Continuo a guardare la data, come se fissandola potesse cambiare, ma non succede.
Non so se sentirmi sollevata o ancora più confusa da tutto ciò. Samuel mi aveva detto che in realtà mio fratello non era morto quella notte di sei anni fa, ma dopo aver scoperto che mi aveva mentito su mia madre, avevo inconsciamente sperato che anche ciò che si riferiva a Jeremy fosse un'invenzione, ma a quanto pare, quella parte di storia era vera, forse lo aveva davvero conosciuto, o forse, semplicemente Sarah era riuscita a scombinargli la mente fino al punto da fargli fingere di conoscere il suo stesso figlio.
Giro il foglio tra le mani e trovo, sul retro, una manciata di righe scritte di fretta.

Sei diventata meravigliosa Bel.
Vorrei essere li accanto a te e scusarmi di tutto ciò che ti ho fatto passare, ma purtroppo ora non è possibile.
Sei più speciale di quanto tu creda, più di quanto ti faranno credere.
Non ti dirò di non credere a nessuno, semplicemente perché nemmeno io so per certo di chi potermi fidare, quindi ti dirò solo di seguire Ogni parte di te, l'istinto potrebbe diventare il tuo unico alleato.
Ho incontrato un uomo, era uno di noi, ero spaventato e mi ha aiutato, mi ha raccontato di una vecchia profezia, diceva che avrebbe potuto riguardare uno di noi due.
Ho sempre sperato riguardasse me, ma ormai, dopo essere arrivato a questo punto, non vedo più quel barlume di speranza.
Ti riporto quello che lui ha detto a me:

< Il destino è crudele per colui che dal peccato dei suoi predecessori è stato segnato.
Sarà solo e spaventato, segnato d'ombra il suo passato.
E quando fiducia mal riposta lo condurrà sul suolo amico.
Solo allora troverà risposta da quello che credeva suo nemico.
Riscatterà un peccato non da lui commesso.
O distruggerà tutto ciò che rimane e a noi connesso.>

Ci rivedremo.
Ti ho sempre amato sorellina e ti amerò sempre.

Jeremy.

Rileggo quelle poche righe per due... tre... quattro volte.
Vorrei davvero con tutto il cuore di aver trovato prima quel disegno, ma so che anche Jeremy era consapevole che non lo avrei trovato, se non dopo il compimento dei sedici anni.
Forse sto dando troppo peso a quelle parole, ma la profezia, sembra molto una spada di Damocle che pende pericolosamente verso la mia testa.
Ero stata segnata profondamente da ciò che mia madre aveva compiuto, un genocidio sulle spalle non è poco per sentirsi in colpa e voler rimediare agli sbagli della propria famiglia.
Mi chiedo se mio fratello avesse mai davvero saputo delle bestialità che nostra madre ha compiuto, ma soprattutto mi chiedo se il genocidio sia stato l'unico suo peccato.
Che abbia fatto qualcos'altro? Qualcosa di più terribile? Mi sembra difficile, ma forse non sono ancora consapevole di tutta la verità, comunque a qualsiasi peccato si riferisca, io cercherò in ogni modo di rimediarvi, e far si che lei non possa commetterne altri.
Ma per ora credo che si parli di quello, cosi come sono quasi certa che se fallirò sarà la città sapiente ad essere distrutta.
L'unica cosa che non ho capito è chi dovrebbe essere colui che all'inizio pensavo essere il mio nemico.
Non penso si riferisca a Sarah, altrimenti avrebbe parlato ancora di antenati, o roba del genere.
Sono talmente persa nei miei pensieri che non mi accorgo subito che ormai il sole è quasi sorto del tutto.
Sto perdendo troppo tempo, tempo che non ho a disposizione.
Guardo alla svelta i libri, rimango sorpresa nel vedere che sono molto antichi, parlano di magia, e della città Sapiente. Mi chiedo dove abbia trovato quei libri, ma soprattutto, se siano sempre stati lì, sotto il suo letto, per tutti gli ultimi sei anni. Ma il pensiero svanisce in fretta quanto è arrivato. Decido di prenderli con me, così come il taccuino rilegato e l'album da disegno.
Con ancora addosso la giacca metto le cose che ho deciso di portare nello zaino e mi avvio alla porta.
Ho la sensazione che forse non tornerò a casa molto presto, non prima di quanto pianificato in origine almeno, ma non mi permetto di fermarmi a pensarci, so che se non mi distacco ora, potrei non trovare più il coraggio per farlo.
E allora esco, lasciandomi finalmente alle spalle tutto ciò che ora, mi sembra così superfluo che quasi mi viene da ridere al pensiero.
Le comodità della mia casa, la sicurezza delle quattro mura conosciute.
L'illusione di una vita vissuta felicemente e senza rimorsi. Illusione, niente più di quello, di rimorsi ora ne ho, fin troppi, ed è per questo motivo che me ne sto andando, ma con la promessa di tornare.
Non mi volto per un ultimo sguardo alla mia vecchia vita che scompare, semplicemente me ne vado, camminando ritta, con lo sguardo fiero e gli occhi rossi per il pianto, senza occhiali, né finta postura sgraziata, né goffaggine a nascondermi dal mio avvenire, non più. Questa sarà la nuova Isobel. Senza macchinazioni o sotterfugi per sembrare un'altra. Almeno per un po', ho bisogno di illudermi che in questa avventura poso farcela a modo mio. Almeno fino a quando non dovrò affrontare Samuel e Sarah. Fino a quel momento sarò la me stessa che nessuno mai ha conosciuto, che perfino io devo ancora scoprire.

