Capitolo 7

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Torno in camera e trovo Cris seduta sul letto.
"Come è andata?" Mi chiede impaziente.
"Stavo per confessare tutto ma è arrivata la Lisandri e non ho potuto farlo." Abbasso lo sguardo, abbattuta.
"Dai vedrai che andrà meglio la prossima volta." Dice sorridendomi.
"Lo spero."
"Si sarà così. Adesso dormici su, è tardi."
"Va bene, Buonanotte Cris."
"Buonanotte."

Un nuovo giorno è arrivato e un raggio di sole mi colpisce il viso facendomi svegliare.
Guardo il cellulare: sono solo 6:00 del mattino.
Mi alzo scocciata dal letto, tanto so già che per quanto ci provi non riuscirò più ad addormentarmi.
Indosso una felpa e scendo in giardino.
L' aria fresca mi entra nei polmoni provocandomi una sensazione di gelo.
Mi siedo su una panchina e senza che me ne renda conto, incomincio a riflettere.
Penso a tutto ciò che mi è capitato fino ad oggi.
Poi involontariamente mi viene in mente il viso di Vale. Il suo sorriso e la sua capacità di tirarmi su il morale con le sue, semplici ma vere, parole.
Ad un certo punto sento una mano posarmi su una spalla.
Milioni di brividi e farfalle nello stomaco di impossessano di me.
"Hey, che ci fai qui?"
È Vale.
"Niente, penso."
"E a che pensi?" Chiede avvicinandosi di più con la sedia a rotelle.
Io alzo le spalle, guardando verso il basso.
"Sicura di stare bene?" Chiede ancora, alzandomi il mento constringendomi a guardarlo negli occhi.
Mi perdo un' altra volta in quegli splendidi occhi color cioccolato.
"Si. Sono solo un pò confusa. Sono qui soltanto da ieri. Devo ancora farci l' abitudine."
"Lo so ti capisco."
Dopo qualche minuto, Vale rompe il silenzio: "Hai paura?" Mi chiede.
Non è una domanda specifica ma so a cosa si riferisce.
Lo guardo negli occhi e annuisco.
"Tu?"
"Si. Molta." Confessa.
"Ho paura di non farcela. Per questo cerco di godermi la vita meglio che posso." Continua.
"Tu non te ne andrai." Lo rassicuro prendendogli le mani. Rabbrividisco, ma la sua stretta mi mette sicurezza e so che vale lo stesso per lui in questo momento.
"Non devi pensarlo nemmeno per scherzo. Tu combatterai e riuscirai a sconfiggere una volta per tutte il tumore. Ne sono sicura." Continuo tenendogli sempre le mani.
Ad un certo punto, non so da dove trovo il coraggio, mi avvicino sempre di più al suo viso. Sento il suo respiro sulla mia pelle provocandomi altri brividi. Siamo neanche a un centimetro dalle labbra dell' altro, i nostri nasi si toccano.
Ma, tanto per cambiare, Davide rovina tutto.
"Hey, che fate?" Chiede quasi urlando.
Ci allontaniamo immediatamente.
Intanto so che le mie guancie sono arrossate come mai in vita mia.
"N-niente, aveva una ciglia in un occhio e stavo cercando di toglierla." Invento.
"Ah si e perché sei arrossita?" Chiede con un tono di sfida.
"Perchè fa caldo qui. N-non lo sentite anche voi?" Dico sventolandomi le mani davanti al viso.
"A-adesso devo andare. Ci vediamo dopo." Saluto e corro più in fretta possibile dentro.
Intanto le mie guancie non hanno cambiato colore per niente, penso che invece ne abbiano acquistato ancora.
Entro dentro e mi reco in camera.
Cris è già sveglia.
"Dove sei stata?" Mi chiede non appena mi vede.
"Sono scesa un pò in giardino. Non riuscivo più a dormire."
"Mi hai fatto preoccupare."
"Tranquilla sto bene." Dico sorridendogli.
Cris ricambia.
Mi siedo sul letto e metto le cuffie.
"Martina!" Mi chiama Cris.
"Si?"
"Su, vieni dobbiamo andare al campo da basket!" Dice.
Campo da basket? Giusto, ci eravamo messi d' accordo per giocare! Me ne ero proprio dimenticata!
"Va bene, aspetta che mi cambio e arrivo."
Prendo una canottiera e dei pantaloncini e me li metto.
"Ok, andiamo."

