Capitolo 11

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Her hair was red as the fire burning within him.》

È passata una settimana e mi sorprende che Melody non si sia ancora stancata di me.
Insomma, una come lei, così bella, come fa ad amare uno come me?
Camminiamo per i corridoi scolastici uno stretto all'altra, mentre tutti ci guardano strabiliati.
Sorrido soddisfatto e circondo con il braccio destro la vita sottile di Melody.
Un suo bacio basta per mandare a fuoco il mio cuore.
"Sheen"-Russel si pone davanti a noi, digrignando i denti.
È incazzato da paura, crede che io gli abbia 'rubato' la ragazza, ma ormai nulla può più scalfirmi.
Sorrido sprezzante. "Ciao, Russel. Come te la passi?"
"Brutto figlio di puttana!"-esclama lui afferrandomi per le spalle e facendomi indietreggiare.
"La mia ragazza non la tocchi"-sibila.
"Peccato"-dico, mente sento montare in me la rabbia e il desiderio di vendetta "perché non l'ho solo toccata."
"Ragazzi, basta!"-urla qualcuno, forse una ragazza.
"Io ti ammazzo"-sussurra minaccioso "te ne farò pentire. E anche a te, troia!"-esclama poi rivolto a Melody.
Una rabbia cieca esplode dentro me.
"Chiedile scusa"-ringhio afferrandolo per un gomito.
Russel ghigna. "Non si può chiedere scusa per aver detto la verità."
Dopodiché, si libera dalla mia presa e si allontana, lasciandomi di stucco.
"Non te la prendere. È fatto così"-Melody si avvicina e mi passa una mano sulla spalla "ignoralo."

Passano due settimane, durante le quali mi godo il tempo libero con Melody in tutto e per tutto. Suo padre è amico del mio; sono soci al club di golf e molto spesso capita che lei venga a casa mia per un pranzo od una cena. La amo, è per questo che ho deciso di aprirmi a lei totalmente.
Fino a tutto questo tempo, ho creduto che le minacce di Russel fossero a vuoto, ma non è stato così.
Melody ogni volta mi racconta di come si senta in pericolo costantemente, di come i messaggi di Russel la spaventino.
Una volta, mente siamo a casa sua, il campanelle suona.
"Vado io"-dice Melody uscendo dalla cucina.
Dopo un po', urla: "Mark, che fai qui?"
"Sheen è con te, giusto?"
Russel entra in cucina, trascinando Melody per un braccio.
"Lasciala andare"-sibilo, ottenendo un ghigno da parte sua.
"Altrimenti?"-mi provoca, tirandola a sé ed estraendo un coltellino svizzero dalla tasca della tuta.
Mi raggelo. "Che vuoi fare?"
"Secondo te?"-ribatte posando la lama sulla guancia di Melody, che emette un verso strozzato.
Non posso vederla così. Devo fare qualcosa.
Senza pensarci, afferro fulmineo un coltello dal cassetto del bancone.
"Lasciala."
Il suo sorriso mi fa perdere la ragione.
"Lasciala andare o ti ammazzo!"-grido agitando il coltello verso di lui.
In un attimo, Russel lascia Melody, e i due si scambiano un'occhiata d'intesa.
"Che succede?"-chiedo, nel momento in cui i miei entrano nella stanza.
"Che ci fate qui?"
Mio padre mi osserva, con sdegno.
"Signor Sheen, suo figlio ha...ha"-balbetta Russel, guardandomi con finto terrore.
"Ha cercato di aggredirci, così di punto in bianco!"-Melody scoppia a piangere.
Stanno recitando. Mi stanno mettendo spalle al muro.
"No..."-mormoro, facendomi cadere di mano il coltello, guardando mia madre, che mi guarda spaventata.
"Mi avevano avvertito dei tuoi comportamenti così aggressivi e violenti, da vero pazzo, ma non mi aspettavo fino a questo punto!"-esclama mio padre "sei una vergogna per gli Sheen."
"Non preoccuparti, Damien"-Melody mi lancia un'occhiata che mi raggela, facendomi aprire gli occhi sulla sua persona.
"Li abbiamo già chiamati. Saranno qui a momenti."
"Chi?"-chiedo, con agitazione "chi?"-ripeto, alzando la voce.
In questo momento, due uomini in camice bianco entrano dalla porta aperta.
"Che cosa significa, tutto questo?"
"Tu vieni con noi, rilassati"-uno dei due individui si avvicina a me e mi prende per le braccia, me le porta dietro la schiena.
"Che cazzo significa?"-urlo, quando leggo sulla sua targhetta 'ospedale psichiatrico.'
"Hai bisogno di una lezione, Andrew"-la voce di mio padre mi fa rizzare i peli sulla nuca.
Cerco di divincolarmi, ma non posso: ho le mani legate dietro la schiena, stette in un paio di manette.
Mi trascinano fuori di casa e, l'ultima cosa che vedo, sono gli occhi bassi di mia madre e il bacio appassionato che si scambiano Melody e Russel.
Un dolore fastidioso mi colpisce l'avambraccio, poi sento le palpebre farsi pesanti.
"Mi...mi avete sedato?"-biascico prima di chiudere gli occhi.

Sono passati mesi da quando sono rinchiuso dentro la cella di questo fottuto manicomio. Quattro pareti piene di crepe e polvere dappertutto.
È sempre tutto uguale. Le stesse pareti, le stesse discussioni piene di parolacce dei dipendenti.
Alzo gli occhi al cielo, sentendo l'ennesima offesa.
"Lasciatemi andare! No!"
Delle urla di ragazza risvegliano il mio interesse.
Corro alla porta della cella, cerco di sbirciare attraverso le sbarre della piccola finestrella su di essa.
"Ma che cazzo, il sedativo non ha funzionato? È durato siennò tutto il tragitto!"
"Beh, intanto in macchina è stata buona."
"Vi prego, non sono pazza! Non sono pazza!"-urla la ragazza.
A chi lo dici, tesoro.
Maxon compare davanti alla mia visuale, proprio di fronte la mia porta.
È l'uomo più stronzo che conosca, e sfortunatamente, è il capo dei dipendenti di questo settore.
"Adam!"
Il grido della ragazza è talmente disperato che mi scuote le viscere.
"Avanti, portatela dentro"-Maxon apre la cella proprio davanti alla mia.
Due ragazzi cercano di calmarla e di tenerla ferma, mentre la spingono all'interno dello spazio angusto.
Ha il trucco colato sulle guance, capelli lunghi e scuri e due occhi di un verde bellissimo.
Non oso neanche immaginare il motivo della sua presenza in un posto simile.
"No..."-mormora lei cadendo sul pavimento.
"Buona permanenza, tesoro"-dice Maxon chiudendo la porta a chiave.
"La ragazza ha risvegliato il tuo interesse, Sheen?"-dice notandomi, poi sghignazza.
"Lenah sarebbe un bel passatempo."
Poi se ne va, lasciandomi con una gran voglia di spaccargli il naso.
Il mondo non ha bisogno di altri bastardi come lui.
Lenah.
Il suo nome mi passa per la mente, ancorandosi ai miei pensieri.
Lenah; una ragazza così bella, così innocente.
"Ti aiuterò a non diventare realmente pazza, Lenah"-sussurro nel buio della mia cella.

Andrew- a Pain is peace novellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora