·Capitolo 13·

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Io e Giorgio raggiungemmo i miei nonni e mia sorella a tavola, mangiammo e dopo loro uscirono, lasciando me e il mio ragazzo ad occuparci della piccola peste.

Notai che Giorgio ci sapeva proprio fare con i bambini, giocò un sacco con Dafne e lei sembrava sempre più entusiasta.

Dopo due ore trascorse a correre per tutta casa e giocare, mia sorella cadde in un sonno profondo.

La presi in braccio e, seguita da Giorgio, la portai in camera sua rimboccandole le copertine del letto.

Uscimmo dalla stanza senza fare rumore e tornammo in soggiorno.

Poco dopo tornarono a casa i nonni, li avvisammo che Dafne dormiva e una volta salutati, io e il mio ragazzo tornammo a casa.

«Tua sorella è una forza della natura! È piena di energie!» disse Giorgio.

«Lo so, secondo te perché la sopporto a malapena?» scherzai io ridendo.

«Ehy poverina!» la difese lui.

Mi prese per i fianchi e mi mise sulla sua spalla, tentai di dimenarmi per fargli mollare la presa, ma fu tutto invano.

Dopo un po' mi venne un'idea malvagia per vendicarmi...

Una volta arrivati a casa, lui fece per mettermi giù, ma io feci finta di essere svenuta.

«Allison? Ally piccola mia ci sei? Mi senti? Rispondimi!» sentii Giorgio urlare in preda al panico. Sembrava davvero preoccupato per me.

Mi sdraiò sul divano, io socchiusi gli occhi e vidi che la sua bocca si trovava a pochi centimetri dalla mia e mi accarezzava la guancia sinistra con la mano in modo molto dolce.

Quando notai che gli cominciò a scendere una lacrima, decisi di smetterla di fingere e mi fiondai sulle sue labbra.

Lui all'inizio rimase sorpreso, poi ricambiò il bacio. Le nostre lingue si rincorrevano in continuazione e i nostri corpi combaciavano alla perfezione.

Ci staccammo per riprendere fiato e io mi misi a ridere.

«Scusami per questo terribile scherzo, ma almeno la prossima volta pensaci prima di caricarmi sulla tua spalla come un sacco di patate!» lo rimproverai leggermente continuando a ridere.

«Non lo rifare mai più. Mi hai fatto preoccupare sul serio.» disse lui con voce seria.

«Scusami...» dissi mortificata.

Sorrise, mi alzò il mento con un dito e mi baciò facendo sorridere anche me.

Dopodiché, salii in camera mia, andai sul balcone e mi fumai una sigaretta.

Non sono una fumatrice accanita, ma ogni tanto mi capita di fare qualche tiro, ma fumo solo sigarette, non canne o altro.

Giorgio mi raggiunse e io spensi la sigaretta rimasta ancora per metà. Non volevo che lui mi vedesse fumare, avevo paura di cosa potesse pensare.

Non feci in tempo a buttare fuori il fumo dell'ultimo tiro che le labbra di Giorgio erano di nuovo sulle mie, le nostre lingue giocavano di nuovo.

Mi accarezzò i fianchi infilando le mani sotto la maglietta e io invece gli toccai i pettorali.

Rientrammo in casa e lui mi buttò sul letto, mi tolse la maglietta e io tolsi la sua senza perdere tempo, mentre continuavamo a baciarci con sempre più foga e passione.

Brividi infiniti mi percorrevano la schiena.

Passò poi a baciarmi il collo molto dolcemente lasciandomi un succhiotto sulla clavicola mentre mi scappavano dei piccoli gemiti di piacere.

~Il Figlio Del Diavolo~  #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora