Capitolo 4

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«Sei sicura di volermi aiutare? Non è difficile come sembra, posso farcela anche da sola. Il locale è piccolo e poco conosciuto quindi non viene molta gente» disse a Madison la quale stava pulendo i tavoli prima di andare via.

«Sicurissima. Come hai detto tu non è un lavoro difficile quindi vorrei aiutarti. Mi piace molto aiutare la gente, questo mi fa sentire in qualche modo utile.»

«Stare tutto il giorno qui non ti crea dei problemi con i tuoi genitori?» Si portò le mani sui fianchi.

Madison ci pensò un po' prima di rispondere. «No, non ci saranno problemi, almeno faccio qualcosa che mi piace e poi non sto qui tutto il giorno, quando si avvicina l'ora di cena vado a casa come abbiamo stabilito.»

«Bene. Allora ti ringrazio.»

Madison annuì e poi tra le due cadde il silenzio. Era quasi l'ora di cena e anche se il locale era vuoto Jenna sapeva che sarebbe arrivata un po' di gente. Sembravano esserci degli orari stabiliti: per colazione i tavoli erano pieni per poi essere vuoti tutto il giorno fino all'orario di pranzo, il momento in cui alcuni lavoratori della zona venivano per mangiare qualcosa velocemente e andare subito via, poi il deserto. Il locale veniva più popolato durante l'ora di cena, alcune famiglie venivano con i loro figli e diversi giovani vi stavano fino a mezzanotte a parlare e scherzare per poi andarsene a divertirsi da qualche altra parte.

A volte si domandava come riusciva ad andare avanti. All'inizio, quando aveva aperto il locale, era molto contenta e piena di nuovi propositi, ma con il tempo si accorse che stava in piedi solo grazie alla gente che abitualmente veniva. In giro vi erano dei locali più grandi e più rinomati dove il cibo non aveva sapore 'del fatto in casa', ma un gusto più ricercato, unico. Decise comunque di non arrendersi e andare avanti. Non aveva figli, non si era mai sposata, non aveva più i genitori, e anche se aveva un fratello, dichiarava sempre di essere figlia unica.

Non aveva mai considerato quel tipo parte della sua famiglia. Era poco più grande di lei e pur appartenendo a una famiglia benestante, suo padre e sua madre erano insegnati di scuola elementare, aveva sempre vissuto come un mendicante. Stava sempre fuori casa per divertirsi con qualche donna di cui, dopo una bella sbronza per rendere più viva la serata, non ricordava nemmeno il nome.

Non voleva andare a scuola e quando veniva costretto, gli insegnati lo sospendevano a causa del suo comportamento da bullo. Per quanto riguarda la paghetta che i genitori gli offrivano, terminava nel giro di un giorno tra pacchi di sigarette e bottiglie di svariati alcolici. I suoi genitori non sapevano come trattare il proprio figlio ed erano talmente esausti che il giorno del suo diciottesimo compleanno gli fecero trovare davanti casa la valigia e il mazzo di chiavi di una nuova casa. Da quel giorno non si fece più vedere, nemmeno per il funerale dei propri genitori, ma da un conoscente in comune, aveva sentito che finalmente stava percorrendo la strada giusta grazie a una ragazza che aveva conosciuto e sposato.

Quindi, dopo il funerale, Jenna decise di vendere la casa in cui viveva con i propri genitori e iniziò a vivere da sola nella casa sopra il locale. Ciò che guadagnava le bastava per vivere. E poi grazie al suo lavoro aveva conosciuto gente molto gentile con cui aveva fatto amicizia, Dylan, Kyle, il signor Walker e adesso Madison.

Il suo pensiero così si soffermò a Dylan e Kyle. Non litigavano mai e ciò che era successo era qualcosa di inspiegabile. Cosa preoccupava Kyle da non riuscire a parlarne con Dylan? Iniziò a toccarsi l'orecchio, lo faceva sempre quando pensava, aveva ereditato questa abitudine da suo padre.

«Jenna c'è qualcosa che ti preoccupa?» chiese Madison sedendosi al bancone.

«No, non preoccuparti» le rispose sorridendo.

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