2

41 6 3
                                    

Sapeva di doverselo aspettare dopo la loro chiamata di quel giorno, già era arrabbiata prima, con i suoi modi l’aveva solo fatta inviperire di più.
Un locale indiano.
Ovviamente un locale indiano.
Dalle sedioline piccole e scomode, le pareti piene di decorazioni, il profumo delle spezie a riempire l’aria e una musica che non aveva mai ascoltato prima a perforargli le orecchie.
Lei lo aspettava seduta al tavolo, le gambe accavallate e i lunghi capelli biondo scuro raccolti in uno chignon sfatto solo all’apparenza.
«Venticinque minuti di ritardo», puntualizzò lei.
Il problema con le relazioni lunghe era che non riusciva a mantenere la sua facciata, non per così tanto tempo almeno.
Era stancante fingere di essere felice e gentile quando non lo era.
E con Andrea usciva da ormai un anno.
«Jasper mi ha detto che eri uscito con Eric.»
Non aggiunse altro, come se fosse un’insinuazione sufficiente quella che aveva appena fatto.
«E con ciò?»
Lei parve spazientirsi, sbuffando e ridendo.
«Ciò che davvero mi fa incazzare è che mi credi una stupida Michael.»
Aprì il menù, trovando la seconda cosa che odiava di più al mondo in un ristorante (dopo le spezie piccanti): errori di spelling.
Lo mandavano ai matti.
Razionalmente sapeva cosa avessero voluto scrivere, ma allora perché non si erano impegnati un secondo di più per farlo nel modo corretto?
Richiuse il plico di fogli plastificato in modo molto casareccio.
«Ti ha snobbato vero? Ti ha detto che aveva da fare e allora tu hai fatto la grazia di trovare del tempo per me, la povera piccola Andrea», fece finta di piagnucolare come in un cartone animato degli anni quaranta, poi incrociò le braccia al petto, «Sei patetico. Sei una persona di merda anche, nonostante tu riesca a nasconderlo bene all’inizio. Devo concedertelo, mi hai ingannata per i primi sei mesi: eri così dolce, così attento, così disponibile».
Michael non rispose a quelle accuse.
Era la verità, non poteva farci molto.
«Tutte stronzate», una risatina crudele le sfuggì dalle labbra, «Ti ho tradito».
«Beh, doveva essere proprio disperato per andare con una come te.»
Non riuscì a frenare la sua linguaccia prima di dirlo, la parte più meschina e calcolatrice di lui prese il sopravvento sulla farsa che tanto stava cadendo a pezzi.
Si sarebbe aspettato delle urla, degli insulti, qualcosa.
«Non ti importa neanche se ti ho messo le corna, non mi ami per niente. Mi dici cosa vuoi da me? Sono un passatempo, un modo per scacciare la solitudine di un amore non corrisposto? Perché stiamo insieme? Non ti è mai importato abbastanza di me neanche per raderti la faccia quando dovevamo baciarci, eppure sai quanto la mia pelle sia sensibile.»
Ora aveva occhi tristi e tutto a un tratto si ricordò cosa gli fosse piaciuto di lei, oltre alla somiglianza con Eric.
«Forse dovresti trovare il coraggio, cacciare le palle che dici di avere, e dirgli i tuoi sentimenti una volta per tutte, anche a costo di essere rifiutato e di perdere un amico.»
«Lasciamoci», suggerì Michael, a disagio, non gli piaceva dove quel discorso stesse andando a parare e si torturò le mani.
Andrea annuì, le spalle basse.
«Potresti dire a Jasper che ho adorato ogni singolo regalo?»
«Sono certo che a Sunshine farà piacere.»
«Fa quasi ridere, ho avuto una relazione più stretta con il tuo segretario che con te, eppure nessuno di voi due mi ha mai voluto veramente. Digli anche che è un ottimo amico e che non te lo meriti, almeno questo me lo devi.»
Poi aveva preso la sua borsetta in cui non entrava nulla se non il cellulare ed era uscita, senza attendere una risposta.
Era un copione già scritto e già visto quello a cui aveva assistito.
Nel corso degli anni tutti i suoi partner lo avevano lasciato con un discorso simile a quello di Andrea, chi gridando, chi meno, alcuni anche rompendo cose.
Si erano accorti tutti di questo amore non corrisposto e lo avevano incoraggiato a dichiararsi, anche a costo di perdere un amico, e non uno di loro si era trattenuto dal chiedergli di ringraziare Jasper per essere stato un amico fantastico.
Era stanco di quella solfa.
Per un po’, se non per sempre, sarebbe stato libero come l’aria, ormai aveva deciso.
Così uscì da quel locale e si diresse verso una discoteca per trovare una scopata facile.

🌹🌹🌹

Per conquistare qualcuno bastava poco: un pizzico di fascino, due paroline dolci, un giro di cocktail o, nel suo caso, bastava nominare la grandezza del suo portafoglio, equiparabile solo a quella del suo cazzo.
Et voilà, il gioco era fatto, le mutande calavano con una tale energia da scavare un buco fino al centro della terra.
Volendo avrebbe anche potuto pagare una prostituta ma se poi lo avesse saputo Nico gli avrebbe scartavetrato i coglioni senza sosta da lì all’eternità.
E poi non gli serviva pagare per avere del sesso, per non pensare al fatto che al suo ego servisse una bella pompatina.
E non solo in senso metaforico.
Quella sera aveva rimorchiato un tizio snello, con una massa di capelli deforme che non vedeva l’ora di tirare.
Aveva buttato entrambi sul taxi, dove si erano dati a delle palpatine molto spinte, e alla fine erano arrivati a casa sua.
Il suo attico era ridicolmente enorme per una persona sola, ma poteva permetterselo e lo aveva comprato quando credeva ancora di avere qualche chance con Eric.
Si era illuso di vederlo sorseggiare caffè con addosso la sua camicia e nient’altro un giorno, mentre guardava l’alba inondare New York di luce.
Ma non sarebbe mai successo, ormai lo sapeva.
Il sesso occasionale con sconosciuti che non avrebbe mai rivisto gli era mancato molto a dirla tutta, e già pregustava l’espressione accigliata che avrebbe fatto l’indomani Jasper nel ritrovarsi non uno, ma due culi nudi sulle lenzuola.
Con un bacio da far tremare le ginocchia Michael divorò la bocca del tizio che aveva detto di chiamarsi Andy, o Mandy o forse Manny, come il tuttofare.
Non gli importava davvero in fin dei conti, un nome valeva l’altro con un corpo così.
Gli afferrò le natiche, sollevandolo da terra e sentendosi avvolgere la vita da quelle gambette muscolose.
Si lasciarono alle spalle una scia di indumenti che Michael era sicuro Jasper sarebbe stato felicissimo di raccogliere.
Lo buttò sul letto, bevendosi la vista di quel corpo allenato illuminato dal chiarore della Luna.
Gli salì sopra, poi passò il pollice sul labbro inferiore di quello.
«Apri per bene, dimostrami quanto lo vuoi.»
Andy non se lo fece ripetere due volte, spalancando la bocca e tirando fuori la lingua.
Michael si era già tolto i pantaloni, così si calò i boxer fino a dove gli fu possibile, scoprendo il membro turgido.
Non aspettò un invito ulteriore, sbattendoglielo dentro fino a toccare il retro della gola con la punta del suo cazzo.
La pressione dolce che veniva applicata al suo glande gli fece rovesciare la testa all’indietro per il piacere.
Con le mani raccolse i capelli di Mandy fino a farne una coda di cavallo, e poi tirò, usandoli come fossero redini, scopandolo senza pietà.
Suoni bagnati riempirono la stanza, insieme all’odore del sudore fresco, mentre Manny soffocava sul suo uccello, sforzandosi per prenderlo tutto.
Quando si trovò sul punto di venire, grazie a quel calore stretto e bagnato, si fermò.
Fece voltare il tizio, ora steso di pancia, e lo invitò a sollevare il sedere e aprire le gambe.
In fin dei conti non aveva ancora mangiato quella sera.
Afferrando una bottiglietta di lubrificante dal comodino se ne versò un minimo sui palmi, diamine se era freddo.
Iniziò a masturbare il cazzetto insignificante del tipo, mentre con la lingua affondava dentro di lui.
Si spinse in profondità, godendosi i gemiti e il modo in cui quel corpo perfetto si contorceva di piacere grazie a lui, beandosi di ogni spasmo involontario e ogni ansito.
Continuò a stuzzicare l’apertura rosea con la lingua, sentendo l’anello di muscoli farsi sempre più lento e aprirsi solo per lui.
