CAPITOLO 5

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Come se non bastasse, comincio a sentirmi male.
Ho sempre avuto paura dei posti chiusi, da quando, da piccola, sono rimasta chiusa nel bagno della scuola: avevo circa 7 anni, e ricordo benissimo il terrore che mi accompagnó per tutto il tempo. Sono rimasta lì per circa 1 ora, fino a quando una bidella finalmente non se ne accorse.
Ecco, questa é una delle mie più grandi paure che non ho mai confessato a nessuno. Penso che se qualcuno conoscesse i miei punti deboli, li sfrutterebbe a suo favore facendomi soffrire ancora di più.
"Vale, mi sento male, aiutami ti prego." Confesso terrorizzata e presa dal panico.
"Calmati, respira. Vieni appoggiati a me." Mi rassicura scendendo dalla sedia a rotelle e sendendosi per terra.
Faccio come dice.
"Come ti senti adesso?"
"Meglio... grazie." Vale mi sorride.
Dopo qualche minuto di imbarazzato silenzio, prendo coraggio e chiedo: "Ma perché ti preoccupi così tanto per me? Mai a nessuno é importato come sto... anzi se non esistessi starebbero meglio."
"É per questo che hai un carattere arrogante e orgoglioso?"
"Si... perché i miei compagni fin dal primo anno del liceo, mi hanno incominciata a prendere in giro. All' inizio mi deridevano soltanto di nascosto. Poi la cosa si ingrandì e iniziarono a farlo davanti a tutti, fino a quando la situazione non precipitò del tutto. Incominciarono a picchiarmi. Da uno schiaffo sono arrivati a riempirmi di pugni e calci allo stomaco, distruggendo del tutto la mia autostima e la mia sicurezza. Questo era il loro scopo e ci sono riusciti perfettamente." Ho le lacrime agli occhi. Cerco di trattenermi, ma so già che con il discorso che sto per fare, tutto ciò sarà completamente inutile.
"Inoltre..." faccio un grande respiro. "Inoltre 3 mesi fa é morta mia sorella, e come se ciò non fosse abbastanza, ai miei genitori non importa più niente di me. Anzi mi considerano la fallita della famiglia, la strana che non riesce a tenersi stretti degli amici. Ecco cosa sono per tutti: una sfigata, una stupida, una fallita." Come avevo previsto le lacrime scendono di continuo. Non riesco a resistere e crollo definitivamente. Mi metto le braccia davanti al viso e le appoggio alle ginocchia. Incomincio a singhiozzare mentre immagini tristi della mia vita, mi passano di continuo davanti agli occhi: la prima volta che hanno incominciato a picchiarmi, il funerale di mia sorella, quando conobbi coloro che mi avrebbero rovinato l' esistenza, il momento in cui i miei mi diedero la notizia della sua morte.
Ma ad un tratto, Vale mi abbraccia e stupita della sua azione sobbalzo. Intanto miliardi di brividi mi passano per tutto corpo.
"Tu non sei né una sfigata, né una stupida, nè una fallita. Sei soltando una ragazza con un sacco di problemi e milioni di stronzi che gli girano intorno. Questa gente, non merita nemmeno di vederti. Tu sei migliore di loro, é per questo che ti hanno preso di mira. Sono solo invidiosi. Non farti cambiare dal loro comportamento, sei bella così come sei." Dice accarezzandomi il viso e guardandomi negli occhi. Il suo sguardo sembra sincero.
Ed ecco che altri brividi mi percorrono lungo la schiena e il cuore comincia a battere all' impazzata. Per qualche secondo mi perdo nei suoi occhi marroni.
Merda. Credo che mi stia innamorando. Non voglio amare. Ogni volta che lo faccio c' é sempre qualcuno che mi spezza il cuore.
Comunque ciò che ha detto mi fa riflettere: Vale é uno dei pochi in grado di capirmi fino infondo e sà come tirarmi su il morare. Persone così devo sempre tenermele strette.
Ad un certo punto, l' ascensore inizia a funzionare. Le porte si aprono lasciandoci finalmente liberi.
"Allora, usciamo?" Chiedo sorridendogli.
"Si però dobbiamo andare dagli altri , ci staranno cercando."
Usciamo dall' ascensore e, camminando per i corridoi, finalmente li incontriamo.
"Eccovi, dove eravate finiti?" Chiede Cris preoccupata.
"Siamo rimasti chiusi in ascensore." Risponde Vale arrossendo.
