentre il suo nome campeggia ancora sullo schermo del mio telefono, sento una risata divertita al mio fianco. Mi giro e rischio un infarto. Non so se alzarmi, inchinarmi o buttarmi di sotto. 

Probabilmente potrei fare tutte e tre le cose in quest'ordine, dato che i "special fans" sono i due esseri umani che l'hanno messo al mondo.

Mi sento il cuore martellare all'impazzata, perché nonostante la mia età, nonostante l'esperienza nel gestire crisi o situazioni difficili, qui si tratta delle due persone più importanti della sua vita.

E me le ha piazzate vicine, per probabilmente più di tre ore, da sola, senza dirmi niente. E soprattutto non ho la più pallida idea di quanto loro sappiano di me.

Sono consapevole di avere la faccia più sconvolta del mondo, mentre lei mi sorride e mi indica i posti vicini a me, come a chiedermi il permesso.

Mi alzo per metà e mi esce un acutissimo "prego!" mentre nella mia testa mi prendo a parolacce "ma quanto sei scema? almeno parlagli in inglese!"

Si sistemano, li osservo con la coda dell'occhio, lui posa lo sguardo su tutto lo stadio, lei mi accorgo che mi sta guardando sorridendo. Mi schiarisco la voce e li saluto in coreano, con la forma di cortesia che l'amante dei gatti mi ha impresso a fuoco nel cervello.

"Nice to meet you. Finally." Si inchina. Anche suo padre si gira e sorride. Mi inchino a entrambi e sorrido, sanno già, che sollievo. "He didn't tell you, did he?"

Scuoto la testa, rassegnata. Mi vibra il telefono. Il signorino ha il tempo di scrivere a quanto pare.

"Noona. I got permission. Hehe."

Gli rispondo come gli avevo già risposto.

"Who are you?"

"Noona is mad at me."

Non sono arrabbiata. Non sono mai stata più felice ma davvero non so come gestire la situazione. Sto decidendo come rispondergli, quando mi manda una foto, una versione da cucciolo dispiaciuto. Ridacchio e allargo la schermata sorridendo.

"He has the same smile when he looks at your pictures." Mi giro con telefono in mano, bocca mezza aperta e sguardo ebete, e di fronte a me trovo lo stesso sorriso dolce e rassicurante a cui sono abituata. "We have a favor to ask you." Mi chiede, ascolto e accetto ridendo.

In cambio chiedo una foto da mandargli in risposta.

Lui riceve un selfie di noi tre "Tomorrow I'm taking them to the best Italian restaurant in town."

"Well, I'm jealous."

"I guess you'll be too full later after eating the stage tonight."

"It's the last show. I'll be very hungry for some time."

È ora. La folla impazzisce. La musica comincia. Il rumore è assordante e il mio cuore sembra voglia volarmi via dal petto. Appena lo vedo ho un solo pensiero. Qualsiasi cosa ci succederà, ho la certezza che non smetterò mai di amarlo.

Don't AskWhere stories live. Discover now