. 37 . Oltremare

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. 37 . Oltremare

L'acidanthera° spargeva il suo profumo lieve, mentre si insediava la sera. I bei fiori bianchi, macchiati di porpora e violetto, attiravano decine di falene, che insinuando tra gli stami, la loro piccola proboscide, li fecondavano. Arbusti di camelie bordavano il piccolo patio, separandolo dal resto del giardino, i fiori bianchi e rosa spiccavano come piccole coppe ricolme, tra foglie sottili e coriacee, di colore verde scuro.
Le aveva seminate e accudite Ariela, le aveva scelte per le tipiche fioriture tardive e per la loro capacità di resistere al sole estivo, ma anche all'inverno temperato tipico dei luoghi di mare.
Eìos sedeva assorto a osservare la danza degli insetti intorno ai fiori; sulle gambe divaricate si appoggiavano i gomiti e le mani intrecciate puntellavano il mento di un viso dai lineamenti tesi e contratti. Gli occhi seguivano il leggero tremolio della lanterna smossa da un vento gentile, come fosse un pendolo oscillante e ipnotico. L'aria era pregna di elettricità statica, segno inconfutabile per le narici esperte di Eìos, dell'arrivo di una tempesta.
Betel giunse silenzioso alle sue spalle; rimase in piedi, sulla soglia della porta finestra, annusando la stessa aria minacciosa che veniva dal mare.
- Tutto è pronto. - gli comunicò, appoggiandosi allo stipite.
- La nave è carica, i marinai sono a bordo, come se dovessero mollare gli ormeggi da un momento all'altro, e in città da stamane si mormora della tua partenza imminente. Nella stalla, Ratho sta sellando i cavalli: solo un paio di bisacce ciascuno, così che possiate viaggiare leggeri e veloci. Io vi scorterò fino al confine della provincia, tanto per essere sicuri che nessuno vi metta i bastoni tra le ruote. - terminò, raggiungendolo sul patio odoroso.
- I miei progetti sono cambiati ... - cominciò, per poi prendere un ampio respiro, - Non porterò con me Ariela. -Betel lo guardò dubbioso: il piano che avevano congegnato era perfetto e puntuale in ogni piccolo particolare. Nessuno poteva sospettare i tempi e le modalità della fuga, né i gendarmi, per i quali Eìos era ancora ricercato, né Miran, al quale certamente avevano riferito dell'approntamento del Leviathan, infine, la propria decisione di scortarli per un tratto sarebbe servita solo a renderlo più tranquillo.
Cambiare le carte in tavola così all'ultimo momento gli appariva un inutile eccesso di zelo.
- Non voglio trascinare mia moglie nell'ennesimo progetto scellerato ... non lo merita! - gli spiegò, precedendo la domanda che immaginava sarebbe arrivata di lì a poco.
- Ti ha dato di volta il cervello? Vuoi abbandonare tua moglie? - replicò, con un tono eccessivo, incredulo.
- E' necessario, la mia vita è un groviglio spinoso e fetido e, fintanto che ella mi rimarrà accanto, nessuno dei due avrà pace. -
- E lasciarla sarebbe la soluzione? - incalzò, poiché si sentiva obbligato ad abbandonare la sua consueta calma per quei vaneggiamenti dell'amico.
- In questo momento, è l'unica, sì. Un giorno, forse ... -
- Se la lasci adesso, perderai ogni diritto ad un futuro insieme a lei. - lo interruppe, moderando il tono aggressivo che si era lasciato sfuggire, - Lo sai, vero, che ti odierà per aver reciso il vostro legame nel momento in cui, invece, avresti dovuto stringere di più i nodi? - lo avvertì, parandosi davanti a lui e cercando di farlo riflettere.
Tenere la propria donna affianco era la scelta verso cui cuore, anima e carne lo spingevano, ma Eìos, pur amando Ariela sopra ogni cosa, rimaneva un egoista. Non avrebbe saputo sopportare che, tra le fughe e le difficoltà, Ariela rimpiangesse la loro unione, né che egli stesso finisse col maledirsi per averglielo permesso.
Dunque, fuggiva senza di lei non per salvarla, ma per salvare sè stesso!
Ma questa vile debolezza non l'avrebbe mai confessata, né ad un sacerdote in camera caritatis^, né ad Ariela, perché ne avrebbe alimentato le speranze, tantomeno all'uomo che gli stava davanti e che lo invitava a riflettere.
- Preferisco che mi odi sin d'ora, piuttosto che vederla indurire poco a poco per una esistenza di fughe e paure continue. Voglio che si penta oggi d'avermi scelto e non domani per avermi seguito! - replicò con decisione, senza però il coraggio di mostrargli gli occhi, che avrebbero rivelato la menzogna. - E non voglio ... non voglio per lei l'inferno che spetta a me per essere nato dannato! -
- Rifletti. - insistette l'altro, tentando di indurlo a rivalutare le proprie decisioni.
Non era più il tempo delle riflessioni, non era più il tempo dell'illusione di poter amare ed essere felice; se l'avesse lasciata in quel momento, si sarebbe assicurata almeno la speranza di poterla avere ancora.
Era solo il tempo della speranza, come la semina per il contadino, al quale promette i frutti e le messi, al prezzo di lavoro e sudore; di preghiera e pazienza.
- La decisione è presa! - pose fine alla discussione con una frase lapidaria che non ammetteva repliche.
- Verrò con te, dunque. - propose Betel disarmato.
- Ciò che vale per Ariela, vale per te, Betel! - lo avvertì.
- La decisione è presa! - lo imitò, con la stessa determinazione con cui, pochi minuti prima, Eìos gli aveva impedito di replicare.- Se il tuo cavallo è già sellato ... - acconsentì, rendendosi conto che la fuga sarebbe stata più accettabile con al fianco un amico.
- Non cavalco mai a pelo, se non sono costretto ad inseguire qualcuno! - ironizzò, riferendosi alla notte in cui Eìos, aveva lasciato il rifugio nel bosco come un forsennato.
Eìos sorrise alla battuta, solo con un angolo della bocca.
Una metà di sé stesso era rinfrancata di non rimanere solo lungo la strada per allontanarsi dalla donna che amava, ma all'altra parte del suo cuore, quella soluzione appariva comunque una magra consolazione, vacua e infruttuosa.
Sospirò e passò le dita tremanti sugli occhi già stanchi, poi, ancora con la faccia nascosta tra le mani, gli suggerì: - Va' a dirle addio. -

In nome del sangue, in nome dell'amoreWhere stories live. Discover now