Sono arrivati tutti sul tetto. Pure quello stupido di Davide. Non so perchè ma mi sta diventando antipatico.
"Ok, facciamo una partita?" Chiede Leo.
"Va bene." Rispondo io.
"Ah, io non gioco, guardo soltanto." Esclama Cris.
"Va bene, allora facciamo le squadre. Chi è forte tra voi? Perchè io sono davvero negato."
"Io, almeno mi dicono." Confesso un pò imbarazzata.
Non finisco di parlare che la porta si apre di nuovo.
Escono 4 ragazzi.
"Levatevi dalle palle, qua ci stiamo noi." Ci ordina un ragazzo con la sedia a rotelle che, a quanto pare, è il capo del gruppo.
Si avvicina sempre di più a noi, ma io lo fermo.
"Senti bello, il campo non è tuo e poi noi siamo arrivati prima di te. Se vuoi stare qua devi trattarci bene, altrimenti quella è la porta." Dico indicando l' entrata.
"Oh la ragazza è arrabbiata, scusa se ti abbiamo invaso il castello." Dice alzandomi il mento con due dita.
"Non mi toccare." Urlo togliendomi la mano di dosso.
"Te lo ripeto un' ultima volta, se vuoi stare qui devi trattarci con rispetto altrimenti ti riporto da dove sei venuto."
"Ragazzi, non facciamola piangere altrimenti poi chiama la mamma." Dice lo stesso ragazzo di prima provocando le risate dei suoi compagni.
"Oh ma che cazzo vuoi?" Chiede Leo prendendo le mie difese.
"Voglio che vi leviate dai coglioni e che ci lasciate giocare."
"Anche noi stavamo giocando. E potremmo dire la stessa cosa." Commento.
"Allora, dato che stavate giocando facciamo una sfida."
"Ma non è corretto loro sono in 7 e noi in 4, vinceranno sicuramente." Commenta un suo amico.
"Ma figurati, sono tutti degli sfigati, non ci batterebbero mai." Esclama ridendo.
"Va bene giochiamo. Ti facciamo vedere noi chi sono gli sfigati." Dico prima di prendere la palla e fare rimessa.
Incomincia la partita.
Passo la palla a Vale che in questo momento è l' unico libero. Cerca di passarla a Leo, ma il cretino di prima gliela ruba a fa canestro. Ride e mi guarda. Io di risposta lo fulmino con lo sguardo.
"Sentite facciamo una cosa, dato che noi non abbiamo mai giocato insieme ci lasciate parlare?" Chiedo.
"Perchè dovremmo? Giochiamo e basta!"
"Scusa ma di che ti preoccupi, hai paura che preparandoci degli schemi ti potremmo battere? Hai detto tu stesso che non vinceremo mai!" Dico sfidandolo.
"Va bene ma solo 2 minuti."
Mi avvicino ai ragazzi.
"Ho un piano: voi passatemi la palla ogni volta che sono vicina al canestro e cercate di essere il più distante possibile tra di voi. Se saremo ben sparsi per il campo sarà più semplice vincere. Io cercherò di rubargli la palla tutte le volte che ne ho la possibilità. Va bene?" Dico.
"Si." Commentano quasi tutti.
"Forza, facciamogli vedere di che pasta sono fatti i braccialetti!" Urlo alzando il polso.
"WATANKA!!!" Urliamo tutti insieme alzando il braccialetto al cielo.
Ci riprepariamo e continuiamo la partita.
Sono sempre io a fare la rimessa e questa volta la partita procede bene.
Tony ha passato la palla a Leo che, di risposta, l' ha passata a me e io l' ho tirata a canestro facendo ben 2 punti a 6 per noi.
Gli avversari si stanno sempre più innervosendo ma cosa vogliono: i braccialetti sono imbattibili!!! ;)
Intanto la partita continua e io ho rubato la palla al ragazzo di prima.
Ce l' ho in mano ma sempre quel ragazzo cerca di riprendersela.
Tira la palla verso di lui ma io non gli permetto di tenersela.
Continuamo a tirare fino a quando non la lascia. La palla mi arriva con violenza in faccia e facendomi cadere a terra.
Intanto i miei amici vengono a soccorrermi.
Mi rialzo e mi accorgo che il naso ha iniziato a sanguinare.
"Stai bene?" Mi chiedono praticamente in contemporanea Cris e Vale.
"Si è tutto apposto." Dico tranquillizzandoli.
"OH MA SEI SCEMO?!" Urlo contro quell' idiota.
"Scusa, adesso la bambina è costretta a chiamare la mamma."
"Te lo faccio vedere io chi è la bambina!" Urlo lanciandomi contro di lui e scagliandogli con tutta la forza che ho, un pugno sull' occhio.
Il ragazzo, avendo la sedia rotelle, parte all' indietro, fino a cadere a terra. I suoi "schiavetti" allora, lo aiutano a rialzarsi mentre uno di loro si lancia contro di me spingendomi a terra.
Davide, tira un pugno al ragazzo che mi ha spinto e un' altro di loro gli tira un calcio allo stomaco.
Inizia una vera e propria guerra.
Ci stiamo tutti prendendo a pugni.
L' unica, che cerca di fermare le cose è Cris ma inutilmente.
"FERMATEVI TUTTI!" Ci urla una voce dall' entrata della porta.
Cazzo! È la Lisandri!
"VI SEMBRA UNA COSA BUONA PRENDERSI A PUGNI!? E POI DOVE STATE AD UN BAR?! FILATE DENTRO E OGGI NIENTE FUOCHI D' ARTIFICIO!" Ci continua ad urlare.
"E TU MARTINA TI AVEVO DETTO DI NON FARE SFORZI ALTRIMENTI LE FERITE SI RIAPRONO!" Mi urla ancora.
"Quali ferite?" Mi chiede Vale.
"N-niente." Taglio corto.

Entriamo dentro tutti e il ragazzo con la sedia a rotelle ci propone un' altra sfida.
"Io te la farò pagare!" Dice indicandomi.
"Vediamoci stanotte, così ti faccio vedere io. Figurati se adesso mi faccio mettere le mani addosso da una ragazzina!"
"Va bene, ci sto. Per cosa?"
"Facciamo una gara. Tutti insieme." Dice con ghigno.
"No, solo io. Tu ce l' hai con me. Gli altri non centrano nulla."
"Ok, ci vediamo stasera alle 9 in punto in cucina."
"Va bene, a stasera."
Detto questo lui e suoi stupidi amichetti se ne vanno.
"Martina, sei pazza?! Non ce la farai mai! Ti sentirai male! E poi hai sentito cosa ha detto la Lisandri: non devi fare sforzi!"
"Lo so, Cris. Ma io ce la farò. A scuola ero tra le prime nei 1000 metri."
"Ma qua non stiamo parlando di 1000 metri, stiamo parlando di un ospedale! E poi sei malata, non sei nelle condizioni ideali per fare questi sforzi!" Esclama preoccupata Cris.
"Stai tranquilla. Ti fidi di me? Vinceró."
"Secondo me ha ragione Cris: Martina è pericoloso per la tua salute capisci?"
"Non ti ci mettere pure tu, per favore Vale!" Esclamo stufa.
"Ci vediamo dopo." Saluto uscendo in giardino.
Mi sento delusa.
Perchè nessuno si fida mai di me e delle mie capacità? Lo so che è pericoloso e tutto il resto ma di certo facendo così non mi aiutano. So anche che mi sto soppravvalutando, ma per una volta voglio essere sicura di me stessa. Voglio credere di battere qualcuno anche se so che andrà tutto per il verso contrario. Voglio avere la soddisfazione di aver vinto con le mie forze, contanto solamente su me stessa.
Le lacrime, senza rendermene conto, mi rigano il viso.
Sono stanca di essere sempre incompresa da tutti.
Rientro e mi reco in camera mia. So cosa farò lì: prenderò quella benedetta lametta e la farò finita per tutte. Non ne posso più.
Entro in camera e apro lo zaino: ne avevo nascosta una lì, nel caso i miei mi avessero portata qui dove sono ora.
NON C' È. Non dirmi che...
Apro disperatamente ogni tasca di quel dannato zaino in cerca di qualcosa di tagliente, ma non c' è nulla.
Mentre le lacrime continuano a scendermi senza fine Cris entra dentro.
"Che succede?" Mi chiede abbracciandomi.
"Lasciami stare." Dico fredda, togliendomi dall' abbraccio.
"Che ti prende?" Domanda Cris più preoccupata che mai.
"Mi prende che voglio farla finita! Sono stanca di tutto e di tutti!" Confesso urlando.
Le lacrime continuano a scendere.
"Vieni qui." Dice Cris abbracciandomi nuovamente.
"Perchè dici che vuoi farla finita. Cos' è successo?" Chiede sempre abbracciandomi.
"Nessuno si fida mai di me. Nessuno. Nemmeno tu."
"Che cosa dici? Tutti si fidano di te, soprattutto io."
"Non é vero, tu pensi che io non riesca a vincere quella stupida gara."
"Invece si, sono sicura che la vincerai, ma ho paura per le conseguenze. Dopo ti sentirai sicuramente male."
"Meglio, almeno morirò prima."
"Smettila di dire tutte queste sciocchezze." Dice stringendomi sempre di più.
"Vuoi sapere una cosa? Tu sei la migliore amica che abbia mai avuto. Senza di te non ce la farei. Sei come una sorella per me. È per questo che mi preoccupo così tanto, lo capisci?"
"Si. Scusa." Dico piangendo sempre di più.
"Dai non piangere. Preparati che andiamo dagli altri ok?"
"Va bene."
"E ricorda che ti voglio bene." Mi dice Cris sorridendo.
Ricambio il sorriso.

Scusate se è da millenni che non pubblico il capitolo ma tutto luglio sono stata al Grest e ho avuto moltissimi impegni essendo un' animatrice. Comunque sono tornata e sono più felice che mai.
SIAMO A 320 VISUALIZZAZIONI!!!!
PER ME SIGNIFICA DAVVERO TANTO. GRAZIE MILLE. ;-*
Inoltre prima di andarmene volevo avvisarvi che ho scritto una breve fanfiction su "Hunger Games" che si chiama "~Resteresti con me? Per sempre~" se siete grandi fan leggetela ne sarei molto felice.
Adesso vado, ciao e grazie ancora. :) ;-*

Resta. Ho bisogno di te♡Where stories live. Discover now