Golden Cage

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Nuovo giorno, nuovo me

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Nuovo giorno, nuovo me... è così che si dice, no? Beh, peccato che il "nuovo me" sia morto ancora prima che il sole sorgesse. Mi ero ripromesso che con l'inizio del nuovo anno scolastico sarei cambiato, che avrei provato ad essere migliore, ma non credo ciò sia possibile.

Potrei provare, certo, ma finirei per deludere ancora di più i miei genitori. Non sono quello che vogliono loro. Non sono il figlio perfetto, quello educato, tranquillo, pronto a servire e riverire ogni loro desiderio per appagarli. Sono più il tipo di figlio con uno spirito libero. Non sono loro a decidere per me, sono io.

Sin da quando ero piccolo hanno sempre preferito lasciarmi a casa con le domestiche piuttosto di portarmi al parco cinque minuti, o anche semplicemente al lavoro con loro. Mi hanno sempre lasciato in mani altrui, affidando ad altri il compito di crescermi. Non sono mai stati dei veri genitori, non si sono mai preoccupati per me, non hanno mai pensato a come mi sentissi, a cosa provassi. Ma io... io ci penso a loro. Ed è sempre per loro che sono finito in questo casino.

Non hanno mai pensato a fare i bravi genitori per occuparsi della loro carriera e alla fine, rischiano di perderla. Se non fosse per me. È solo grazie a me che hanno ancora la loro attività, i loro prestigiosi hotel che, a quanto pare, valgono più della felicità del proprio bambino.

«Basta così ragazzi.», urla l'allenatore a bordo ring. Clay abbassa le braccia lasciando la posizione di difesa prima di passarsele sul labbro spaccato. «Però Reed, potevi andarci giù meno pesante.» scherza pulendosi il sangue con il panno lanciatogli dal coach. «E perdermi il divertimento? Mai.», rispondo sghignazzando per poi tirargli una pacca amichevole sulla spalla.

«Bravi ragazzi. Andate a fare una doccia e dritti a casa.» dice Darius battendo le mani per attirare la nostra attenzione. «Reed, con me.», ordina poi prima di avviarsi verso il suo ufficio.

Afferro il borsone seguendolo, già consapevole di quello di cui vuole parlarmi: i mondiali. Ogni due anni me li ripropone, e ogni volta io rifiuto. Darius sostiene che io sia più che all'altezza, e lo so anche io, ma sento che non è il momento giusto, non ancora per lo meno.

Quando entro lo vedo sistemarsi con naturale eleganza sulla scrivania. Ha quarantasette anni, ma nei suoi movimenti non c'è traccia di lentezza. I capelli castano chiaro, appena mossi, gli cadono sulla fronte incorniciando uno sguardo olivastro che muta con la luce, passando dal marrone dorato al verde muschio. Una barba incolta gli copre la mascella, conferendogli quell'aria trascurata che, su di lui, sembra perfettamente studiata.

«Che è successo?», mi domanda incrociando le braccia al petto. Inarco un sopracciglio, confuso. Ma di che sta parlando? «Non eri concentrato. Hai assestato un paio di colpi solo perché Clay non ha la tua stazza, altrimenti ti avrebbe ridotto a un mucchietto di ossa rotte.»

«Niente, va tutto bene.», mento. Niente va bene, partendo dai miei genitori, per andare verso i loro hotel e Kate. Non riesco a smettere di pensarci. Cosa sarebbe successo se non avessi accettato? Se non mi fossi intromesso, cosa avrei perso? Avrebbe davvero avuto il coraggio di farlo?

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⏰ Huling update: Dec 05 ⏰

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