50"You don't have to pretend that you're okay."

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Brooklyn

Avrei tanto voluto che Justin ed io potessimo avere il nostro "posto". Come le coppie all'interno di un libro o di un film, quel posto in cui sanno che si ritroveranno se mai dovessero avere bisogno l'uno dell'altro. Quel posto in cui si nascondono dopo un litigio, o quando sono arrabbiati, e hanno il sentore che l'altro riuscirà a confortarli.

Ma Justin ed io avevo parecchi posti speciali - o almeno per me era così. Le immagini scorrevano all'interno della mia mente come diapositive. Sarebbe stato più facile trovarlo se avessimo avuto un posto sicuro.

Per prima cosa, fui scioccata quando lo vidi uscire dall'appartamento, non riuscii nemmeno a dirgli di prendere la felpa o la giacca. Sperai che prendesse la macchina o sarebbe morto di freddo. Mi ritrovai a piangere quando dovetti spiegare ai due uomini - che sembravano entrambi stupiti dalla corsa di Justin - che lui era il figlio di Jeremy ed era abbastanza impulsivo nel reagire quando qualcosa non andava per il verso giusto.

Annuirono comprensivi, offrendomi anche un fazzoletto per asciugarmi le lacrime. Cercavo faticosamente di smettere di piangere e pensare con lucidità, ma sapere che Justin era là fuori da solo e spaventato - incline a cacciarsi nei guai - aggiungendoci il fatto che avessi appena ricevuto quella notizia, non aiutava per niente.

Sapevo che avrei dovuto cercare Justin, controllare che non commettesse idiozie, ma non c'era nessuno a casa e non avrei potuto lasciare lì quei due uomini ad aspettare che Pattie tornasse.

Dov'era? E se Jazzy fosse tornata prima di lei, da sola?

La situazione stava diventando difficile da gestire. Ero troppo giovane per sapere quale fosse la cosa giusta da fare. Ero spaventata ed ero sull'orlo di una crisi di panico. Come se l'avesse sentito, uno dei soldati - quello con gli occhi azzurri e la testa rasata - poggiò una mano sulla mia spalla.

"Dovresti seguirlo," disse, riferendosi a Justin. "Jeremy era un buon amico e vorremmo dare noi la notizia a sua moglie. Aspetteremo qui." L'altro ragazzo, dagli occhi più scuri, annuì, afferrando la borsa di Jeremy dal suolo.

Cosa c'era lì dentro? Vestiti? Foto della sua famiglia? La sua uniforme...

Non volevo saperlo, e non sapevo nemmeno come avrei potuto dirlo a Pattie, Jazmyn e Jaxon. Il piccolo ed innocente Jaxon. Improvvisamente mi sentii sollevata nel sapere che non avrei dovuto farlo io. Non ne sarei stata capace, ero positiva.

"Okay," dissi tirando su col naso. Dovevo smetterla di piangere e cercare Justin. "Potete aspettare nel soggiorno." Lasciai entrare i due uomini e chiusi la porta. Non si guardarono nemmeno attorno e si sedettero sul divando. Era ovvio che Jeremy doveva aver significato molto per loro, avevano instaurato un'amicizia mentre erano lontani da casa.

Per qualche ragione, questo mi fece commuovere e singhiozzai, prendendo poi un respiro profondo. Lasciai i due uomini lì mentre m'infilai il resto dei vestiti - non mi ero accorta di non aver indosso né le calze né le scarpe e i miei capelli non erano più legati in una coda di cavallo.

Non m'interessava con quale aspetto mi fossi presentata davanti a loro, ad essere sincera. Dopo essermi vestita ed aver maledetto il fatto di non aver comprato scarpe più comode, afferrai la giacca di Justin (quella che avevamo comprato insieme) e sbattei la porta dopo aver salutato brevemente i due soldati.

Mi fidai nel fatto che non avrebbero ridotto la casa un disastro, visto e considerato i loro stati d'animo, dubitai potesse succedere. Una volta che fui in strada, non ero così felice del fatto che Justin avesse preso la macchina.

Per prima cosa, non era nelle condizioni di poter guidare. Secondo, ciò significava che poteva essere dovunque e le probabilità di trovarlo diminuivano. Esclusi le case dei suoi amici ed il parco.
Mi strofinai gli occhi con le mani non appena fui in macchina.

B.R.O.N.X.Where stories live. Discover now