Non capisco, perchè arrossisce? Forse la teoria di Cris é vera: e se gli piacessi? Bhe, dovrebbe essere un bene: forse anche a me piace.
Mi accorgo che Davide é molto teso. Ha le mani chiuse in un pugno e si vedono molto bene le vene. Inoltre sta fulminando con lo sguardo Vale.
Non sarà mica geloso? Adesso sono più confusa di prima. Non ci capisco più niente.
"Hey Martina, ti sei incantata?" Chiede Leo passandomi una mano davanti agli occhi.
"Eh? Come?" Rispondo provocando una fragorosa risata da parte di tutto il gruppo.
"Comunque... puoi entrare anche tu nel gruppo." Dice d' un tratto Davide, mostrando un timido sorriso. Io ricambio.
"Allora, dammi il polso." Quasi mi ordina Leo.
No, aspetta. Non posso. Cavolo se alzo le maniche della felpa tutti capiscono che...
"Cosa hai fatto ai polsi?" Chiede preoccupato Tony.
Cazzo, sono nei guai. Non voglio che sappiano la verita. Almeno non ora.
Rimango paralizzata. Guardo Cris, con uno sguardo spaventato, in cerca di aiuto.
"Si é... bruciata." Inventa Cris sul momento.
"Ah." Commenta Vale. Non credo che ci sia cascato. Ma gli altri, penso che ci abbiano creduto. Lui, oltre a Cris, é l' unico a sapere tutto.
Leo allora, prende dal suo braccio, un braccialetto, e lo mette lentamente sul mio, pronunciando una strana parola. Anche gli altri la dicono, allora di conseguenza, la pronuncio anch' io.
Proprio in quel momento, arriva un infermiera tutta affannata e con il fiatone.
"Finalmente ti ho trovato! Vieni con me Martina."
"Ok." Rispondo esitando.
"Ci vediamo dopo." Saluta Cris, seguita dagli altri. Io faccio un cenno con la testa e seguo la dottoressa.
Apro la porta. É una stanza molto accogliente.
"Entra pure e sdraiati su uno di quei lettini là." All' inizio sobbalzo. Non l' avevo vista. Ma poi, faccio ciò che dice.
Mi sdraio su uno dei lettini che la psicologa ha indicato e faccio un respiro profondo.
"Tu sei Martina giusto?"
"Si." Rispondo.
"Io sono la psicologa Mainardi. Sfogati, dimmi tutto ciò che vuoi. Sono qui per aiutarti."
"Non ho niente da dire. Non ho bisogno di aiuto." Commento sicura.
"Allora ti faccio delle domande: Qual é il motivo che ti ha spinto a fare quell' azione?" Chiede.
Io non rispondo. Mi limito a guardare il soffitto ben curato, sopra la mia testa.
"Ok, ho capito che non ne vuoi parlare. Forse non é il momento giusto? Vuoi aspettare ancora un pó?"
Non rispondo nemmeno a questa domanda.
"Va bene, ci vediamo dopodomani alle 10:00. Puoi andare."
Mi alzo dal lettino e mi dirigo verso la porta d' uscita senza nemmeno salutare.
Non ho bisogno della mano di una psicologa. Ho bisogno soltando di qualcuno che mi ami, ecco il mio problema.
Mi reco in camera di Rocco, senza un motivo preciso.
"Ciao Rocco, come stai?" Chiedo sapendo che non avrei ricevuto alcuna risposta.
"Ah, ma che ci faccio qui a parlare con te! Tanto non mi puoi nemmeno rispondere!" Urlo irritata e tornandomene in camera mia.
Apro la porta della mia camera e noto che Cris e Leo sono sul punto di baciarsi. Ma, quando si accorgono della mia presenza, si allontanano di scatto arrossendo.
"Scusate non volevo disturbarvi."
"Che succede che sei un pò di morale?" Mi chiede Leo gentilmente.
"Succede che più penso alla mia vita, più mi faccio schifo da sola."
"Perché?" Chiede Cris.
"Lo sai il perché!" Sbotto.
"Scusa, me la sono presa con te che non centri niente... Vi lascio soli. Ho bisogno di prendere un pò d' aria. "
"Comunque, per qualunque cosa, noi ci siamo ok?" Dice Leo.
"Grazie ragazzi." Rispondo prima di andare in giardino.

Resta. Ho bisogno di te♡Where stories live. Discover now