Mi dirigo spedita verso la fermata del bus, che mi condurrà un po' più vicino alla mia meta.
Non incontro quasi nessuno, in quella che sembra una città fantasma, fatta di ombre e ricordi.
Conosco questo angolo di mondo come le mie tasche e , come se non bastasse, grazie ai miei nuovi sensi accentuati, non ci metto molto a capire che qualcuno mi sta seguendo.
Tuttavia non riesco a capire chi sia. Ho il vento contro, e non voglio arrischiarmi a guardarmi dietro, per ora l'ombra non ha dato segno di volermi attaccare, quindi, meglio non darle motivi per farlo.
Non corro, ma rallento l'andatura, in modo da arrivare perfettamente alla fermata dell'autobus, nell'esatto momento in cui esso arriverà.
I miei calcoli sono quasi del tutto esatti, costringendomi a una leggera corsetta per raggiungere le porte in chiusura. Pur essendo parzialmente errati, fanno comunque al caso mio, in quanto il mio inseguitore, per quanto si sia sforzato di raggiungere l'automezzo in partenza, non ha fatto in tempo, e ora è fermo dentro un'ombra a fissare i fanali che si allontanano nella leggera foschia mattutina, non ancora del tutto dissipata dal calore del sole.
Dentro di me sto gioendo, ma non lo do a vedere.
So che probabilmente dovrei preoccuparmi per quell'ombra che mi ha seguita, ma mi convinco a non farlo, nessuno potrebbe sapere dove sarei scesa e poi, la corriera dopo sarebbe partita dopo due ore, quindi a quel punto sarei già stata troppo lontana.
Mi affretto a prendere posto nell'autobus mezzo vuoto, optando per un posto appartato, lontano dalle altre persone presenti, ma adeguatamente vicino alla porta d'uscita posteriore.
Da quanto ho capito il viaggio dovrebbe durare circa tre ore e venti minuti, quindi ho tutto il tempo necessario per guardare più attentamente le cose di Jeremy.
Scopro cose molto interessanti nel libro sulla magia, non è come avevo pensato, un libro di incantesimi o formule magiche, è più come una spiegazione delle fonti magiche. Spiega da dove i Maestri prendano la loro forza, e come riescano a sfruttarla al meglio. Per quanto trovi estremamente interessante l'argomento, mi trovo più interessata dagli appunti che Jeremy ha scritto a margine di quasi ogni pagina.
Non sono prettamente appunti, sembrano più spiegazioni, come se sapesse che qualcun altro dopo di lui avrebbe avuto bisogno di leggere e capire quei concetti.
Inizio a chiedermi se effettivamente mio fratello non avesse una leggera capacità di prevedere il futuro, sempre premesso che i Maestri abbiano quel potere.
Provo una sensazione strana nel leggere queste cose, è come se un immenso portone mi si spalancasse di fronte, lasciando entrare il sole.
Il tempo scorre veloce e in men che non si dica facciamo la seconda fermata della tratta. La prima era stata dopo circa quarantacinque minuti, non erano salite molte persone, solo una coppia di anziani che si era seduta vicino al guidatore. Ora invece, osservo attentamente i tre ragazzi che salgono e si dirigono verso il fondo, ovvero verso di me.
Due di loro scherzano e si prendono a spintoni, sono fratelli, la somiglianza è incredibile. Sorrido debolmente quando mi passano accanto, ricordi tristi riaffiorano, ma li ricaccio indietro. Non voglio perdermi nel mio passato.
Il terzo ragazzo si mette un paio di sedili davanti al mio, ma dalla parte opposta, non vedo il suo volto, indossa il cappuccio della felpa, ma sento una strana aura provenire da lui, è sicuro di se, aggraziato, dalla posa dritta e impeccabile, come se fosse un militare, o un uomo d'altri tempi.
La sensazione di conoscerlo è lì, sottopelle, ma svanisce in fretta.
Mi riscuoto dal torpore momentaneo e decido di aprire il taccuino di pelle.
Ero incerta su cosa avrei trovato, ma di sicuro non pensavo alla serie di fogli bianchi che sto osservando ora.
Lo guardo tutto, pagina per pagina, davanti e dietro, sfoglio in fretta e lo scuoto per vedere se, magari, all'interno delle pagine c'è qualche foglio nascosto.
Ma niente.
È solo un vecchio e logoro taccuino vuoto.

ReminiscentWhere stories live. Discover now