4•SUPPORTO•

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"Ueue indovinate chi è tornata"
Sorrisi,quasi incredula quando affacciandomi sul lungo corridoio scorsi all'inizio di esso,Nadizta. Una delle mie migliori amiche all'interno dell'istituto. Due anni fa iniziammo insieme,venimmo scortate dalla polizia insieme e insieme affrontammo ogni giorno,bello e brutto. Da quel momento diventammo inseparabili,tanto da convincere la vecchia direttrice a darci la stessa cella.

"Nad,sono contenta di rivederti"
Era passato un bel po' dal nostro ultimo incontro,uscite di li le nostre vite presero due strade diverse,ma infondo simili. Era una zingara,nelle tradizioni della sua famiglia la donna era vista come un'oggetto,un qualcosa da possedere e cosi suo padre ,anche questa volta ,aveva tentato di "venderla" a qualche parente o uomo di molti anni in più.

"Pur io,ma tu che ci fai qua?"
Mi guardava con quegli occhioni verde smeraldo,mentre attendeva spiegazioni.

"E che ci faccio qua Nad? Semp e stessi scemità"

"Se fossero state scemità,nun stiss ca nata vot"
Sbuffó,per poi proseguire in avanti. Salutó le sue vecchie compagne, e successivamente la sua attenzione ricadde sulla Rossa,appoggiata all'entrata della piccola saletta dove svolgevamo "l'ora dello specchietto". Maddalena o Nunzia ci lasciavano,a turno,specchiare in un piccolo specchio che doveva essere riconsegnato appena terminato il tempo a disposizione.

"Piacere,io sono Nad"
Fece per darle la mano,ma la ragazza si limito a guardarla.

"Viola" serró la mascella,per poi voltarsi di spalle e andare via.

"Chell gia m' sta ngopp o cazz"
Mi strappó una risata e mi lasciai cadere sul suo letto,appena raggiungemmo la sua cella. Amavo quella ragazza,riusciva a percepire ogni mia emozione,ogni mio stato d'animo,qualsiasi sentimento il mio cuore provasse. C'eravamo date tanto supporto negli anni trascorsi li e niente era riuscito a scalfire il nostro legame,nemmeno la lontananza.

"Mi vuoi dire che è successo?"
Si avvicinó poggiando la sua mano sulla mia gamba.

"O' figlij e zoccl" feci un pausa "Alfredo" chinai il capo.

"Ancora cu sta storij Silviè? Ma quando o capisc ca nun è buon?"

"Tutti me lo dicono,ma io o voglij bene Nad"
Ammisi,piu che a lei ,a me stessa.

Parlammo del piu e del meno,anche durante le lezioni scolastiche,che qui eravamo costretti a seguire. La direttrice ci teneva alla nostra istituzione e pensava addirittura,che,lo studio avrebbe dato una svolta nella vita di qualcuno,ma ognuno di noi conosceva bene le regole del sistema.

"Maró comandà ,ij m sfastareij proprij "
Le voci dei ragazzi richiamarono la nostra attenzione,quando si ritrovarono a prendere posto attorno al grande tavolo nel magazzino. Avremmo dovuto svolgere un progetto,un dipinto su delle piastrelle in argilla. Teresa,una delle tirocinanti addette al progetto inizió a farfugliare qualcosa sulla psicologia,catturando l'attenzione di quasi tutti i presenti.
"Maddalè,pozz?"
Dissi indicando la sigaretta che impugnavo tra le dita. Con un cenno,mi diede il permesso e silenziosamente mi incamminai verso l'entrata del magazzino,presi posto su uno degli sgabelli posizionati dietro l'angolo del muro e iniziai a bearmi della nicotina.

"Famm appiccià"
La mia quiete venne tempestivamente interrotta dal moro."A frnut è fa l'antipatica?"Chiese,aspirando il fumo dalla sua sigaretta.

"Tu e frnut è m da fastirij?"
Risposi acida,ma fu inevitabile per entrambi ridere. Non riuscivo quasi mai a indossare la mia maschera da dura. Rivolse uno sguardo al gruppo poco distante da noi "vien cu me" disse e senza esitare mi trascinò con se.

"Ma se ci scoprono,succer a rivolta. O saije comm'è punto e virgola,scass o cazz ess e i regole"

"Nun t'agità,ma staije semp agitat nennè?"
Rimasi incantata,quando voltandomi i miei occhi vennero catturati da tanta bellezza. Il sole,quasi calato,si sposava beatamente con l'immensità del mare. Spostai lo sguardo al moro,che appoggiato al muretto,si godeva di quel senso di libertà che tutto ció emanava.

"Io lo so cosa provi quando guardi il mare"
Disse,mentre le sue mani si ritrovarono ,ancora una volta,a sfiorare la mia guancia,leggermente arrossita. Un altro brivido percorse il mio corpo,ma questa volta non fu di disprezzo o paura,anzi,era come se il mio corpo non aspettasse altro che quel tocco.

"Che cosa provo,Ciro?" Marcai il suo nome.

"Dolore,è a stessa cosa mij"

"Pcche stai ca? Che fatt?"
Le parole fuoriuscirono dalle mie labbra automaticamente.

"Agg accis o meglij cumpagn mij" si fermó "mo nun tenè paur e me,se lo meritava"

" non ho paura di te"
Adesso ero io a sfiorare il suo volto. Istintivamente si avvicinó alle mie labbra,ma ancora una volta evitai il peggio. Non potevo lasciarmi andare,il mio cuore non era ancora pronto.

"Ma pcche faij accussi?" Mi bloccò ancora nella sua presa.

"Non posso..."

...
..
.

Spazio Autrice
Che ne pensate? Spero vi piaccia. Ho sempre immaginato come fosse stata la coppia Silvia-Ciro,e dopo vari tentennamenti ho dato libero sfogo alla mia immaginazione. Se vi va lasciate una stellina e perche no,anche qualche vostro parere.

•SI STAT TU•Where stories live. Discover now