Poi le sue mani ancora fradicie si spostarono per sditalinare meglio il buco che avrebbe scopato di lì a poco.
Andy prese a muovere il bacino contro di lui, assecondando i movimenti e cercando una maggiore frizione, incoraggiandolo a colpirgli la prostata.
Michael la trovò dopo qualche tentativo e il tizio sotto di lui venne sporcando le lenzuola che tanto sarebbe stato compito di Jasper pulire.
Srotolando un preservativo per tutta la sua lunghezza circondò i fianchi di Mandy e si spinse dentro fino alle palle.
Fu delizioso il modo in cui arricciò le dita dei piedi.
Stava gemendo come una puttana, piagnucolando per il sovraccarico di emozioni e di sensazioni, e Michael fu felice di essere tornato single come mai prima di quel momento.
Con Andrea ci aveva sperato davvero, perché per certi versi erano simili e andavano anche d’accordo.
Ma non poteva avere il cuore spezzato per la rottura con lei quando ce l'aveva qualcun altro.
E quel qualcuno neanche lo sapeva.
Prese un respiro profondo, uscendo fino alla punta, per poi rientrare con lentezza e far sentire al tizio sotto di lui ogni singolo centimetro del suo uccello.
Era così bagnato, accogliente, e i suoni che produceva erano sconci abbastanza per i suoi gusti.
Decise che era il momento di stabilire un ritmo e iniziò a colpirlo con foga, un colpo di reni dopo l’altro.
Lo schiaffeggiare delle sue palle contro il culo di Manny, ritmico e indecente, fu quasi abbastanza per farlo venire fino a riempire il preservativo.
Quello stava ormai urlando a squarciagola per tutti gli orgasmi che gli stavano sconquassando il sistema nervoso, ma non c’era timore che i vicini li sentissero quindi Michael lo lasciò fare.
Gli salì sopra del tutto, schiacciandolo con il suo peso e roteando il bacino in movimenti circolari.
Il tipo si strinse attorno a lui, come se stesse cercando di prosciugarlo nonostante la barriera di plastica.
Michael prese un respiro profondo, i muscoli tesi e le palle contratte.
«Sto per venire», lo informò dando altri affondi poderosi.
Quello mugolò felice, in estasi, probabilmente gli aveva fottuto anche il cervello.
Si tirò fuori in fretta e furia, poi rimise dentro la punta, andando avanti con quella dolce tortura per un’eternità.
La pressione pazzesca che veniva applicata al suo glande ogni volta che scivolava dentro e fuori rischiava di farlo impazzire.
I suoi gesti divennero sconnessi mentre inseguiva il proprio piacere come un folle.
Soffocò un lamento, arcuando la schiena, e le sue palle si svuotarono nel preservativo, che venne prontamente tolto e annodato, buttato verso il cestino della spazzatura e di sicuro non centrato.
Oh ma chissene, tanto avrebbe pulito Jasper.
Le altre volte non aveva funzionato quella tattica di fargli fare gli incontri più spiacevoli, e sì che una volta aveva fatto un’orgia con altre sette persone e un pappagallo che ovviamente aveva solo guardato e commentato per tutto il tempo.
Aveva sperato di lasciarlo esterrefatto di fronte a tanto scandalo, perché lo credeva un tipo pudico e per niente esperto, invece quello aveva sorriso e aveva iniziato a pulire e cacciare fuori la gente a calci in culo, come da sue precise istruzioni.
A ripensarci ora fu un bene quella volta che fosse arrivato, altrimenti chissà come avrebbe fatto a liberarsi dalle manette che lo avevano inchiodato a letto.
Non che non gli avesse fatto sudare la sua libertà, ma il prezzo era stato che facessero colazione insieme tutti i giorni quando avrebbe potuto chiedere un jet privato.
Quindi a Michael era sembrata comunque una vittoria per lui.
Si accasciò sulle lenzuola impregnate di sudore e sperma e neanche se ne accorse che già la sua coscienza aveva iniziato a scivolare via.

🌹🌹🌹

«Cristo Santo, deduco che vi siate lasciati», le sue lamentele furono accompagnate dalla solita ondata di sole, «Che razza di giochini avete fatto questa volta, ci puzza più di una stalla qua dentro».
Il suo ospite dormiva ancora beato, così Michael fulminò Jasper con gli occhi, incitandolo a cacciarlo.
«Sa cosa? Almeno lo svegli lei che io apro la finestra», poi guardò il cestino della spazzatura, «Non ne ha infilato neanche uno, deve essere proprio una meraviglia a letto. Riesce a trovare almeno il buco del culo, mi chiedo? O la sua reputazione di esperto scopatore sono tutte bugie?»
«Ti ricordo che sono il tuo capo, sunshine», perché diavolo sembrava incazzato quella mattina?
«Non ancora per molto se mi fa venire un infarto e mi uccide, signore.»
Il tipo vicino a lui continuava a dormire indisturbato, mentre Jasper si era messo ai piedi del letto e lo fissava con le braccia incrociate sopra al petto.
«O se ti licenzio.»
Sapeva che sarebbe stato contro le regole di quel loro gioco mai dichiarato, ma si stava iniziando a spazientire.
Cosa diavolo voleva quel giorno da lui?
«Andrea ti manda i suoi saluti e i suoi ringraziamenti per essere stato un fidanzato migliore di me.»
Jasper non lo stava ascoltando però, fissava con occhi assorti il tipo ancora avvolto tra le lenzuola, così Michael decise di stuzzicarlo un po’.
«Cos’è, per caso è il tuo tipo?»
Il sorriso proprio non voleva saperne di spuntare sul viso del suo segretario quella mattina e infatti le sue labbra fecero una smorfia, poi si attorcigliarono come un fiocco, e infine divennero una linea dritta.
«Non mi sembra neanche il suo, a dire la verità.»
Poi a passo di marcia era uscito dalla stanza e in pochi minuti il suono di una porta sbattuta era arrivato alle orecchie di Michael.
«Ma che cazzo», aveva esordito, correndo in soggiorno nudo come il giorno che era venuto al mondo nonostante Jasper sostenesse che fosse nato con il cucchiaio d’argento in bocca e un palo su per il culo.
Sull’isola della cucina c’era il suo solito piatto con bagel farcito e uova bavose ma nessuna traccia della colazione di Jas, che cambiava quasi ogni giorno visto che si divertiva a provare combinazioni e piatti da tutto il mondo.
Prese il telefono per chiamarlo e fare il capo una volta tanto, quello era pur sempre il suo cazzo di lavoro, lo pagava per cose così.
Rispose al terzo squillo.
«Si può sapere chi ti credi di essere? Riporta subito il tuo culo qui, caccia quell’estraneo dal mio letto e stampati un sorriso in faccia anche se non ne hai voglia.»
Dall’altro lato della linea non arrivò una risposta per diverso tempo e Michael credette di aver fatto una sfuriata al sedere del suo segretario, invano.
La chiamata venne interrotta per qualche assurdo motivo e dopo pochi attimi la chiave girò nella serratura e un tetro Jasper, con il viso contratto in una smorfia, fece il suo ingresso, marciando verso la stanza da letto di Michael.
Ne uscì poco dopo, tra proteste assonnate e schiamazzi, insieme al ragazzo che si era portato a letto la sera prima, ancora svestito e con gran parte dei suoi indumenti tra le braccia.
Lo lanciò praticamente fuori dalla porta, chiudendola subito dopo, e sbirciò dallo spioncino in attesa che capisse l’antifona.
Un grido oltraggiato arrivò: «Potevi dirmelo che eri sposato!»
Poi il silenzio.
Michael si rilassò, sedendosi per mangiare.
«Bene, ora che è tutto risolto possiamo fare colazione.»
Si aspettava che Jasper gli sorridesse e facesse comparire una busta piena di cibo come un mago, per poi mettersi davanti a lui e mangiare.
Invece gli indirizzò un’occhiata contrita, sollevando le labbra in quella che poteva essere l’imitazione di un sorriso e gli disse solo: «Si dia una mossa, la aspetto in macchina».
Michael rimase con la forchetta sollevata a mezz’aria, esterrefatto, lo stomaco che si chiudeva e la fame che passava.
Prese il proprio piatto e con rabbia lo svuotò nella busta della spazzatura, scoprendo un contenitore in perfetto stato.
Mosso dalla curiosità lo afferrò e lo aprì, trovandoci dentro del pane bianco ricoperto di burro e zuccherini al cioccolato.
Ma che cazzo? Che gli era preso al suo assistente?

***Spazio autrice***
Povero Michael, proprio addolorato di aver rotto con Andrea. Oh beh.
Thank you, next.
Bastardo senza cuore che non è altro😂
Cosa ne dite della lunghezza dei capitoli? Va bene? Li vorreste più corti? Più lunghi?

Al solito ogni commento o stellina è benvenuto e vi invito anche a seguirmi su IG perché oggi ho fatto un annuncio 👀

Secretary (Suit And Tie #1)Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang